L’It utilizzata nel mondo genera il 2% dell’emissione totale di Co2, cioè quanto viene generato dagli aeroplani. E ancora: per ogni dollaro/euro che viene speso in un data center, il 54% viene utilizzato per l’elettricità, mentre ogni volta che si fa u …
L’It utilizzata nel mondo genera il 2% dell’emissione totale di Co2, cioè quanto viene generato dagli aeroplani. E ancora: per ogni dollaro/euro che viene speso in un data center, il 54% viene utilizzato per l’elettricità, mentre ogni volta che si fa una ricerca su Google, si consuma quanto una lampadina in un’ora. Questi valori sono stati citati da Pierfilippo Roggero, Ad di Fujitsu Siemens Computers, durante il suo intervento di apertura al convegno organizzato dalla sua società sul tema del Green It. «I dati sono scioccanti – afferma – soprattutto se sono legati allo sviluppo dei server nel mondo. Secondo Idc, nel 1996 i server installati erano circa 15 milioni e rappresentavano, nel loro complesso, una spesa che si aggirava sui 100 miliardi di dollari che oggi è salita a circa 250, costi, tuttavia, che non sono dovuti tanto all’acquisto dell’hardware, bensì alla loro gestione complessiva. Questo è un primo elemento di preoccupazione e di riflessione che dobbiamo fare, soprattutto legato alla parte di power and cooling. Un’altra ricerca fatta da Idc in Europa, su un campione di 200 Cio, evidenzia che le criticità segnalate per i data center sono ancora una volta legate al power and cooling, alla availability e al disaster recovery e poi al consumo degli spazi. Per cui le previsioni dicono che nel 2011 ci saranno 38 milioni di sistemi installati, ma nello stesso tempo viene sottolineato che saranno utilizzati al 10% della loro potenzialità. E ancora: per ogni euro investito in nuove infrastrutture, se ne spendono 8 per la gestione. Chiaramente sono tutti elementi di criticità sui quali non tutte le aziende sono abituate a riflettere».
Fsc in Italia è particolarmente sensibile all’ambiente, sia nella gestione delle proprie persone sia a livello catene produttive: per esempio tutti gli imballaggi sono “commestibili” in quanto biodegradabili. «Il senso della responsabilità e dell’attenzione all’ambiente pervade tutta la nostra organizzazione già da alcuni anni – sottolinea Roggero -. Il primo computer realizzato con un particolare riguardo ai componenti risale al ’93 e oggi più che mai tutti i nostri prodotti, dai portatili ai server, oltre a rispettare le caratteristiche ambientali previste dalle normative, hanno anche l’obiettivo di poter riutilizzare ciascun componente». Quindi il green It è un mito o una realtà? Quali le sfide che ci dobbiamo porre guardando non soltanto l’aspetto tecnologico ed economico, ma anche la salvaguardia dell’ambiente? A tutte queste problematiche Roggero risponde che i processi di virtualizzazione possono essere una prima soluzione, in quanto consentono di ridurre il numero di unità e quindi di avere un consumo energetico inferiore, che può arrivare al 40%. Peraltro nell’ambito della struttura di Servizi di Consulting di Fsc c’è l’obiettivo di realizzare degli studi di fattibilità che esaminino tutti i potenziali risparmi che possono ottenere i clienti, non solo per quanto riguarda la tecnologia ma anche tutti i costi energetici che spesso non vengono presi in considerazione. Le aziende, quindi, devono iniziare a pensare anche in un’ottica di green It.





