Per continuare a crescere il settore deve affrontare la maggiore concorrenza e sapersi promuovere meglio. Il parere di Giorgio lo Surdo di Agriturist
A cavallo tra due settori produttivi diversissimi, l’agriturismo nel nostro Paese è un business relativamente giovane, cresciuto velocemente e che, nonostante dall’ultimo anno cominci a risentire della maggiore concorrenza (leggi minore redditività), vanta prospettive di sviluppo interessanti, anche e soprattutto come fattore compensativo per far fronte alla riduzione dei margini della produzione agricola.
Ne abbiamo parlato con Giorgio Lo Surdo direttore di Agriturist, l’associazione patrocinata da Confagricoltura (circa 5000 gli associati, di cui 1650 presenti nella guida cartacea) che ha inventato la parola agriturismo a metà degli anni 60, ne esprime la voce e ne indirizza le scelte, offrendo anche un utile servizio ai consumatori finali.
Cha caratteristiche bisogna avere per diventare un’azienda agrituristica?
Le caratteristiche sono stabilite, in termini di principi generali, da una legge quadro statale, la 20 febbraio 2006 n.96. Poi vi sono leggi regionali per le norme più specifiche Per esercitare innanzitutto bisogna essere imprenditore agricolo, e questa attività deve essere prevalente rispetto a quella dell’ospitalità. La maggioranza delle Regioni si basa, per valutare la dimensione relativa, sul sistema preventivo del calcolo del tempo di lavoro. In questo modo un’azienda sa a priori che con una determinata attività agricola è possibile offrire un certo numero di posti letto e posti tavola. Vi sono alcune Regioni che hanno introdotto sistemi più articolati: la Toscana, per esempio, oltre a quello sui tempi di lavoro ne prevede uno basato sul fatturato e uno sugli investimenti, offrendo maggiore possibilità di scelta alle aziende.
Un altro requisito fondamentale è l’utilizzo di fabbricati preesistenti: in pratica non si può costruire nulla di nuovo ma solo piccoli ampliamenti per ragioni di servizio. Se si fa ristorazione, inoltre – prassi non obbligatoria – bisogna impiegare una quota prestabilita di prodotto proprio o, in generale, prodotti del territorio, ovviamente con un margine di eccezione per prodotti che sono comunque indispensabili, come il caffè. Anche qui ogni Regione stabilisce i propri criteri.
Quantifichiamo il valore dell’agriturismo. Qual è il fatturato e quante sono le aziende in Italia? Quanta parte è del settore turismo?
Secondo le nostre stime nel 2007 il settore ha superato la soglia del miliardo di euro e per quest’anno si prevede un aumento del 5,5%. Le aziende sono attualmente circa 17.900 e dovrebbero crescere del 6,5% nel 2008, più o meno lo stesso aumento registrato tra il 2006 e il 2007, fino a superare le 19.000 aziende. Il peso approssimativo dell’agriturismo rispetto al turismo è nell’ordine dell’1,5%, ma il fatturato del turismo nel suo complesso è un dato abbastanza sconosciuto, perché bisogna considerare tutto il settore extra-alberghiero.
Come è ripartito il fatturato di un’azienda agrituristica tra attività di ospitalità/ristorazione e attività agricola?
La normativa cerca di tenere le due attività principali abbastanza in equilibrio, ma il panorama è molto eterogeneo. Nelle grandi aziende il reddito dell’agriturismo è sicuramente di molto inferiore a quello agricolo, ma vi sono molte piccole realtà che continuano a fare attività agricola proprio grazie all’agriturismo: qui il fatturato dell’agriturismo è spesso superiore. Qualsiasi prodotto agricolo portato in tavola moltiplica il proprio valore di 4 o 5 volte. Se un’azienda riversa nella ristorazione quote notevoli della propria produzione, il vantaggio è consistente. Del resto, l’agriturismo ha proprio lo scopo di valorizzare i prodotti agricoli, aumentare il valore aggiunto delle aziende e compensare l’estrema frammentazione della proprietà agricola che c’è in Italia.
Rispetto ai ritmi di crescita vicini al 10% degli anni passati, il 2007 ha registrato un rallentamento. C’è stata anche una diminuzione del 2,5% del fatturato medio per azienda (56.000 euro). Quali sono le prospettive per il 2008?
La riduzione della crescita è in un certo senso fisiologica, anche se l’attuale 6,5% per numero di aziende è decisamente su buoni livelli. In alcune zone, come la toscana con le sue 3.500 aziende agrituristiche, la concorrenza sta aumentando e si comincia a percepire qualche difficoltà nel mantenere il reddito degli scorsi anni. La sensazione è che la diminuzione del reddito sia legata all’incrocio tra il veloce aumento dell’offerta e l’aumento della domanda, che c’è ma è più modesto.
Il 2008 non dovrebbe portare nulla di nuovo rispetto al 2007, dato che l’incertezza economica continua a manifestare i propri effetti scoraggiando le spese voluttuarie. Non si tratta certo di crisi per l’agriturismo ma sicuramente bisogna organizzarsi meglio per intercettare i nuovi movimenti turistici. Il turismo globale nel mondo, infatti, aumenta nell’ordine di circa 50 milioni di persone all’anno. Si tratta di vedere se la capacità di promuovere le aziende compenserà i problemi accennati.
In ogni caso, l’agriturismo ha potenzialità di crescita ancora da esplorare e molte altre aziende agricole in futuro si orienteranno verso quest’attività. La spiegazione è semplice: la concorrenza internazionale fa sì che nel settore stiano entrando solo ora aziende grandi, con alta produttività, che prima non erano interessate a “distrarsi” in quest’attività così diversa dalla propria tradizione professionale. Uno scoglio che l’azienda piccola ha superato più rapidamente, stretta dall’esigenza di tenersi a galla.
Quali iniziative dovrebbe avviare il settore per una maggiore promozione? Internet sembra un mezzo già ampiamente utilizzato.
È vero, il Web è importante ed è utilizzato: basta pensare che una ricerca su Google genera 23 milioni di pagine a riguardo. Ma ciò non significa che sia utilizzato bene. Negli ultimi 5 anni c’è stata un’evoluzione notevole, siamo passati da una percentuale di circa il 25% di aziende dotate di sito Internet all’attuale 90%.
Internet permette di fare rilevamenti di mercato e di impostare strategie commerciali precise, ma bisogna avere una certa dimestichezza del mezzo: solo per fare un esempio, sono pochissime le aziende che sfruttano un programma di statistiche del proprio sito che consultano direttamente e costantemente. Questo contesto indica chiaramente che c’è un’area di miglioramento e una speranza fondata sul fatto che si possa crescere ancora.
Oltre al Web sfruttiamo forme di promozione complementari più tradizionali. Noi dal lontano 1975 realizziamo una guida cartacea annuale, che si conferma uno strumento valido anche solo per l’usabilità in viaggio. È importante anche il sostegno al settore tramite campagne di informazione sui prodotti a denominazione di origine, che attirano sempre la curiosità.
Poi c’è la promozione di tipo tematico come le vacanze a cavallo, un settore solido in cui l’agriturismo è la componente prevalente, o quella legata alla domanda crescente di “corsi”, piacevoli occasioni per avvicinarsi all’artigianato, alla cucina o a modi di lavorare e di vivere lontani a chi risiede in città. I servizi accessori diventeranno sempre più importanti, soprattutto se la località è decentrata e lontana da mete turistiche di richiamo.
È evidente che non esista uno standard qualitativo di accoglienza: in alcuni casi sembra di soggiornare in alberghi di lusso, in altri si cade nell’eccesso opposto. Cosa ci si deve aspettare da un agriturismo?
Vi sono mille sfumature diverse dell’agriturismo e i lati estremi sono sempre i più evidenti: alcuni luoghi sono troppo spartani, qualche volta trascurati, altri esageratamente di lusso e curati secondo i canoni del turismo tradizionale. Ma la maggior parte delle aziende, offrendo rispetto al livello di comfort prezzi comunque molto bassi (solo il 33% delle aziende richiede cifre superiori ai 50 euro, ndr), lavora nella dimensione contenuta, spesso familiare, mirata a valorizzare le risorse agricole, puntando sul fatto che quello che può sembrare un limite di legge è in realtà una connotazione. L’elemento vincente resta la connessione con l’agricoltura, e ritengo sia importante non perderlo vi vista: chi non sfrutta questo vantaggio, che alla fine è la ragione del successo dell’agriturismo, rischia un autogol.
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