Ict sourcing verso contratti brevi

Il 44% delle aziende italiane sottoscrive impegni di esternalizzazione più corti rispetto al passato. La ricerca del risparmio motiva la delocalizzazione in un caso su quattro.

L’Ict sourcing è una leva strategica che può avere un impatto importante, positivo o negativo, sulle strategie dell’impresa e le sue capacità di cambiamento e innovazione.
La considerazione emerge dalla ricerca 2008 dell’Osservatorio Ict Strategic Sourcing della School of Management del Politecnico di Milano, che ha coinvolto 62 realtà, tra imprese e Pa, 90 Cio e 10 delle principali società di servizi di Ict sourcing.

In particolare, tra le motivazioni che spingono ad affidare l’Ict all’esterno in situazioni di trasformazione dell’organizzazione, i rapporti collaborativi già esistenti e la rapidità d’evoluzione della tecnologia rappresentano il 15% delle risposte dei Cio; seguono la cultura aziendale propensa all’esternalizzazione (14%), le competenze di eccellenza del fornitore (11%) e la disponibilità di contratti flessibili (11%).

Nello specifico, la formalizzazione degli accordi, resta una leva essenziale che può condizionare in negativo o in positivo l’efficacia del rapporto. «Oggi – ha spiegato Nicola Chessa, ricercatore Mip del Politecnico di Milano – c’è una crescente cura da parte di clienti e fornitori nella definizione dei contratti. Indipendentemente dalla natura della relazione, l’accordo è diventato uno strumento di collaborazione che evolve nel tempo».

Dalla survey emerge, infatti, che il 36% dei contratti prevede meccanismi di mutamento, mediante procedure di escalation e il 25% tramite procedure deterministiche, a fronte di un 31% che non prevede questo tipo di soluzione e un 8% che non sa. La ricerca rivela, inoltre, che la tendenza attuale delle aziende italiane è di sottoscrivere impegni sempre più brevi (44%), contro un 35% che dichiara una durata invariata e un 21% che prevede l’allungamento del periodo di cooperazione.

«Gli stili di allineamento tra aziende e fornitori – ha continuato Chessa – sono di tre tipi, negoziale, convergente e collaborativo. Il primo si concentra su leve legali di tutela in caso di contenzioso e prevede una riduzione della durata del contratto, con meccanismi di disincentivazione economica e forti livelli di servizi. Il secondo all’opposto, punta su una relazione di comunicazione a tutti i livelli, piena trasparenza e conoscenza reciproca, un largo uso di leve organizzative, nuove forme di rapporti giuridici e meccanismi win win. L’allineamento collaborativo rappresenta una via di mezzo, con meccanismi di assorbimento di penali in caso di ritardi e momenti di comunicazione e confronto».

Per quanto riguarda, invece, gli stimoli che muovono le aziende verso i servizi Ict delocalizzati geograficamente (nearshoring e offshoring), fra i principali troviamo un possibile risparmio (26%), la flessibilità e capacità di risposta del fornitore (22%) e, infine, la specializzazione e le caratteristiche di internazionalità del cliente (entrambe 18%).

Al contempo, gli ostacoli più rilevanti sono identificati nella differente cultura (26%) e lingua (22%) e, successivamente, nella necessità di strutturare e coordinare le attività (18%).

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