Dal “Rapporto sugli incentivi alle imprese” del ministero dello Sviluppo economico è emerso che nel 2006 c’è stato un aumento del 48,8% riguardo le agevolazioni concesse. A spiccare sono stati i progetti di innovazione industriale
Dicembre 2007
Dopo un periodo di stasi e di andamenti al ribasso, ecco che il 2006 ha segnalato la ripresa delle agevolazioni concesse (48,8 per cento in più rispetto al 2005). Lo ha evidenziato la decima edizione del “Rapporto sugli incentivi alle imprese” realizzato dal ministero dello Sviluppo economico. La ragione principale di quest’inversione di tendenza è da ricercare sicuramente nel superamento del blocco agli incentivi, che si era verificato nel 2005 per effetto dell’introduzione della riforma di cui al decreto legge n. 35/2005. Nel 2006, infatti, la legge n. 488/1992 ha sperimentato per la prima volta il nuovo sistema di agevolazione misto (contributo a fondo perduto affiancato da un finanziamento agevolato) con l’apertura di ben quattro bandi, uno per ogni settore di intervento, e con la conseguente concessione degli aiuti entro la fine dello stesso anno, contribuendo, in tal modo, al superamento del periodo di stallo.
Ma a concorrere, in maniera decisiva, a tale risultato sono stati anche i contratti di programma, per i quali l’effettiva operatività della richiamata riforma è stata rinviata, insieme agli altri strumenti della programmazione negoziata, dal decreto legge n. 262/2006 al 31 dicembre 2006. Ed è proprio al ruolo del contratto di programma nel processo di sviluppo delle aree svantaggiate del territorio nazionale, che la relazione dedica uno specifico capitolo, evidenziandone le possibili proposte di miglioramento. L’analisi effettuata, infatti, mostra come il successo dello strumento in questione dipende in primo luogo dalla focalizzazione dello stesso su un unico obiettivo, distinguendo le finalità di promozione degli investimenti, da quella di innovazione tecnologica e di sostegno dell’occupazione.
Tali finalità devono, però, essere analizzate con cautela nella fase valutativa dei progetti con l’introduzione di regole e di procedure di ammissibilità più stringenti ed efficienti, che potranno migliorare la qualità sia dell’analisi ex ante sia di quella a posteriori, a cui affiancare un adeguato sistema di monitoraggio.
Il quadro complessivo delle agevolazioni
Nel periodo esaminato, anni 2000-2006, sono state concesse complessivamente agevolazioni per circa 67,9 miliardi di euro, di cui 50,9 miliardi attraverso interventi nazionali (pari al 74,9% del totale) e 17 miliardi di euro attraverso interventi gestiti dalle Regioni.
I valori rilevati sono stati riferiti a 56 strumenti a carattere nazionale, 15 interventi conferiti alle Regioni per effetto del decentramento amministrativo, 268 a carattere regionale e 315 misure nell’ambito dei Por (Programmi operativi regionali) e dei Docup (Documenti unici di programmazione).
Concentrando l’attenzione sui soli incentivi operanti a livello nazionale, nei sette anni presi in esame nelle analisi del Rapporto, sono state presentate 766.652 domande, pari a 130 miliardi di euro di contributi richiesti. Le istanze approvate sono, invece, 404.641 con un valore di agevolazioni concesse di 51 miliardi di euro. Tali risultati sono in realtà imputabili a pochi provvedimenti che hanno catalizzato, nel corso del 2006, l’86% delle domande presentate e l’89% di quelle approvate. Si fa riferimento, in particolare, a:
* il credito di imposta per le aree sottoutilizzate (ex art. 8 della legge n. 388/2000);
* il Fondo centrale di garanzia;
* gli incentivi per l’autoimpiego (D.Lgs. n. 185/2000);
* il credito di imposta per il commercio elettronico (art. 103 della legge n. 388/2000);
* i contributi per l’imprenditoria femminile (legge n. 215/1992).
La distribuzione delle domande, come osservato anche nei Rapporti degli anni passati, vede una concentrazione nelle regioni del Mezzogiorno, con oltre l’84% del totale delle richieste di contributo presentate. In particolare, è il credito di imposta per gli investimenti ad avere registrato i valori più elevati. Infatti, nel 2006 (ultimo anno di applicazione dell’incentivo), il bonus fiscale cresce rispetto all’anno precedente del 49 per cento. I risultati registrati per il Mezzogiorno sono anche conseguenza dell’operatività delle agevolazioni di cui al D.Lgs. n. 185/2000 (in particolare le misure per l’autoimpiego) che rappresentano il 35% delle domande approvate. Nel Centro Nord, invece, le domande accettate registrano valori più elevati con riferimento al Fondo centrale di garanzia e alla legge n. 215/1992.
Spostando l’analisi sulle agevolazioni concesse, si evidenzia che anche con riferimento a tale tema si registra una concentrazione fra pochi interventi quali la legge n. 488/1992 – settore industria (16,4% del totale delle agevolazioni concesse nel settennio), poi il credito di imposta per le aree sottoutilizzate (14%) e i Contratti di programma (8,4%). La distribuzione territoriale degli aiuti approvati vede nel Mezzogiorno una percentuale che va oltre il 72%, confermando le principali tre componenti appena citate. Al Centro Nord gli strumenti che registrano maggiori agevolazioni concesse sono rappresentati dagli interventi in Ricerca & sviluppo, con azioni a valere sul Fit (Fondo per l’innovazione tecnologica), sul Far (Fondo agevolazioni per la ricerca) e in attuazione della legge n. 808/1985 relativa ai programmi industriali delle imprese aeronautiche.
Finanza agevolata ed economia locale
Il rapporto sugli incentivi non è, però, solo un insieme di dati statistici.
Come anticipato, il documento si presta a essere la base per una serie di riflessioni sull’impatto del sistema della finanza agevolata sui processi di sviluppo dell’economia locale e nazionale, nonché il punto di partenza per un’analisi sulle possibili evoluzioni future dello stesso sistema.
In particolare, in relazione a tale finalità, il documento contiene un’ampia premessa dedicata a una disamina chiara dei principali strumenti su cui il nostro Paese ha fondato le basi della nuova politica industriale, introdotti dalla legge finanziaria per il 2007 in attuazione del disegno di legge “Industria 2015”. Si tratta, in particolare, di:
* progetti di innovazione industriale o Fondo per la competitività e lo sviluppo;
* Fondo per la finanza di impresa;
* Fondo per gli interventi alla ricerca;
* credito di imposta per la ricerca e per gli investimenti.
L’elemento centrale della strategia promossa consisterà nell’introdurre forme di sostegno a favore delle imprese che siano modellate sulla base delle effettive esigenze dei progetti proposti, ponendo in primo piano le finalità perseguite.
Si tenterà, in altri termini, di evitare l’errore – ormai ripetuto da molti anni – di lasciare operare una moltitudine di strumenti poco differenziati tra loro e condizionati dall’impianto normativo, a discapito degli obiettivi da perseguire, ciò in vista anche della sempre minore disponibilità di risorse pubbliche.
Progetti di innovazione industriale
Espressione concreta di tale metodologia sono sicuramente i Progetti di innovazione industriale (Pii), introdotti, come anticipato, da Industria 2015 e concretizzati con la legge finanziaria. Attraverso tali progetti il legislatore ha voluto perseguire l’obiettivo di innalzare il livello di competitività delle imprese italiane in aree di intervento tecnologiche considerate di forte impatto per lo sviluppo economico (efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie per il Made in Italy e tecnologie innovative per i beni e le attività culturali). Il processo di formulazione dei Pii prevede la redazione di un programma proposto da un soggetto responsabile, appositamente nominato dal ministero dello Sviluppo economico, sulla base del quale saranno raccolte le idee progettuali dei soggetti interessati, che risponderanno a una consultazione pubblica.
La fase di raccolta delle idee progettuali rappresenta il primo passo per individuare i temi prioritari e le caratteristiche dei progetti innovativi da sviluppare, verso cui indirizzare le relative risorse.
Tale prima tappa del processo di costituzione dei Pii è conclusa per il progetto “Efficienza energetica” e per quello della “Mobilità sostenibile”. Per il primo, sono pervenute 1.067 proposte progettuali con un coinvolgimento di 2.500 aziende e un migliaio di centri di ricerca e università. Oltre la metà delle idee progettuali ha previsto un costo di realizzazione compreso tra i 5 e i 10 milioni di euro. Per il secondo, invece, sono state registrate 479 idee progettuali che hanno coinvolto complessivamente circa 4.600 attori nel settore della mobilità, tra imprese di grandi, medie e piccole dimensioni, centri di ricerca e università, utenti finali, amministrazioni pubbliche, per un costo complessivo esposto di circa 6,8 miliardi di euro.
Intanto, è stato lanciato anche il Pii delle nuove tecnologie per il Made in Italy, per il quale si è proceduto alla nomina del relativo responsabile.
Il coinvolgimento registrato a oggi è sicuramente un indice positivo, a conferma dell’interesse del mondo imprenditoriale, e non solo, per la nuova modalità di intervento.
Caratteristica fondamentale dei progetti, infatti, sarà l’articolazione degli stessi in un insieme di azioni coordinate e integrate che vedranno coinvolti diversi soggetti, oltre alle imprese, anche università, enti di ricerca e il sistema finanziario.
Gli interventi oggetto di un Pii possono essere svariati, dalla realizzazione di infrastrutture pubbliche fondamentali per la sua concreta attuazione alla previsione delle misure di sostegno alle imprese. Queste ultime saranno modellate in relazione alle esigenze e finalità del progetto proposto, utilizzando in maniera opportuna i diversi regimi di aiuto a disposizione. Il ministero dello Sviluppo economico (MiSe) è stato delegato a istituire appositi regimi di incentivazione in conformità agli orientamenti comunitari in materia, dando luogo a una sorta di “regimi o pacchetti omnibus”, caratterizzati da un elevato grado di flessibilità e di adattabilità, in modo da avere un ambito di intervento il più ampio possibile in termini di soggetti beneficiari, di programmi e spese ammissibili, di intensità di aiuto e opzioni procedurali.
Il sostegno ai Pii sarà assicurato per il tramite delle risorse del Fondo per la competitività e lo sviluppo, istituito presso il MiSe dal comma 841 dell’articolo unico della legge finanziaria per il 2007. Il Fondo avrà non solo lo scopo di finanziarie i Pii, ma anche quello di assicurare la continuità degli interventi previsti dalla normativa vigente di competenza dello stesso Ministero. Le risorse attualmente disponibili per nuovi interventi risultano pari a 1.112 milioni di euro, che il ministro dello Sviluppo economico ha ripartito tra le misure della continuità e i Pii destinando a questi ultimi ben il 99% delle somme complessive.
Non viene, poi, trascurato un problema fondamentale avvertito da tutte le imprese: la difficoltà dell’accesso al credito. La questione è stata affrontata con l’introduzione del Fondo per la finanza d’impresa che dovrà operare con interventi diretti a facilitare le operazioni di concessione di garanzie sui finanziamenti e di partecipazione al capitale di rischio delle imprese, anche per il tramite di banche o società finanziarie sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia.
Razionalizzazione del sistema
Il quadro dei nuovi strumenti finanziari si completa con Il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (First), istituito presso il ministero dell’Università e della ricerca (Mur), diretto a garantire la massima efficacia degli interventi nel settore attraverso una razionalizzazione del sistema e una più organica gestione delle risorse. Nello stesso confluiranno le risorse del Far, quelle del Fondo per la ricerca di base e quelle per i progetti di ricerca di interesse nazionale delle Università. Il Mur, inoltre, potrà procedere a istituire o ridefinire i criteri per la concessione delle agevolazioni, al fine di garantire la massima efficacia e omogeneità degli interventi. Per il futuro si ritiene che la maggiore spinta agli investimenti in ricerca potrà avvenire anche grazie al coordinamento delle azioni tra le tre amministrazioni fondamentali che gestiscono le agevolazioni del settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica (ministero dello Sviluppo economico con riferimento al Fit, Mur e Dipartimento per l’innovazione delle Presidenza del Consiglio). Queste potranno, infatti, adottare direttive e bandi unitari di intervento.
L’operatività del credito d’imposta
Il sostegno alla ricerca dovrebbe essere assicurato, infine, dalla effettiva operatività del credito di imposta per la ricerca che, insieme a quello per gli investimenti nelle aree svantaggiate, costituiscono le ultime due leve della nuova strategia di sviluppo. Nel Rapporto si legge che la logica che ha guidato il legislatore è stata quella di introdurre degli aiuti stabili e generalizzati alle imprese, in maniera tale da sostenere, da un lato, i processi di investimento ordinario e, dall’altro, stimolare un’attività costante e continua di ricerca. Il meccanismo automatico di fruizione è stato introdotto al fine di rispondere sia alle esigenze delle Pmi che non sono ancora in grado di proporre articolati programmi pluriennali, sia a quelle delle grandi imprese per interventi continui e di minore spessore rispetto a progetti articolati.
Da quanto appena riportato, sembra che ci siano tutti i fattori per la ripresa e, soprattutto, per un impiego più razionale ed efficiente delle risorse pubbliche.
Purtroppo, si evidenzia anche che il complesso sistema di strumenti ha in concreto mosso i suoi primi passi solo con i Pii, che ne costituiscono appena un aspetto, mentre rimangono ancora fermi gli incentivi di natura fiscale, con il conseguente rallentamento degli effetti positivi che possono derivare alle imprese dalla loro concreta applicazione.





