Quantificare le voci nascoste della supply chain

L’area è in evoluzione e va analizzata con un nuovo approccio, che valuti tutte le componenti coinvolte

In un mercato sempre più allargato, dove le imprese sono tese a esplorare
nuove frontiere sia per incrementare gli scambi commerciali, sia per cercare
di contenere i costi di produzione, la gestione della supply chain riveste un
ruolo di primo piano nell’economia aziendale. Su questo fronte abbiamo
intervistato Enrico Camerinelli, chief analyst and european director all’interno
del Supply Chain Council, una associazione internazionale no profit, con sede
a Bruxelles, che ha proprio l’obiettivo di aiutare le imprese interessate
a incrementare i processi della catena di fornitura. «In questo momento
– ci spiega Camerinelli – all’interno del Supply Chain Council sto
conducendo una ricerca sulla misurazione del valore della supply chain, un’area
che a livello tecnologico ha le basi nella Bi, mentre a livello di business
va vista tra la gestione aziendale e la necessità di creare un ponte
tra il mondo più operativo della logistica e della produzione con quello
dell’amministrazione e della finanza
».

Oggi, come osserva Camerinelli, il manager della supply chain viene ancora
visto come un operativo, il cui ruolo, sostanzialmente, è quello di tagliare
i costi, per cui «la ricerca che sto conducendo vuole innanziatutto
verificare qual è la situazione, e dai primi risultati sembra che effettivamente
sia così. Poi c’è la necessità di individuare le
metriche che correntemente vengono utilizzate nell’ambito della supply
chain e su questo punto può aiutare l’esperienza dell’ente
per cui lavoro, che ha individuato tutta la metodologia scor e ha definito gli
standard di riferimento per quest’area, che sono già descritti
nel modello Supply Chain Operation Reference, definiti dai vari gruppi di lavoro
dell’associazione. Le circa 150 metriche indicate, sono quelle che vengono
riconosciute come significative all’interno del Supply chain management.
Dal momento che sono tante, il mio impegno è quello di creare un sotto
insieme e da queste metriche ottenere una mappatura con degli indicatori di
natura più finanziaria
». Il presupposto è quello di
dimostrare che se un supply chain manager migliora l’affidabilità
delle consegne, può valutare l’impatto, positivo o negativo, sulle
voci di tipo economico.

«L’obiettivo ambizioso – prosegue il nostro interlocutore
è quello di definire una chart of accounts per la supply chain.
Quest’area è caratterizzata da due flussi di informazioni: uno
che va dal top management dell’azienda al livello più operativo
e viceversa. Il flusso che parte dal vertice, e che riguarda la definizione
delle linee guida strategiche aziendali da trasformare in obiettivi operativi,
non è un’operazione semplice, ma fattibile. La parte più
difficile è, invece, quella di fare il discorso inverso, e questo lo
so per esperienza personale, perché sono stato anche un supply chain
manager. Mi spiego: quando, per esempio, riesco a negoziare con il mio fornitore
di usare dei contenitori non più di cartone, ma di materiale riusabile
anche per le prossime consegne, il valore che porto all’azienda è
sicuramente quello di avere in qualche modo ridotto i costi diretti, perché
non c’è più lo spreco dei materiali, però ci sono
anche altri vantaggi che questa scelta comporta, che non vengono valutati. Quindi
riportare tutto questo sui bilanci non è facile, però è
importante trovare il modo di farlo
».

In Italia sembra esserci un certo interesse a cercare di quantificare le voci
nascoste che stanno dietro a certe operazioni, ma poi in concreto c’è
ancora una grossa reticenza nel fare il primo passo, perché questo approccio
è visto più come un esercizio accademico che pratico. «Invece,
in altre parti dell’Europa c’è più attenzione

afferma Camerinelli – tant’è che ci sono delle aziende che
stanno già approcciando questo discorso e ci sono anche delle soluzioni
software che seguono di pari passo questa evoluzione. L’esigenza del supply
chain manager di dimostrare i benefici che le innovazioni comportano per l’azienda
è un po’ simile alla preoccupazione che spesso si sente esprimere
dai Cio che devono dimostrare l’efficienza dell’It, per cui è
importante riuscire a dimostrare che con le nuove iniziative si porta valore
».

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