Informatica / Il processo di backup della società è completamente centralizzato, riducendo i tempi dedicati all’archiviazione
Per presidiare il backup, Infogroup (società di servizi appartenente
al Gruppo Banca Cr Firenze) dispone di una divisione interna in cui un team
specializzato si occupa di tutte le attività di installazione, tuning,
manutenzione, supporto e controllo delle varie macchine. Il data center, che
oggi conta oltre 350 apparati, rappresenta l’enterprise nervous system:
a seconda della mole di lavoro, alcuni server sono condivisi mentre altri sono
dedicati o duplicati in un’ottica di ridondanza.
«La nostra infrastruttura produttiva è sottoposta a un costante
adeguamento – spiega Davide Marai, responsabile dei servizi di backup di
Infogroup -. I nostri clienti appartengono principalmente al comparto bancario
e assicurativo ma l’offerta si estende anche ad altri settori, come quelli
della Pubblica amministrazione e della grande distribuzione. Rispetto all’evoluzione
aziendale, la soluzione di backup di cui disponevamo era diventata obsoleta.
Il software di gestione, infatti, stava dimostrando i suoi limiti, non riuscendo
più a eseguire i backup all’interno della fascia oraria notturna,
con finestre nell’ordine delle 18-20 ore, mentre il nostro target non
doveva assolutamente superare le cinque».
Supporto all’evoluzione
Nel 2004, quindi, in conseguenza all’aumento della massa critica del workflow
amministrato, la società ha iniziato la ricerca di una soluzione capace
di supporta-
re l’evoluzione aziendale. «Dovevamo risolvere altre problematiche
– precisa Marai -, innanzitutto il lavoro di archiviazione dei dati, effettuato
via rete, comportava una logica di condivisione tra l’attività
di business e quella di backup che rallentava la Lan perché i dati, transitando
sullo stesso supporto fisico, compromettevano la disponibilità della
banda. Inoltre, negli ultimi quattro anni, il data center era quadruplicato,
con tutte le criticità di gestione e di manutenzione connesse. Insomma,
il sistema era al collasso e non eravamo più in grado di garantire la
business continuity aziendale».
Confrontando le varie alternative sul mercato per effettuare un upgrade, piuttosto
che orientarsi verso la scelta di un prodotto o di un servizio, la società
ha preferito appoggiarsi a un partner tecnologico in grado di seguire un progetto
a tutto tondo.
«Abbiamo scelto Sinergy – dice Marai – che era già
nostro partner come fornitore hardware e con il quale il rapporto va oltre la
semplice relazione commerciale. Abbiamo elaborato congiuntamente un disegno
progettuale che, attraverso una combinazione di sistemi e soluzioni ad hoc,
identificava la risposta più adatta alle nostre specifiche esigenze a
un costo contenuto rispetto ai competitor».
Il progetto si è basato su quattro macchine server Sun Intel inside,
ognuna fornita di storage, affiancate da una libreria StorageTek da 80 cassette
e supportate da NetVault, soluzione applicativa firmata BakBone. Mentre la consolle
di gestione del backup risiedeva su uno di questi server, sugli altri tre era
prevista l’installazione di un secondo agent con il compito di parallelizzare
ed eseguire il job sulle diverse macchine.
«In una prima fase, detta di staging, il dato viene caricato dal server
e replicato su disco – precisa Marai -. Successivamente, viene scaricato
dal disco e indirizzato alla libreria. Uno studio aveva, infatti, evidenziato
come il singolo server fosse in grado di spedire i dati a una velocità
relativamente modesta mentre la libreria era capace di trascrivere i dati molto
più velocemente».
Alla ricerca dell’ottimizzazione
«L’installazione di base è stata fatta direttamente da
Sinergy – precisa – e in un paio di settimane il progetto è
diventato realtà. La business continuity è stata salvaguardata
e nell’arco di pochi giorni eravamo già operativi. In realtà,
la parte più lunga della migrazione è stata quella vincolata ai
tempi tecnici per la messa in opera della dorsale dedicata alla rete parallela,
che ha previsto il collegamento di ogni singolo server e le varie configurazioni
di interfaccia con la nuova backbone. Per motivi nostri interni abbiamo sospeso
la migrazione, riprendendola nel febbraio del 2005, quando abbiamo steso altri
350 cavi, uno per ogni macchina cablata».
In precedenza, la società disponeva di un’interfaccia univoca.
Oggi può creare diverse utenze a livello di gruppo. In questo modo ogni
gestore presidia i propri server e può intervenire effettuando anche
un restore in completa autonomia. «Con qualcosa come 400 dipendenti
per un totale di decine di gruppi di lavoro – conclude il manager -, la
profilazione delle utenze ci ha permesso di elevare la qualità del servizio
erogato».





