GetFit ha scelto di centralizzarei propri sistemi per migliorare i servizi offerti ai soci dei club
Lo sviluppo di GetFit, noto marchio del mondo del fitness, con sei club a Milano, due a Monza, uno a Lugano e uno a Salerno, è continuo. Le sedi si moltiplicano, al punto che entro il 2008 dovrebbero sfiorare la ventina. Per questo motivo e anche per permettere agli oltre 25.000 soci di frequentare liberamente i vari club della catena, il management della società ha deciso di centralizzare i sistemi. «La scelta è stata fatta per rendere “interclub” tutti i nostri abbonamenti sportivi – ha spiegato Angelo Di Addario, responsabile organizzazione di GetFit -. Ogni iscritto, infatti, utilizzando il proprio badge di prossimità, deve avere la possibilità di accedere ai vari centri e, quindi, le informazioni devono essere convogliate verso un unico database». Centralizzazione come conseguenza di una necessità operativa, dunque. «Ci consentirà un vantaggio competitivo, sia dal punto di vista commerciale che di erogazione del servizio – ha aggiunto -, oltre che garantirci una sicura e facile espandibilità, minori costi di gestione e la possibilità di fare estrazioni più puntuali, veloci e focalizzate. Ogni nuova apertura richiederà semplicemente l’accensione di nuovi profili utente in una forma già collaudata; di fatto noi porteremo semplicemente un router e dei terminali e ci connetteremo tramite Vpn al server centrale».
Entro l’anno, quindi, GetFit effettuerà un cambio di architettura di sistema. «Attualmente – ha proseguito Di Addario -, ciascuna palestra dispone di una propria Lan e di un server, su cui gira il gestionale del club. Il progetto futuro, invece, prevede una macchina in tecnologia VMware, alloggiata presso una server farm, con interrogazioni che avverranno da remoto in un’ottica terminal server». Dal punto di vista della rete, poi, i centri fitness di GetFit sono collegati attraverso una Vpn e, presto, il traffico telefonico di tutte le sedi sarà erogato in modalità Carrier Pre Selection (Cps) da Twt. Diversa la situazione sul fronte applicativo. «Nel tempo – ha spiegato Di Addario -, abbiamo sviluppato funzionalità gestionali per effettuare azioni di marketing profilate sui nostri soci. Abbiamo anche valutato l’ipotesi di adottare un Erp, ma alla fine abbiamo desistito. Con una società di consulenza, infatti, avevamo compiuto uno studio sistemico, andando anche a fare visita a un player internazionale del fitness, che aveva implementato una piattaforma Erp. Non ne abbiamo tratto grandi impressioni, i vantaggi potenziali non erano poi tali nella pratica e l’architettura sembrava ridondante e confusa. A spiccare erano più i pericoli latenti in termine di costi e tempi di sviluppo».
GetFit continua, dunque, a utilizzare i due applicativi storici, uno per la gestione operativa dei club (vendita abbonamenti, controllo accessi, servizio prenotazioni) e uno per la parte amministrativa. «I due ambienti, l’uno distribuito sui club, l’altro presso la sede centrale, comunicano tra loro in maniera abbastanza fluida, che intendiamo comunque migliorare e rendere bidirezionale». Per lo sviluppo dei protocolli di comunicazione, la società si è appoggiata alle software house che avevano sviluppato i prodotti «che si sono dimostrate abbastanza ricettive alla nostra esigenza di customerizzazione, senza creare ridondanze di sistema».
Un prossimo passo sarà l’adozione di strumenti di Business intelligence. «È una necessità sentita dal direttore finanziario, anche in vista dello sviluppo futuro – ha puntualizzato -. Dobbiamo ancora iniziare a investigare le potenzialità dei vari prodotti sul mercato visto che affronteremo questa ulteriore sfida solo dopo aver concluso il progetto di centralizzazione, per il quale stiamo portando avanti un pilota, per testare quei parametri che ci consentiranno la migrazione definitiva di tutti i club verso il data center». Con un passato di stampo gestionale, al momento di essere nominato responsabile organizzazione, Di Addario è rimasto colpito dalla pratica tipica degli ambienti It di portare avanti progetti pilota: «Anche quando si conosce la quantità di banda assorbita da ciascun terminale e si ha una chiara idea delle interrogazioni, si rischiano dolorose scoperte, soprattutto in progetti grandi come quello che stiamo portando avanti».
Un’iniziativa che, nella scelta del fornitore, è partita da una ricerca di mercato: «Per avere garanzie di affidabilità, volevamo puntare su un’azienda leader – ha specificato -. La scrematura non è stata di carattere economico, ma si è basata sul dettaglio d’offerta». Dopo una serie di incontri, la scelta è ricaduta su Twt. «Altre imprese interpellate, anche di caratura internazionale, ci hanno stupito per la genericità dell’offerta, per nulla ritagliata su di noi, mentre volevamo essere rassicurati dal punto di vista tecnico». Nella pratica, Di Addario si ritiene soddisfatto della decisione presa: «In GetFit, vige la libera contribuzione, ogni buona idea messa sul tavolo è valutata in maniera oggettiva, a prescindere da chi la propone. L’It, poi, non si muove in un’ottica di budget, ci troviamo nell’invidiabile condizione che se il progetto è buono viene approvato».
Di Addario sa che le cifre saranno impegnative. «Alle preventivabili quote destinate ad assistenza e manutenzione si aggiungeranno decine di migliaia di euro per il progetto di centralizzazione, ma quando si tratta di spese necessarie, non ci si dovrebbe porre il problema economico. Fortunatamente, la nostra situazione ci consente un approccio di questo tipo». GetFit, infatti, con 25.000 associati e una previsione di fatturato di 27 milioni di euro, è un gruppo in ascesa che, come tale, guarda con interesse ai miglioramenti che la tecnologia può apportare, come ad esempio la radiofrequenza o gli sms come strategia di direct marketing.





