Saremo sempre più mobili e collaborativi

Tre analisi di mercato evidenziano le linee di sviluppo di un’operatività che sta cambiando profondamente fisionomia attraverso strumenti digitali sempre più diffusi

In Europa, due aziende su tre stanno cercando assistenza per realizzare una migliore collaborazione interna e mettere a punto metodi di lavoro più efficaci a livello globale. Ricerca aziendale e workspace di tipo virtuale sono considerati dal top management le tecnologie chiave per raggiungere il risultato: questo è quanto emerge da uno studio condotto da Coleman Parkes Research per conto di Avanade, la società di consulenza It specializzata su tecnologie Microsoft.

Fra marzo e aprile di quest’anno sono stati contattati Cio e direttori It (di oltre 400 delle principali aziende a livello mondiale con oltre 10.000 dipendenti operanti in diversi mercati) sul tema dell’approccio olistico alla digital collaboration.

La maggior parte delle imprese è risultata disporre già di sistemi di posta elettronica, video conferenze, intranet ed extranet, mentre l’implementazione di workspace condivisi, della ricerca aziendale e di una comunicazione Ip-based totalmente integrata (mediante la combinazione di e-mail, voce e testo con le tecnologie già in uso) è l’ambito dove viene richiesto un supporto.

In base agli esiti dell’indagine, una delle sfide più ardue è quella di riunire team diversi all’interno dell’azienda, congiungendo, per esempio, gli staff della comunicazione e dell’It, gestiti, fino a questo momento, separatamente.

Con un’aspettativa di crescita del 61% nell’utilizzo di reti VoIp nei prossimi due anni, di fatto, non esiste più una linea di demarcazione netta fra le strutture. Le reti Ip, sia fisse che mobili, sono il miglior strumento per veicolare agli individui i risultati, generati dalle applicazioni più complete per la ricerca e gestione delle informazioni aziendali.

Più enfasi sull’enterprise social computing

L’inclinazione alla collaborazione è una tendenza confermata anche da un sondaggio effettuato da Bea fra maggio e giugno di quest’anno su 321 intervistati in 7 paesi europei (Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito).

La ricerca ha rivelato che la maggior parte delle aziende (complessivamente il 57%) è consapevole di aver bisogno di un flusso di informazione più adeguato riguardo i benefici in termini di business e che questo può derivare dall’uso delle tecnologie Web 2.0 (blog, wiki, mashup).

Secondo quanto dichiarato, il Web 2.0, detto anche enterprise social computing, dovrebbe permettere una maggiore partecipazione degli utenti, migliorandone la collaborazione e la produttività. In particolare, la ricerca rivela che la principale ragione per cui le aziende stanno adottando le tecnologie Web 2.0 è quella di migliorare l’interazione con i clienti (41% complessivamente, 38% in Italia)). Gli altri motivi sono la necessità di una maggiore collaborazione tra i dipendenti (31%) oltre all’opportunità di creare un’interfaccia più semplice per i partner e/o i fornitori (28% complessivamente, 32% in Italia).

In base a quanto sostenuto dagli intervistati, la principale tecnologia che necessita del Web 2.0 sono i Web Service (38%) mentre il bisogno di mashup (un sito Web o un’applicazione in grado di integrare contenuti provenienti da più fonti) è destinato a triplicare la sua diffusione dall’attuale 6% delle aziende al 18% nel giro di un anno e mezzo.

Dalla ricerca sono emerse grandi differenze tra i diversi paesi. Quelli nordici sono i meno informati: l’83% delle aziende norvegesi e il 69% di quelle svedesi ammettono una mancanza di conoscenza dell’effettivo valore del Web 2.0. La Francia e la Germania, invece, risultano interessate circa le implicazioni in termini di sicurezza dell’enterprise social computing (rispettivamente il 33% e il 32%). L’interesse più forte per i mashup è in Germania, dove il 34% degli intervistati li utilizzerà nei prossimi 12 mesi, e in Francia (25%), rispetto a una media europea del 18%. Il minore interesse nei prossimi mesi è in Svezia (16%), Italia (14%) e Norvegia (12%).

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