Affidarsi alla comunità va bene, ma solo per iniziare. Lo dice l’It manager di Virgin America.
Virgin America, compagnia aerea low cost statunitense di recente costituzione societaria (dicembre 2005) che ha iniziato a operare lo scorso agosto e che punta sulle comodità altrove non fruibili, come quella di utilizzare il proprio riproduttore mp3 con una porta Usb in dotazione al sedile, usa Red Hat Enterprise Linux come piattaforma di hosting per il proprio sito Web commerciale.
All’avvio delle operazioni, Virgin America ha basato la propria infrastruttura It su Linux, utilizzando varie distribuzioni di Fedora, a partire dal lancio di Fedora Core 2. Intendendo continuare a lavorare con Red Hat, per ottenere una soluzione dotata di un ciclo di vita più lungo, l’azienda ha deciso di migrare i suoi proxy server a Red Hat Enterprise Linux.
Per il direttore architetture e integrazione It di Virgin America, Ravi Simhambhatla, Fedora è stata una soluzione ideale per iniziare il viaggio nell’open source, ma quando le necessità di controllo puntuale e scalabilità sono cresciute, è stato necessario migrare a una soluzione più organica, specie dal punto di vista del supporto.
Il sito Web principale della compagnia aerea è basato su una combinazione di Red Hat Enterprise Linux 5, Squid e Apache. Dopo la migrazione a Red Hat, i requisiti del sito sono aumentati di sei volte in termini di contatti al secondo, con due carichi di lavoro.
La migrazione di Virgin America da Fedora a Red Hat Enterprise Linux 5 sarà completata entro la fine del 2007. L’azienda fa già uso di soluzioni JBoss per i propri chioschi di base, e prevede di ottenere presto supporto per JBoss Application Stack ed eventualmente estendere le installazioni JBoss.





