L’infrastruttura It di Breton si snoda tra 28 server, circa 300 client e un ambiente operativo eterogeneo, che include Windows, Unix e OpenVms. «Per la gestione delle diverse complessità – ha esordito Antonio Nardo, responsabile sist …
L’infrastruttura It di Breton si snoda tra 28 server, circa 300 client
e un ambiente operativo eterogeneo, che include Windows, Unix e OpenVms. «Per
la gestione delle diverse complessità – ha esordito Antonio Nardo,
responsabile sistemi informatici di Breton – ci appoggiamo in modo non continuativo
a partner esterni. In particolare, facciamo riferimento a due system integrator
che ci seguono in outsourcing per la supervisione di problematiche tecnico-sistemistiche
e offrono consulenza a criticità It che li riguardano in qualità
di integratori. Un terzo partner si occupa dell’aspetto legato al Web,
offrendo un supporto tecnologico orientato anche al contesto marketing».
In parallelo, Breton fa riferimento a società di consulenza pura, Kpmg,
per indirizzare tematiche specifiche sulla sicurezza quali la redazione del
Dpss, i cosiddetti “penetration test”, la certificazione della posta
elettronica. «Questo tipo di consulenza – ha proseguito il manager
– è giunta come estensione di un rapporto già attivo nell’area
amministrativa della nostra azienda, dove questa società aveva operato
nella redazione dei bilanci e sul consolidato». Anche questo, come
qualsiasi altro fornitore, è stato valutato secondo parametri fissi,
che in ambito di consulenza prevedono referenze, rapporti precedenti, costo
orario, e così via.
«Al di là dei contatti personali o aziendali – ha puntualizzato
Nardo – la nostra società, infatti, stila sempre una check list con
cui valutare i fornitori da inserire in una vendor list selezionata. In materia
di consulenza, questa operazione è meno immediata, ma esistono comunque
dei criteri in base a cui identificare i partner più adeguati. D’altra
parte, Breton è un marchio ambìto e in pochi possono permettersi
il lusso di perderci come cliente. In generale, quindi, abbiamo sempre trovato
interlocutori dagli skill adeguati». Questo non significa che i rapporti
siano privi di criticità. «Tendenzialmente – ha sottolineato
il manager – è difficile incontrare persone con un approccio aziendale
alle problematiche, che deve essere aperto, snello e di buon senso. I consulenti,
invece, hanno spesso atteggiamenti scolastici e intransigenti. Gli stessi system
integrator, talvolta, discutono le problematiche, attenendosi ai vincoli del
prodotto standard. Invece, il processo dovrebbe essere contrario, ossia è
il prodotto che deve adattarsi all’azienda, soprattutto se implementato
in realtà vincenti come la nostra».
Per tutelarsi da partnership fallimentari, fondamentale è mantenere
il controllo del progetto. «Sicuramente – ha concluso Nardo –
serve la definizione di Sla adeguati, ma è fondamentale non lasciare
sole le società di consulenza. Questo significa che le redini dei progetti
devono essere tenute dal committente attraverso qualcuno che abbia autorità
e competenza. Inoltre, è consigliabile interpellare i consulenti su tematiche
puntuali, piuttosto che avvalersi del loro supporto per complesse revisioni
di processo che portano solo a teorizzazioni. Su questo terreno il consulente
potrà supportare solo nella metodologia di approccio al progetto, diversamente
sarà forte il rischio di una collaborazione fallimentare».





