Le Pmi ignorano i rischi del software illegale

Una ricerca di Bsa spiega che le aziende non si rendono conto dei pericoli che derivano dall’utilizzo di copie pirata

Le piccole e medie imprese hanno una scarsa cognizione dei rischi conseguenti
all’impiego di software illegale in azienda. Lo afferma una ricerca di Bsa,
Business software alliance, che ha interrogato un campione di 1.800 Pmi di
Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Russia, Polonia e
Ungheria. Secondo l’indagine l’87% del campione non sa che il software
illegale può rendere più vulnerabili ai virus
(non si hanno a
disposizione gli aggiornamenti proposti dai vendor, ndr), mentre meno della metà
delle Pmi è sicura che tutto il proprio software sia accompagnato da licenza.



Il 97% non considera un problema dover utilizzare vecchie versioni del software a causa dell’impossibilità di effettuare aggiornamenti.
Di fronte a un’ampia gamma di rischi aziendali legati all’It, la “violazione dei copyright sul software” viene considerata la voce meno importante. Questo, secondo Bsa, nonostante l’uso di software illegale renda le aziende più vulnerabili a quei rischi It che le aziende temono. La “perdita di dati o sistemi” è infatti il rischio più temuto, seguito da “Virus, Trojan horse e spyware”.. I rischi più comunemente citati derivanti dall’uso di software privo di licenza sono stati invece i “procedimenti giudiziari” (23%) e le “sanzioni pecuniarie” (21%).



“Le Pmi hanno bisogno di riconoscere i rischi che corrono utilizzando software illegale, inclusi i rischi di natura operativa e It, che si aggiungono alle conseguenze legali e finanziarie”, commenta Nicola Galtieri, portavoce di Bsa Italia. “Nel
corso del 2006 le Pmi italiane scoperte a usare software illegale sono incorse
in sanzioni del valore medio di circa 42.000 euro, ma la cifra più alta è stata di ben 1.200.000 euro. E il costo finanziario dell’essere scoperti nell’illegalità non è certo l’unico rischio che corrono le aziende che usano software illegale”
.

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