Banking / L’istituto di credito ha realizzato un progetto di disaster recovery misto appoggiandosi alla facility di Hp
Banca Ucb è un istituto specializzato nel credito immobiliare del gruppo Bnp Paribas, che offre servizi di consulenza e assistenza sui diversi aspetti del finanziamento o mutuo. In Italia da 15 anni, Banca Ucb ha 250 dipendenti e una rete di 33.000 collaboratori. Per le realtà finanziarie la continuità dei sistemi informativi a supporto dell’operatività e a garanzia dell’efficienza e della qualità dei servizi offerti, è un obiettivo primario. L’importanza di realizzare piani di business continuity e disaster recovery è segnalata dal Comitato di Basilea e confermata anche da Banca d’Italia.
I sistemi informativi dell’istituto di credito sono costituti da piattaforme As/400, server e client Ibm. Mentre la rete delle filiali (16 in tutta Italia) si occupa delle attività puramente commerciali di proposta e consulenza dei servizi in fase di vendita, la sede milanese segue tutta la fase di post vendita, dall’istruttoria alla stipula del contratto, sino alla gestione del piano di ammortamento. La piattaforma di riferimento si basa su un’architettura distribuita, che corre su infrastrutture Lan/Wan (Local e Wide area network). Le applicazioni di supporto alla vendita, così come quelle per la gestione dei mutui, sono centralizzate su sistemi della sede. In precedenza, il disaster recovery era limitata a una parte dei sistemi aziendali ma, nel 2005, Banca Ucb ha avviato un’analisi dettagliata di tutti i processi, con l’obiettivo di classificare le attività mission critical e costruire ex novo un progetto di business continuity.
«Avevamo definito una strategia generale – spiega Leonardo Procopio, Information security manager e responsabile delle attività di business continuity – che si basava sulla scelta di un unico fornitore, con competenze e risorse adatte a gestire tutti i livelli della nostra infrastruttura, dalle piattaforme applicative alle telecomunicazioni, agli spazi per i posti lavoro utente». Gli obiettivi erano precisi: poter ripartire con un tempo massimo di ricostruzione dell’ambiente entro le 24 ore, avere una perdita massima dei dati non superiore alle 24 ore e poter ospitare 60 persone nel sito di disaster recovery, garantendo l’operatività funzionale dei servizi critici. «Abbiamo scelto Hp per diversi motivi – sottolinea Procopio -. A parte le competenze verticali e trasversali, la qualità dell’offerta in termini di prezzo/prestazioni e la distanza di 20 chilometri dell’infrastruttura parzialmente replicata rispetto alla nostra sede, Hp ha dimostrato elasticità nel disegnarci una soluzione ad hoc».
Nel caso si verifichi un evento disastroso, il fornitore garantisce il funzionamento del 50% delle postazioni di lavoro di Banca Ucb e del 100% delle infrastrutture. «Si è optato per una formula di disaster recovery di tipo misto, con una parte della facility, l’Hp Dr Center di Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dedicata a Banca Ucb e un’altra parte condivisa tra più clienti Hp – ribadisce -. Abbiamo replicato nel centro l’equivalente del 20% della nostra infrastruttura, con una selezione delle realtà più mission critical, in modo da consentirci di ricostruire il rimanente 80% entro le 24 ore. Per la nostra tipologia di business, infatti, non eravamo interessati a una soluzione dedicata, particolarmente onerosa».
La capacità di gestione centralizzata dell’ambiente di recovery sta facendo pensare a un ampliamento e riutilizzo della struttura anche per l’ambiente di test e sviluppo applicativo.





