Fiorella de Cindio ha ripercorso a Smau lo sviluppo di alcune iniziative fino alle implementazioni attuali
In un periodo in cui numerose Pubbliche amministrazioni sono impegnate nella
realizzazione di progetti di e-democracy ed e-partecipation, cofinanziati
nell’ambito dell’Avviso di gara sulla cittadinanza digitale, indetto dal
ministero per l’Innovazione, Fiorella De Cindio, professore associato presso il
dipartimento di Informatica e Comunicazione dell’Università degli Studi di
Milano e presidente della Associazione informatica e reti civiche Lombardia, ha
ripercorso a Smau le fasi di sviluppo di tali iniziative, dagli inizi fino alle
implementazioni attuali.
I progetti di e-democracy
e di e-partecipation hanno vissuto una prima fase nel 1994, associata alla nascita delle reti civiche che venivano viste come una piattaforma capace di offrire maggiori opportunità di dialogo tra amministrati e amministratori. “Si è trattato di esperienze caratterizzate da grandi entusiasmi – ha sottolineato De Cindio – che però non hanno avuto seguito perché le reti civiche sono state chiuse o sono diventate portali istituzionali dei comuni orientati all’erogazione di servizi a carattere informativo o interattivo, come i pagamenti. Le reti civiche non sono state capaci di realizzare gli obiettivi che si erano poste perché alle spalle non avevano una controparte istituzionale”.
“Gli esempi di
e-partecipation e di e-democracy più significativi che hanno fatto seguito a queste esperienze – ha proseguito De Cindio – hanno fatto un uso marginale dell’Ict in quanto si sono sviluppati in una dimensione fisica, come nel caso della Municipalità di Roma, e sono stati in genere confinati ad aree abbastanza piccole, completamente giocate su forme di comunicazione tradizionale. A questi sono seguiti esperimenti di e-partecipation nella Provincia di Milano, che però hanno sofferto di una certa incidenza dei processi decisionali deliberativi reali, che hanno evidenziato la difficoltà di far collaborare cittadini e amministratori. Anche se, va sottolineato, la reale difficoltà stava nell’effettiva volontà degli amministratori pubblici di coinvolgere e ascoltare i cittadini”.
Da qui si sono sviluppate le prime
esperienze di e-partecipation realistiche e circoscritte, nate dal presupposto
di non coinvolgere i cittadini su tutte le problematiche. Secondo De Cindio, la
nuova sfida delle amministrazioni è quella di riuscire a far parlare
amministratori e amministrati con l’ausilio della telematica, uno strumento che
può rappresentare un’importante opportunità di dialogo: in pratica, sembra si
torni a ripercorrere la strada che ha portato alla nascita delle reti
civiche.
“C’è un grosso
interesse a supporto delle consultazioni certificate, sostanzialmente i referendum telematici – ha sostenuto De Cindio –. Questi hanno generato significativi segnali di partecipazione facendo presagire successivi sviluppi, che potrebbero portare alla creazione di applicazioni ad hoc per l’e-partecipation e all’impiego di tecnologie appropriate per creare un ambiente politico e sociale abituato all’uso della rete”.
Per far sì che queste esperienze crescano è fondamentale
far tesoro dell’esperienza maturata dalle reti civiche, che riuscivano a creare
un contesto favorevole alla discussione: si tratterebbe di estendere queste
esperienze con le tecnologie di oggi in un ambiente che metta insieme
l’e-government tradizionale con un un’area community, liberamente accessibile ai
cittadini, e un’area deliberativa.
La prima di queste aree potrebbe
essere
considerata come una palestra in cui si impara a discutere: si potrebbe arricchire con un blog, con l’istant messaging o con strumenti di petizione che potrebbero favorire il formarsi di opinioni da parte dei cittadini. Il tutto nell’ottica di creare un ambiente di discussione in cui vi sia uno spiccato senso di fiducia reciproca tra cittadino e amministrazione. “L’area informativa – ha aggiunto De Cindio – non deve essere un grosso contenitore di informazioni, ma tramite dei filtri dovrebbe poter operare delle selezioni per diventare uno strumento capace di generare opinioni. Nell’area servizi sarebbe importante lasciare una finestra aperta per raccogliere feedback da parte della comunità dei cittadini: questo sarebbe un chiaro segno della disponibilità ad ascoltare la voce dei cittadini stessi al fine di dare un segnale forte di e-democracy e di e-partecipation”.
Gli strumenti per l’area
deliberativa dovrebbero comprendere il brainstorming, indicato nella
fase preliminare di un processo partecipativo e che potrebbe essere usato come
mezzo d’ascolto dei cittadini. I partecipanti potrebbero postare le proprie
proposte e votare quelle degli altri senza esprimere giudizi: questa modalità
agevolerebbe la proposta di soluzioni creative ai problemi e la proposta più
votata sarebbe quella vincente. Si dovrebbe poi disporre dell’online
deliberation, che funziona come area di discussione sincrona dove i tempi e i
modi di interazione tra i partecipanti sono regolati per far convergere la
discussione a una partecipazione condivisa.
Gli strumenti di decision support
system potrebbero essere utili per raggiungere una posizione condivisa
usando tecniche e algoritmi di decision making. Mentre le news
board dovrebbero permettere a chi partecipa al processo deliberativo di
essere a conoscenza dello stato della proposta quando questa è in esame presso
sedi esterne (istituzionali) attraverso pagine informative, aggiornate da uno o
più redattori. Infine, l’area deliberativa dovrebbe prevedere il
deliberative process building module per costruire il processo
partecipativo, definendo tempi, dipendenze e attori.
Tutti questi strumenti sono stati
recentemente impiegati in un’applicazione protiotipale effettuata per
le elezioni amministrative milanesi. Sviluppata dal laboratorio di Informatica
civica del dipartimento di Informatica e Comunicazione dell’Università degli
Studi di Milano, tale applicazione prevedeva uno spazio telematico di confronto
sulla città, in cui chiunque avesse la possibilità di fornire, in modo più
efficace di quanto consentito dagli strumenti tradizionali, il proprio
contributo in termini di idee e documenti per far maturare proposte da
sottoporre ai candidati. Si è trattato di una prima implementazione all’interno
di un progetto più ampio di sviluppo di una piattaforma “deliberativa”, che
capitalizza l’esperienza maturata nel corso degli anni dagli sviluppatori nel
campo della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini, attraverso la
gestione della Rete Civica di Milano e il costante confronto con le altre realtà
di community networking in Italia e all’estero.
“Pur essendo una prima versione ha comunque già dato buoni risultati – ha commentato De Cindio –, consentendo di superare, almeno in parte, i limiti che finora hanno caratterizzato gli strumenti utilizzati per la partecipazione, quali, per esempio, lo svolgimento di discussioni non sufficientemente “informate” o la mancanza di tempo da dedicare alla discussione online. Si è generato un elevato numero di accessi e tutti i cinquecento candidati hanno partecipato alla discussione”.
Questa applicazione sarà inserita
anche in un’iniziativa che coinvolge dieci comuni della Regione Lombardia e che
ha come obbiettivo la sperimentazione di proposte di e-partecipation nel
contesto del progetto Agenda 21 che si propone di coniugare strumenti di
partecipazione civica alle scelte di governo del territorio con soluzioni di
informatica e di telematica a elevata accessibilità e usabilità.





