Scorporo della rete: In Gran Bretagna si fa così

Oltre il piano Rovati, altrove si può.

Esiste un’alternativa al piano Rovati ma probabilmente rimarrà lettera
morta.

Il consigliere economico di Romano Prodi
ipotizzava una rete che dalle mani di Telecom passasse in quelle dello Stato. Un
piano un po’ bizzarro che se è vero che metteva la rete nelle mani di un ente
super partes che avrebbe potuto dare le medesime possibilità di accesso a tutti
gli operatori, dall’altra faceva pesare sulle casse dello Stato un esborso un
po’ troppo pesante visti i tempi. L’ipotesi pare tramontata, ma tramontata al
momento pare anche qualsiasi manovra attorno alla rete del carrier.

Si parla di debito, intercettazioni scorporo di Tim, ma la
rete sembra un po’ dimenticata nonostante qualche esperienza all’estero dimostri
che la soluzione di scorporarla presenti indubbi vantaggi.

Ieri, sul Sole 24 ore, Ben Verwaayeen, ceo di British
Telecom, ha sorvolato sul contenuto del suo colloquio con il ministro Gentiloni
ma ha accettato di raccontare l’esperienza dello scorporo della rete. In Gran
Bretagna la rete oggi è di proprietà sempre di Bt che la gestisce attraverso
Openreach, una sua divisione che ha anche un board speciale chiamato a vigilare
sull’equivalenza d’accesso e sul rispetto dei 247 impegni che British Telecom
deve rispettare. Il board è formato da due membri di Bt, uno del main board del
gruppo e tra membri indipendenti scelti sempre da Bt ma approvati
dall’Autorità.

“L’accordo – spiega Verwaayeen – ha purificato il
mercato. Prima ricevevo dozzine di contestazioni la settimana dai concorrenti,
mentre negli ultimi nove  mesi ne ho avuta soltanto una. Questo tipo di
compensazione, inoltre, è il preludio a una compensazione: regoli molto da un
lato e allenti dall’altro, ad esempio sui prezzi al dettaglio. Anche i
competitor devono essere realistici e capire che in un processo simile so
prende, ma qualcosa va anche ceduto”.
Cronache da Marte.

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