Lavoro a rischio se si diffonde la password aziendale

Una sentenza della Corte di Cassazione conferma la decisione della corte di appello

Il dipendente che diffonde la propria password mettendo a rischio in questo
modo il sistema informatico dell’azienda può essere licenziato. Lo ha stabilito
la Cassazione che ha confermato una sentenza della Corte d’appello de L’Aquila
che aveva respinto l’impugnativa di un licenziamento dopo aver accertato che “erano state eseguite connessioni con la rete informatica interna” utilizzando l’identificativo del dipendente, anche da un’utenza
telefonica di Milano mentre l’uomo era al lavoro nella sede di Avezzano.



Secondo la Suprema Corte
“il comportamento del lavoratore si è concretato nella diffusione all’esterno di dati idonei a consentire a terzi di accedere ad una gran massa di informazioni attinenti l’attività aziendale e destinate a restare riservate”. Per questo, “la valutazione della proporzionalità della sanzione – osservano i giudici – rispetto alla gravità della mancanza del lavoratore si risolve in un apprezzamento di fatto incensurabile in sede di legittimità ove sorretto da motivazione adeguata e logica. La sottrazione di dati aziendali è stata ritenuta idonea ad integrare la giusta causa di licenziamento”.

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