Parte prima
Il network troubleshooting può essere impegnativo per svariati motivi, a
partire dalla mancanza di una metodologia standard. In questo tip, valuteremo i
metodi d’analisi dei malfunzionamenti sotto differenti punti di vista.
Tipicamente, quando qualcuno accenna a una metodologia, si pensa a qualcosa che assomiglia a un metodo scientifico. E da qui partiremo anche noi, cambiando però un po’ la procedura per adattarla ai nostri scopi. Passeremo attraverso alcune fasi distinte dell’analisi dei malfunzionamenti: in primo luogo ci prepareremo a capire il consueto, stazionario funzionamento. Quindi, alla comparsa del guasto, definiremo il problema in base a un sintomo (per esempio “la rete è lenta” o “non mi posso connettere al VAX”). Successivamente, potremmo identificare lo stato corrente della rete, proseguendo per step successivi, per vedere se i circuiti Wan sono attivi o collegando i dispositivi di log in modo appropriato. Per concludere, formuleremo un’ipotesi e la testeremo.
Mentre una metodologia
convenzionale fornisce un’immagine di rigore scientifico, un processo con
pretese “artistiche”, che di per sé aumenta le probabilità di insuccesso,
presenta alcuni svantaggi. Prima di tutto, è lento. Questo perché occorre tempo
per superare gli step iniziali: devono infatti coprire un’area molto più ampia
rispetto al problema da risolvere perché non sappiamo quale sia tale problema.
In secondo luogo, non considera il naturale processo di apprendimento. Per
esempio: “Da quando Mario della divisione accounting ha avviato la sua
applicazione, mi ci sono volute due ore per capire perché la rete era lenta, ma
ora è la prima cosa che controllo quando chiamano gli utenti”.





