L’Europa in cerca dell’unita sull’e-commerce

La due giorni di incontri a Lisbona e servita, oltre che per trovare rimediao aa crescente disoccupazione, anche per discutere di una crescita economica che non puo piu prescindere dalla diffusione delle conoscenze tecnologiche e da politiche comuni.

Il lavoro è stato il filo conduttore dell’ultimo Consiglio d’Europa
tenutosi a Lisbona. Ma a questo tema si è connesso quasi meccanicamente
quello delle potenzialità della new economy, vista come elemento di
possibile rilancio anche sul piano occupazionale. E da questo punto di
vista l’Europa è sicuramente in ritardo.
Tutti i politici convenuti nella capitale portoghese hanno condiviso la
necessità di fornire un’adeguata formazione ai circa 80 milioni di giovani
dell’Unione oggi in età scolare. Si è evocata, in modo particolare, la
possibilità di emettere una "patente informatica europea", che possa
raccogliere i diplomi più meno presenti nei vari paesi e trasformarli in u
n
documento unico, che certifichi le competenze acquisite e sia valido per
tutto il Continente.
Altra misura necessaria appare l’armonizzazione giuridica degli scambi via
Internet, per favorire lo sviluppo nella net economy. Malgrado tutto, è
ancora troppo presto per dire se l’entusiasmo prevalso a Lisbona si
tradurrà in decisioni concrete, anche perché, come d’abitudine, l’Unione
si
muove un passo alla volta e non era lecito attendersi dal meeting niente
più che qualche buona dichiarazione d’intenti.
Qualche passo avanti, comunque, è stato fatto. I 15 primi ministri dell’Ue
hanno ribadito la necessità di costruire un mercato genuinamente comune pe
r
il commercio elettronico, che includa un piano per la liberalizzazione
paneuropea delle telecomunicazioni. Questo passo è ritenuto vitale, per fa
r
sì che vi siano costi in linea con quelli americani.
Allo stesso modo, verrà in futuro potenziato il mercato continentale del
venture capital, che è oggi la fonte più comune di finanziamento di nuov
e
iniziative imprenditoriali e viene visto coma la spina dorsale della nuova
economia della conoscenza. Vanno potenziati, soprattutto, la ricerca e
sviluppo continentale, creando link diretti fra università e industria,
nonché velocizzando e rendendo più economici i brevetti di nuove
tecnologie. Il riconoscimento della firma digitale rientra fra le aree in
cui cercare la rapida armonizzazione e qui l’Italia parte da una posizione
di vantaggio, avendo già approvato una normativa in materia.
In sostanza, non è uscito da Lisbona nessun provvedimento concreto, ma
qualche intento comune su cui sviluppare il lavoro futuro. L’unico
obiettivo esplicito, ma non per tutti, è quello di far scendere il tasso d
i
disoccupazione dal 10 e più per cento attuale al 4% (per Gran Bretagna,
Germania e Olanda, soprattutto), ma non è apparso troppo chiaro come ci si
potrà arrivare in pochi anni.

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