Macché politica, macché cultura
A prendere tutti gli ingredienti di stagione vien fuori un bel minestrone dove predomina il sapore di wiki.
Il tema è Wikipedia e i suoi nemici-amici. E dentro c’è di tutto: il grande fratello (quello serio), Gramsci, Savinio e Bianciardi.
Luciano Bianciardi, il grande scrittore grossetano, venne a Milano nella stagione dello sviluppo economico post bellico per prestare la propria intelligenza alla nascente industria della cultura. E nei suoi libri (in particolare, “Il lavoro culturale” e “L’integrazione” ) ci finì proprio il racconto quell’esperienza, passata nelle stanze dei bottoni di una casa editrice (i cui lavoratori sabato scorso hanno scioperato per affermare il proprio status di “operatori di cultura e non commessi”), come redattore, a stabilire cosa fosse giusto che la gente leggesse e cosa no.
Un lavoro burocratizzato, figlio di un’impostazione gramsciana, ovvero della direzione del sapere verso un intreccio ordinato e controllato di binari e scambi, funzionale all’egemonia culturale.
Lo stesso tipo di egemonismo che uno non penserebbe di trovare nel libero pensiero enciclopedico del Web, Wikipedia.
Pare il contrario, invece.
Impresa gloriosa, agli occhi dei più: l’enciclopedia “self made” e libera. Fa niente se imprecisa e incompleta. Fa niente se idea non nuova.
Alberto Savinio, negli anni 40, insoddisfatto da quelle rinvenibili sul mercato, decise di scriverne una in proprio, reinterpretando i termini che più gli interessavano (“Nuova Enciclopedia”, Adelphi).
Fa niente se non è del tutto libera, a sentire i suoi oppositori.
Si, perché anche un’idea trasparente come l’enciclopedia wiki a cui tutti possono dare il proprio sapere, suscita contrapposizioni, che si concretizzano nel sito wikitruth.info, si dice, fatto da fuoriusciti di Wikipedia.
Chiunque siano, lamentano un dirigismo culturale da parte del padre-padrone di wikipedia, Jim Wales, capace di oltrepassare le linee della decenza, ovvero di praticare la censura e di bandire chi non si allinea al pensiero dominante.
Le accuse crescono, e si parla di redattori “militarizzati” e di codici segreti per meglio controllare la creatura (Dan Brown sembra aver fatto subito scuola).
A chi si stupisce di fronte alla circostanza, e lungi da noi l’idea di stabilire chi sia nel giusto e chi nel torto, ricordiamo un vecchio slogan pubblicitario, caro al padrone di Telecom, cioè che non esiste potenza senza controllo.
E se wikipedia diventa strumento di potenza (e i numeri dicono che lo stia diventando) è automatico che la si voglia controllare (senza che perciò sia desiderabile). Così come, crescendo i numeri, aumenta anche la possibilità di fenomeni di devianza.
Questa è Internet, bellezza.





