Quali leve per i Cio

Gli analisti di Idc e i ricercatori del Mit indicano la strada da seguire per abilitare l’innovazione di business.

Efficiente e flessibile per adattarsi velocemente alle richieste del business. Queste, in estrema sintesi, le caratteristiche che deve avere una struttura It degli anni 2000 secondo Frank Gens, senior vice president, research di Idc, che, con la sua relazione, ha aperto la seconda edizione della “Cio Conference” organizzata a Milano da Idc.

Secondo Gens per ottenere una “dynamic It” sono cinque le leve su cui il Cio deve agire. La prima è “Business & It alignment”: Cio e top management devono collaborare per trovare il modo migliore per l’It di supportare le strategie di business: più sono aggressive le strategie e più l’It deve riuscire a soddisfarle.

Secondo punto, per ottenere una “Flexible It architecture” è necessario puntare su virtualizzazione e su una piattaforma di applicazioni dinamiche, chiamando in gioco le Soa. Bisogna investire nelle infrastrutture per portare valore al business, puntando su iniziative che prendano in considerazione il customer care, informazioni sui servizi relativi ai prodotti, produttività delle vendite, It responsiveness e via dicendo.

La “Fast-cycle execution” riguarda l’opportunità di incrementare e velocizzare la produttività del business. A questo proposito Gens consiglia di affrontare le varie fasi con una serie di piccoli progetti di veloce esecuzione, avendo selezionato quali, tra i tanti, hanno una maggiore priorità per il business.

“Flexible sourcing & cost structure”: molti Cio per rendere più dinamica la struttura si rivolgono all’outsourcing. Gens ha analizzato l’approccio tenuto da un panel di Cio monitorati nel 2004 e anche nel 2005, dal quale si evince che è aumentata la tendenza a preferire in piccoli contratti (nel 65% dei casi nel 2005, contro il 57% nel 2004); sono leggermente aumentati i contratti medi (17% contro un 15% del 2004), mentre sono calati i grandi e i mega contratti. Cresce il focus sul multisourcing: onshore e offshore & online.

Infine, quinta leva su cui deve agire un Cio, è la “Supplier selection & relationship” cioè la gestione dei fornitori. Gens, nel sottolineare che la tendenza generalizzata dei Cio è quella di ridurre il numero, ha osservato che la scelta dovrà cadere su fornitori che hanno una conoscenza specifica del ramo d’attività del cliente e che siano in grado di supportare l’innovazione di cui ha bisogno, offrendo soluzioni basate su standard e open source, che stanno aumentando sempre più d’importanza, grazie alle varie community che si stanno creando.

Peter Weill, director of the Center for Information Systems Research del Mit ha analizzato, basandosi su un’indagine condotta due anni fa in Usa (presso 649 imprese), come per l’intera azienda e quindi anche per l’It convenga essere agile per innovare più velocemente.

In sintesi, ha osservato che quelle società che in tre anni hanno presentato il maggior numero di nuovi prodotti, facendo quindi innovazione, sono cresciute in media del 7% nel fatturato (contro un calo del 10% di quelle che ne hanno presentati meno) e hanno aumentato i profitti del 37%.

Per Weill, maggior agilità significa maggior digitalizzazione e standardizzazione dei processi di business. Inoltre, le aziende agili hanno, tra l’altro, un chiaro modello di business e un’It che sa far valere la sua leadership con la capacità di portare un concreto supporto.

Secondo Vernon Turner, group vice president and general manager, enterprise computing di Idc, la trasformazione dell’infrastruttura It dovrà avvenire agendo sugli asset che compongono l’It, che sono la tecnologia, il capitale intellettuale, le relazioni e le persone.

Un punto importante di partenza verso il rinnovamento che il Cio deve tener presente è quello che più spende nelle spese fisse di manutenzione dell’installato It, meno rimane del budget complessivo per spendere in nuovi progetti.
Data l’attuale complessità delle architetture presenti nei data center, questi in effetti non sono in grado di fornire servizi efficienti, mentre invece il focus per creare una dinamica trasformazione dell’It deve puntare su una gestione end-to-end delle strategie di business attraverso una Service oriented architecture (Soa) e una gestione delle operazioni It attraverso una Service oriented infrastructure (Soi): entrambe sono architetture tecnologiche basate sulla disaggregazione.

Idealmente Soa e Soi potrebbero essere modulari, con layer separati di codice funzionale, dati, workflow e interfacce di presentazione. Per trarre un po’ le conclusioni, vista la lunga sequenza di grafici esposti da Turner, le chiavi per muoversi verso un dynamic data center parlano di virtualizzazione, di server consolidation, di piattaforme innovative (blade, multicore e 64-bit), di grid computing, che a loro volta confluiscono nel management automation, nel data processing density (maggior sfruttamento delle risorse di elaborazione) e nell’asset management.
Il tutto, alla fine, deve portare all’allineamento dell’It con il business.

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