Metti i Cio intorno a un tavolo

Giro di opinioni illustri sulla trasformazione del business con l’It.

Un panel di discussione, stimolato da Ezio Viola, group vice president & general manager di Idc Southern Europe, formato da Cio e responsabili aziendali ha animato il convegno Cio Conference 2006.

Sul tema «Quale roadmap per una business transformation con l’It nelle aziende» e quindi sulla necessità di innovare, naturalmente i pareri sono stati concordi.

Marco Forneris, Cio di Telecom Italia ha osservato che l’innovazione finanzia lo sviluppo e quindi non va vista come un costo. Per una società come Telecom innovazione significa offrire ai clienti nuovi servizi che devono essere embedded nei prodotti.

Per Filippo Bufacchi, Cio di Enel, l’innovazione è il modo per cambiare il fare azienda e in più riuscire a offrire nuove soluzioni ai clienti, cercando di ridurre i costi. Per un’azienda piccola è più facile essere agile, mentre una più grande, per esserlo, deve innovare profondamente i processi e condividere il più possibile le informazioni tra le varie aree di attività.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Ugo Pavanello, direttore generale di Sia<, che ha aggiunto che per ottenere agilità, standard e rigore è necessario ridurre la complessità attuale.

Daniele Berardi, Information Technology Services, Business Lines Executive di Ibm Italia ha osservato che un’impresa, per innovare deve essere guidata da nuovi processi di business. In quest’ottica Ibm ha creato il Component Business Model, per aiutare i clienti a creare una mappatura delle aree strategiche di business e poi procedere con i progetti, dopo aver evidenziato priorità nei modi e nei tempi giusti di esecuzione. In Italia non c’è resistenza all’innovazione, ma c’è la necessità di razionalizzare gli sforzi nella direzione del core business.

Dario Bucci, amministratore delegato di Intel Italia ha sottolineato che i veri costi per l’innovazione non sono dati dall’acquisto dei prodotti ma dalla loro gestione. Per cui Intel, da tempo, si sta impegnando per realizzare prodotti hardware che già siano in grado di ottimizzare la virtualizzazione.

Per realizzare l’innovazione aziendale serve una forte leadership da parte dell’area It che si conquista, secondo Forneris, portando al top management dei risultati concreti di efficienza. Però è anche necessario che oggi i Ceo abbiano una conoscenza di base dell’It. Tuttavia, ha aggiunto, sta anche nell’abilità del Cio rendere i linguaggi dell’It accessibili alla forma mentis del top management.

Competenze delle persone e loro coinvolgimento nei programmi innovatovi è, secondo Bufacchi, una delle leve su cui l’It può agire per affrontare i nuovi progetti e condividerne gli obiettivi.

Sull’approccio all’outsourcing ci sono stati pareri discordanti, soprattutto per quanto riguarda l’offshoring. Berardi, ha osservato che quest’ultimo approccio va pesato, e consiglia alle società di essere selettivi e dare priorità, magari in base a una metodologia di valutazione collaudata.

Forneris è stato più categorico e ha osservato che l’offshoring in Italia non sta funzionando, innanzitutto per un problema di lingua e poi perché molte esperienze italiane non sono state particolarmente felici. Naturalmente, molto dipende anche dalla tipologia di servizio che si richiede, perché, per esempio, la gestione paghe è una funzione che non crea particolari problemi, ma in linea di massima bisogna stare molto attenti nella gestione dei contratti, perché diversamente i rischi ci sono.

Davide Capriata, Alliance manager South Europe di Tibco ha voluto sottolineare che il Ceo della sua società è un indiano e che Tibco sviluppa molte soluzioni in India, mentre Bucci ha ricordato che nella corsa a diminuire i costi variabili la scelta dell’outsourcing rappresenta una strada da percorrere. Forneris, a chiusura, si è detto d’accordo, a patto che il Cio arrivi molto preparato prima di stipulare un contratto.

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