Lo specchio per le allodole

Tra roaming e tariffe speciali, i nodi vengono al pettine. Il cliente non ha più ragione.

Bruxelles, 28 marzo 2006. Il Commissario per la società dell’informazione
e dei media Viviane Reding presenta la proposta di regolamento europeo per
ridurre i costi del roaming internazionale.
Un
utilizzatore di telefonia mobile non dovrebbe pagare prezzi più elevati solo
perché viaggia all’estero
, è in estrema sintesi la tesi espressa dalla
Reding che denuncia, dati alla mano, una situazione di sperequazione, con
tariffe che vanno da venti centesimi di euro ai 13 euro a seconda del Paese e
dell’operatore.


Irritati i principali player.

Vodafone, tra i primi, emette un comunicato ufficiale nel quale precisa di
condividere “la necessità che le tariffe di roaming siano sempre più chiare
e trasparenti
”. Tuttavia, precisa di aver già lanciato “nel maggio 2005,
Passport: una formula tariffaria permanente, non una promozione, sottoscritta da
oltre 6 milioni di persone che ha permesso un risparmio medio di oltre il 30%
per i suoi clienti in tutta Europa

”.

Si chiama dunque fuori, l’operatore esattamente come potrebbero chiamarsi fuori anche altri che, sulla base di una presenza in più nazioni o di accordi in essere, ritengono di aver già compiuto i passi necessari per non penalizzare i loro clienti.
Che dunque, insieme al commissario Reding, forse soffrono di allucinazioni.
O forse, con più
probabilità, non capiscono qualcosa che non è così chiaro come vorrebbero farci
credere.

Roma, 28 marzo 2006.

Dal Codacons parte la denuncia: migliaia di schede Tim legate al piano “Tutto relax” bloccate senza spiegazione alcuna.
Guerra di cifre: poche centinaia secondo Tim, 280.000 secondo il Codacons.
Sospetta frode, dice l’operatore, nessuna giustificazione, secondo l’associazione dei consumatori.
L’inghippo, però
sta tutto nella tariffa, che, per 49 euro mensili, prevede mille minuti di
traffico voce verso tutte le destinazioni e l’invio di sms gratis a tutti senza
limiti.


Ora, che qualcuno se ne sia approfittato per inviare sms sequenziali, classificabili come spam è plausibile.
Questo non giustifica però il blocco dell’utenza anche di chi – come riporta il Codacons – gli invii sequenziali li ha fatti per invitare gli amici a una cena o a una festa.

Da parte sua,
Tim, in un comunicato ufficiale ribadisce il sospetto “di frode e di un
utilizzo del servizio non in norma con le regole contrattuali, con uso di
apparecchiature non mobili. Dunque programmi che lanciano sms e vanno a
ricaricare utenze telefoniche. Ci sono casi di utilizzo con volumi di traffico
anomalo, con 50mila sms sequenziali inviati in un’ora
”.


Anche

in questo caso, però, il problema resta lo stesso: la chiarezza e la trasparenza non sono doti imperanti nel settore della telefonia.
I clienti lo hanno capito a loro spese.
Ma sarebbe ora che
i costi li sostenesse qualcun altro.

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