Ex Cirielli: Hollywood si schiera con la sinistra

E’ questo il paradossale effetto della nuova normativa sulla prescrizione dei processi. A rischio quelli contro la pirateria

La ex Cirielli, la legge sulla prescrizione dei processi oggi in votazione
definitiva al Senato, deve sopportare i colpi dell’opposizione
“comunista” ma anche dei capitalisti
delle major di Hollywood. Con un intervento non consueto la Mpaa, la
più potente associazione del cinema americano, ha scritto all’ambasciatore
americano a Washington Giovanni Castellaneta per rendergli noto tutto il proprio
disappunto per la normativa che sta per diventare legge. Oltre alle major del
cinema alla protesta si sono associate le case discografiche le società
produttrici di software e gli editori. Secondo il gruppo di società Usa la
normativa sarebbe un ”colossale
errore”
che affonderà la “maggioranza dei procedimenti pendenti” contro chi copia illegalmente film, cd e libri che potrebbe usufruire di una “immunità totale”.


In calce ci sono le firme di Dan Glickman, presidente di
Mpaa che rappresenta società come Walt Disney Sony e Metro-Goldwyn-Mayer, di
David Israelite, numero uno della Nmpa l’associazione che raccoglie ottocento
editori musicali, di Mitch Bainwol, che raccoglie con la Riaa raccoglie
l’industria degli studi di registrazione edei presidenti di Business Software
Alliance (Bsa, i produttori di Software) associazione degli editori di libri
(Aap); associazione dei produttori del cinema indipendente (Ifta) e le industrie
che fabbricano software per l’industria dello spettacolo (Esa). Una compagine
variegata ma unita da un obbiettivo comune: stroncare la
pirateria
.


La lettera del nugolo di associazioni a stelle e strisce
arriva dopo che Bsa aveva già protestato contro la legge con una nota dove
affermava che “se il Parlamento italiano dovesse approvare la Proposta di
Legge cosiddetta
‘ex-Cirielli’, le conseguenze sarebbero paradossali:
infatti, mentre il Governo ha preso decise posizioni in favore della tutela
della proprietà intellettuale e della repressione della pirateria multimediale,
con provvedimenti come il decreto competitività, d’altro canto ci troveremmo di
fronte alla cancellazione per decorrenza dei termini di almeno l’80% dei
procedimenti
penali attualmente in corso per reati di copia illegale,
contraffazione etc.”.


In termini pratici, prosegue la nota di Bsa, la proposta di legge
abbrevia i termini di prescrizione
per le vertenze penali in materia di
violazione della proprietà intellettuale (punite con pene fra i 3 e i 4 anni di
reclusione), dagli attuali 7 e mezzo a 6 anni. Dato che la durata media di un
processo penale in Italia, dal primo grado fino alla sentenza di Cassazione, può
variare dai 6 ai 9 anni, ne deriverebbe un’impunità di fatto per coloro che sono
stati coinvolti in procedimenti per distribuzione di software contraffatti o
comunque non originali, ovvero per utilizzo a scopo commerciale o
imprenditoriale di programmi per computer in violazione dei relativi contratti
di licenza.

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