A Milano si è parlato della perdita di competitività del Sistema Italia. Ce n’è stato per tutti.
Molto più facile parlare di recessione che di innovazione, visto il panorama nazionale. E’ un pensiero che viene spontaneo assistendo al convegno organizzato da Sirmi e Milano Finanza, chiamato, appunto, “Recessione e Innovazione”.
Gli interventi dei vari relatori si sono susseguiti elencando quello che non va nel “Sistema Italia”, a partire dalla perdita di competitività.
Le responsabilità più pesanti sono sulle spalle delle Pmi “che hanno perso la leva del cambio delocalizzando troppo tardi, e con un sommerso pari al 26% del reddito generato” afferma Maria Pierdicchi, Direttore Generale di Standard & Poor’s Italia, che sottolinea l’abbassamento del rating legato al nostro Paese, e quello che rimane un problema strutturale: «La resistenza al cambiamento. Mancano dei programmi shock che possano dare respiro all’economia italiana. Ciò vale in termini politici, ma anche a partire dalle singole industrie. Ogni azienda deve porre l’innovazione al centro».
Un concetto ripreso da Maurizio Cuzari, Amministratore delegato di Sirmi: «Le realtà italiane importano non solo tecnologie ma anche idee, modelli, processi operativi. Le ambizioni non sono collettive e ne consegue una scarsa propensione alla crescita. Un esempio sono le imprese “nane”, circa 700mila sul suolo italiano, che nascono piccole e muoiono piccole, senza crescita». A una “pars destruens” del genere, insomma, non corrisponde una “pars costruens” altrettanto sostanziosa.
Alessandro Pegoraro, Direttore commerciale e relazioni esterne di Bt Albacom fa l’esempio della Gran Bretagna dove «Una buona regolamentazione favorisce la concorrenza» e soprattutto evidenzia quanto sia importante porre attenzione all’evoluzione della domanda e alla convergenza dei mercati.
Al momento il settore caldo nell’Ict è quello dell’entertainment per un’utenza prevalentemente domestica.
La sfida sarà quella di “tradurre in fatti le promesse della digital technology” spiega Enrico Acquati, direttore consulenza e ricerca di Sirmi. «Sfruttare le potenzialità dell’Rfid, così di moda oggi, oppure vendere on-line veramente, questo può essere un vero passo in avanti».
Più che nella scelta dei contenuti, comunque, il problema maggiore rimane “la diffidenza per il vicino di casa” come espresso da Piero Varaldo, Direttore Generale di Federcomin.
Solo il ripensamento dell’organizzazione interna e dei rapporti con il mercato potrà smuovere la situazione, aggregando realtà piccole e grandi. In attesa di politiche che veramente siano di appoggio alla cultura e alla diffusione dell’innovazione tecnologica, il sempreverde “fare squadra” rimane l’unica soluzione possibile.