Bill Gates contro l’outsourcing

Da Tokio, il chairman di Microsoft invita gli industriali a frenare la corsa all’esternalizzazione e a valorizzare la proprietà intellettuale.

Intervento di alta caratura politica quello fatto da Bill Gates al cospetto della Nippon Keidanren a Tokio, ovvero la Confindustria giapponese. Intervento, anche, che non tarderà ad avere strascichi, dato che il Chief Software Architect di Redmond ha, come si usa dire, messo i piedi nel piatto dell’outsourcing, colpendo duro.


Il padre di Windows, infatti, ha detto a una platea in cui spiccavano i ceo di Nec e Toshiba, che con l’outsourcing si sta esagerando, e che le società farebbero bene a non esternalizzare le funzioni chiave di business e anche parte degli staff.


Motivo? Se fai troppo affidamento su competenze esterne, poste in altri paesi, metti nelle loro mani le tue idee, i tuoi cervelli, il tuo futuro. Insomma, ti spersonalizzi.


Ancora: concentrarsi troppo sul taglio dei costi, ovvero sulla principale leva dell’outsourcing, perdendo di vista il valore dell’investire, diventa, alla lunga, un boomerang.


E, infine: bisogna prendere atto di come e quanto stia calando il numero, complessivo, di studenti che si dedicano all’It e all’engineering.


Mettendo tutte queste cose in uno shaker, viene fuori una miscela esplosiva che Gates ha servito nei bicchieri da cocktail giapponesi, e non lo ha fatto a caso.


L’economia nipponica è stata la prima, fra tutte quelle occidentali, a evidenziare le stimmate recessive. Ora, se i cicli economici hanno un senso, dovrebbe essere la prima a riprendersi o a fare qualcosa di simile. Studiarne gli effetti, e provare a influenzarla, può essere interessante.


E se le parole dette da Gates alla lobby degli industriali giapponesi vogliono avere un senso, è questo.

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