Anche senza grossi investimenti è possibile svolgere un’analisi capillare dei dati di vendita per individuare vantaggi competitivi da sfruttare
Sotto il nome di Business intelligence ricadono tutti i tipi di sistemi di
supporto alle decisioni. In pratica si tratta di individuare un paniere di
controlli da fare sui dati che rappresentano l’attività. I concetti teorici
della Bi vengono applicati diversamente a seconda degli ambiti. Nel modello
delle grandi aziende l’analisi secondo la business intelligence può
essere di due tipi, push oppure pull, a seconda che venga fornita in
automatico o che sia frutto d’una navigazione dello specialista nei dati a
disposizione. In entrambi i casi si tratta di possibilità che farebbero gola
anche ad aziende di piccole dimensioni: si pensi al caso della
georeferenziazione, nella quale i dati e gli allarmi vengono rapportati al
territorio secondo modalità comode per confronti e decisioni.
Le grandi aziende, i cui dati sono per vari motivi disomogenei, usano
complessi sistemi Erp frequentemente coadiuvati da un database
specializzato (più spesso relazionale, in alcuni casi Olap). Nel caso i
dati siano troppo disomogenei per essere analizzati, al sistema si aggiungono
dei wedges, software-cuneo che s’inseriscono tra Erp/Db e sistema informativo
sottostante per adattare e ripulire i dati disponibili. In generale, nel modello
Pmi i dati non sono moltissimi e vengono analizzati ad occhio dal responsabile,
che al più organizza i dati salienti in un file Excel: meno sono i dati, più
immediata è la comprensione della situazione. La contabilità è essenziale e il
controllo di gestione viene spesso fatto ad occhio.
La business intelligence, invece, si rivolge a una grande mole di dati. Già
quelli raccolti in un piccolo gestionale sono sufficienti per impostare
un’analisi dettagliata. Infatti esistono strumenti Bi che costano soli 180 euro:
sono validi per entrare nel meccanismo, ma anche per comprendere le potenzialità
di un più ampio servizio. Al di là di casi limite, comunque frequenti, il
mercato internazionale mostra una tendenza a espandersi anche verso le
piccole realtà, che possono reagire velocemente alle indicazioni
fornite dalla Bi. Tra i produttori, Business Objects non crede in un unico
approccio per tutte le necessità. “Ci siamo impegnati a studiare offerte
dedicate alla Pmi come la soluzione prepacchettizzata Crystal Reports
Server”, ci ha detto Fabio Bianco, marketing director di Business Objects
Italia. “Il nostro server offre accesso ai dati e progettazione di report,
gestione e distribuzione di report, integrazione nel portale e nelle
applicazioni; il pacchetto comprende un anno di assistenza tecnica e
manutenzione per consentire un’implementazione rapida e garantire la massima
tranquillità, il tutto al prezzo di seimila euro”.
Si tratta di un investimento simile a quello proposto anche da altri
fornitori di software e consulenza. La cifra in sé non è ridottissima, ma
comunque è alla portata di svariate realtà produttive che operano singolarmente.
E’ frequente anche che le realtà piccole non siano isolate: basti pensare a
supermercati, franchising, punti vendita o anche uffici locali, tutte strutture
in sé di piccole dimensioni ma comunque inserite in un contesto che
genera parecchi dati che probabilmente possono essere raccolti e
analizzati. In questo caso, in generale, è la struttura di riferimento, per
esempio il franchiser, a comunicare al franchisee la disponibilità di una base
dati e di strumenti di confronto e analisi. In situazioni di questo tipo la
spesa per azienda può essere molto inferiore.





