Si scaglia contro il tetto imposto dal Governo statunitense al rilascio dei visti H-1B, destinati ai lavoratori stranieri specializzati. Una impostazione rigida, a suo dire, che frena la ricerca e lo sviluppo e mette il Paese in una posizione di “sudditanza” rispetto a India e Cina.
È un grido di allarme quello lanciato da Bill Gates nella
giornata di ieri.
Se gli Stati Uniti non saranno disposti a rivedere alcune limitazioni esistenti in materia di visti, sarà sempre più complicato assumere forza lavoro altamente specializzata dall’estero.
Il problema, tutt’altro che secondario, è quello annoso degli skill, delle competenze, delle conoscenze, indispensabili per mantenere la leadership tecnologica.
E Gates è stato drastico.
Microsoft (ma il problema evidentemente non è solo suo) incontra sempre maggiori difficoltà a trovare figure professionali specializzate all’interno del territorio statunitense, una situazione ulteriormente aggravata dalla mancanza di visti H-1B.
Per intenderci, i modelli
H-1B sono quelli che permettono di lavorare negli Usa per un periodo
determinato, in genere tre anni, a persone che posseggono diplomi o lauree
universitarie. Questi lavoratori sono anche detti “lavoratori
specializzati
”, e generalmente appartengono a determinate categorie professionali, quali medici, avvocati, ingegneri.
Va detto che Bill Gates non si è limitato a chiedere un innalzamento del tetto, ma ha contestato l’intero impianto che sottende a questo tipo di visti.
”Insensato
”, così definisce l’intero principio, a suo avviso semplicemente orientato a impedire l’ingresso di un numero eccessivo di figure specializzate nel Paese.
Per altro, laddove nel periodo 2001-2003 il tetto dei visti rilasciati era stato fissato a 195.000, negli ultimi due anni è stato drasticamente ridotto a 65.000.
Una condizione inaccettabile, che rischia di far retrocedere la ricerca statunitense, a favore delle attività svolte in India o in Cina, Paesi che stanno rapidamente guadagnando terreno in questo particolare ambito.
