A colloquio con Matteo Mille, responsabile Mercati e Innovazione del gruppo Finsiel. Nell’era post-tecnologica si torna a parlare di vantaggio competitivo.
E’ il momento giusto per parlare di innovazione.
Con
una Confindustria che ha posto al centro della propria strategia il tema
dell’innovazione, con le azioni di pressing che questa grande associazione sta
portando avanti presso le istituzioni e presso le imprese stesse è arrivato il
momento di capire come l’industria Ict può contribuire a innovare le imprese e
le istituzioni del nostro Paese.
E il primo nodo da sciogliere è legato agli
spazi che l’industria Ict italiana può ritagliarsi o conquistare in un terreno
che è largamente presidiato da imprese globali prevalentemente nordamericane.
“La vera grande opportunità della nostra industria Ict – afferma
Matteo Mille, responsabile Mercati e Innovazione del gruppo Finsiel – sta
nell’innovazione di processo. In Italia è nata e cresciuta una fitta rete di
imprese che hanno fatto la loro fortuna con idee, prodotti e soluzioni pensate
per gestire i processi delle imprese clienti e per inventarne di nuovi, capaci
di garantire un vantaggio competitivo. Si tratta di imprese che lavorano su
piattaforme e su tecnologie di base che nella maggior parte dei casi vengono
ideate e prodotte altrove, ma che per trasformarsi in servizi e vantaggi hanno
bisogno di essere integrate con altre tecnologie e con altre competenze”.
Siamo nell’età post-tecnologica per usare la definizione coniata da The
Economist, in cui il valore dell’innovazione tecnologica non è più misurabile in
performance assolute, ma nella capacità di tradursi in vantaggi competitivi per
le aziende o in servizi più efficienti e più semplici per le persone.
“L’innovazione di prodotto – ricorda Mille – si esprime
soprattutto attraverso opere di eccellenza, ma in nicchie molto specifiche. Ad
esempio la Nch di Bologna nel software bancario, la Hal Knowledge Solutions di
Milano nei prodotti di gestione dei sistemi informativi oppure nell’ambito delle
soluzioni per reti di telecomunicazioni dai laboratori Tilab di Telecom Italia o
nella componentistica elettronica da St Microelectronics”.
Insomma, non
mancano esempi anche illustri, così come non mancano eccezioni alla regola della
“nicchia”.
Ma sono, per l’appunto, eccezioni.
Il cuore pulsante
dell’innovazione Ict nel nostro Paese batte invece sui grandi temi
dell’innovazione di processo.
“In questo ambito – spiega Mille –
la capacità di innovare dipende dalla capacità di capire i problemi e le
opportunità di realtà molto complesse, analizzando le organizzazioni,
intervenendo sui modelli di business e sulla struttura delle imprese. In
sostanza, il valore prioritario che sta alla base dell’innovazione di processo è
la capacità di unire la conoscenza delle imprese clienti con la conoscenza delle
tecnologie. Ovvero nella capacità di portare l’innovazione tecnologica al
servizio delle imprese e delle istituzioni”.
E questo è un valore
distintivo sul quale la competizione internazionale è costretta a fermarsi.
“Sempre più spesso hardware e software sono associabili a delle
commodity, anche quando si parla di prodotti di alto livello e di grande
complessità. Al contrario i presupposti dell’innovazione di processo, vale a
dire le conoscenze legate al business, alle normative, alla cultura,
all’ambiente socio-economico, sono al riparo dalla concorrenza più sfrenata.
Sono un terreno sul quale si opera creando ‘valore’.”
Un terreno,
questo, che ha fatto la fortuna di tante imprese che appartengono al mondo dei
Var, delle software house, dei system integrator, delle società di consulenza.
Tutte imprese che sono partite dalla conoscenza delle problematiche delle
imprese clienti e a questa hanno saputo innestare una profonda conoscenza delle
tecnologie disponibili, sulle quali sono state sviluppate soluzioni che incidono
direttamente sui processi.
Un tessuto di imprese che non ha eguali in Europa
e che ha costruito la propria fortuna sul presupposto che “piccolo è bello”,
ovvero che la prevalenza di piccole e medie imprese italiane avesse bisogno di
fornitori Ict di analoghe dimensioni.
“Oggi lo slogan ‘piccolo è bello’
rischia di essere un freno alla competitività – osserva Mille – perché
la conoscenza dei clienti e lo sviluppo interno non sono più sufficienti per
competere con grandi compagnie che hanno applicato modelli di standardizzazione
sempre più spinti e che possono arrivare con le loro soluzioni anche su clienti
che un tempo erano del tutto fuori dalla loro portata. Serve dunque un salto di
qualità per il trade italiano che fa sviluppo e che crea soluzioni”.
Uno scenario nel quale è facile prevedere che non tutti ce la potranno fare
contando solo sulle proprie forze.
Dunque?
“Dunque – risponde
Mille – serve una politica che aiuti le imprese a creare dei denominatori
comuni, a trovare delle forme di intesa e di collaborazione perché anche per
l’innovazione di processo serve ricerca e sviluppo e servono ingenti
investimenti che aziende di dimensioni medio piccole non sono in grado di
sostenere”.
Peraltro la voglia di innovazione non manca e nemmeno le
opportunità concrete di innovare, sia nel privato che nel pubblico. “Gli
8.000 Comuni italiani e tutte le pubbliche amministrazioni locali e centrali
rappresentano una formidabile opportunità anche alla luce dei progetti di
e-government che si sono messi in moto e che stanno generando risultati
concreti. Si tratta di opportunità che sono il terreno di elezione per imprese
locali. Arrivano anche grazie alla collaborazione con partner di Finsiel
progetti come il Sian (Sistema Informativo Agricolo Nazionale), che contiene la
fotografia digitale del nostro Paese e che consente agli imprenditori agricoli
di consultare mappe territoriali con una precisione inferiore al metro. Oppure
il Servizio Agrometereologico realizzato dalla Sispi, che consente alle imprese
agricole di pianificare le irrigazioni sulla base di previsioni meteo orientate
al mondo agricolo. O ancora, il Portale dei Servizi del Comune realizzato a
Venezia dalla Venis per portare online la maggior parte dei servizi ai
cittadini. Tutti esempi nei quali il lavoro di ricerca e sviluppo ha trasformato
prodotti e soluzioni in innovazione di processo”.
La grande sfida per
le aziende che fanno innovazione di processo è quella di moltiplicare le
esperienze di successo senza moltiplicare i costi di ricerca e di
implementazione.
“E’ necessario trovare un nuovo modello, –
conclude Mille – che permetta a queste imprese di ‘rivendere’ le proprie
soluzioni in altri mercati in una logica di network di imprese partner che
aumenta i profitti per chi fa ricerca e sviluppo e che abbassa la soglia di
accesso per i system integrator che devono scovare nuove soluzioni”.





