È l’ora di reimpostare l’approccio con le banche

Lo consiglia il distributore Executive di Lecco per il quale Basilea2 non è uno scoglio, ma una razionalizzazione dei processi finanziari. A patto di "convertirsi" subito

Banca-cliente: la stretta di mano e il parlarsi guardandosi
negli occhi sono regole che non tramonteranno mai. E questo malgrado Basilea2
che, da quanto abbiamo appreso durante il convegno organizzato sull’argomento,
con l’intento di darne spunti e orientamenti pratici, parrebbe reimpostare i
rapporti di clientela tra chi eroga e chi riceve finanziamenti.
In questo contesto anche il distributore – che spesso funge da tramite tra reseller
e banche – ha il suo bel daffare, visto che a volte (a dire il vero, molto spesso)
si trova a finanziare i rivenditori e pure i clienti dei rivenditori.
Ma è piuttosto positiva Rita Pinchetti, amministratore
delegato e responsabile finanza di Executive, quando afferma: «Credo
che Basilea2 sia un’opportunità per gli operatori di canale»
.

Alla base del suo stato d’animo, una serie di argomentazioni pratiche
su cui vale la pena di soffermarci.
A partire dalla considerazione che: «Non c’è motivo per cui
il sistema bancario non continui a supportare, come ha sempre fatto, lo sviluppo
dell’impresa italiana»
. Vero è che il settore informatico
è sempre più considerato a rischio. Uno scotto da pagare anche
rispetto a chi gestisce un’azienda "sana". E Rita Pinchetti a tale
proposito è schietta. Secondo il suo parere nei rapporti personali con
le banche (perché il rapporto personale continua a essere una variabile
fondamentale, come ha affermato anche Umberto Colli del Credito
Valtellinese) bisogna sfoderare tutte le proprie capacità di comunicazione,
«bisogna far capire che la propria realtà è diversa.
E bisogna dimostrarlo»
. Come? Partendo dal bilancio. «Attenzione
– avvisa la Pinchetti -: i bilanci non vanno compilati solamente per una
lettura fiscale. è bene, invece, iniziare a entrare nell’ottica di produrre
una documentazione adeguata che metta in risalto la bontà della vostra
azienda»
. Quindi non solo meri numeri scritti, ma anche spiegazioni
dei numeri riportati, obiettivi, ricostruzione dei momenti topici dell’azienda.
«E poi ancora la storia della vostra impresa: una società attiva
da vent’anni è differente da una che ha solo cinque anni alle spalle

– racconta la Pinchetti – perché non dobbiamo lasciare che la valutazione
del comparto Ict sia applicata a ogni singola realtà. Bisogna dire alla
propria banca: sono diverso e lo dimostro»
. In poche parole fate
valutare il rating a chiunque abbia a che fare con la vostra azienda: tutto
sommato anche il cliente finale potrebbe trarre maggiori considerazioni su quanto
siate in buona salute come fornitore.

Mettete l’accento sui vostri punti di forza
«Ma fate sì che i bilanci siano credibili – continua la
responsabile finanza del distributore di Lecco -. Mi capita spesso, infatti,
di leggere bilanci dove sono esaltate le capacità di esportazione: questo
è un dato che va bene a livello accademico. Non per il nostro settore»
.
Quello che occorre iniziare a rendere pubblico è un vero e proprio business
plan. Con dati sui propri target, con evidenziazione del mix di attività
e tutto il resto.
Quindi attenzione a un’altra variabile interessante: il bilancio va redatto
pensando che a leggerlo non sarà più solo ed esclusivamente il
fisco, bensì altri interlocutori che hanno bisogno di assumere, della
vostra realtà, una serie di informazioni. Così come è fondamentale
pensare che queste informazioni possano essere conservate, magari da una banca,
per il futuro. «Informatevi che tipo di supporto informatico e di
archiviazione è in essere presso la vostra banca»
. Facilitare
la lettura è una buona carta di presentazione e potrebbe favorire i "rapporti".
E dalle banche fatevi dare una stampa del bollettino dei protesti: potreste
scoprire cose molto interessanti. Lo dice Executive che, per i propri reseller,
è abituata a capire se il cliente finale è un buon acquirente
o meno.

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