Vanity Fair. Ovvero l’edonismo eletto a modello economico di successo.
Lush. Ovvero: lussureggiante, succulento, appetibile, piacevole al gusto o
all’olfatto, soddisfacente i sensi o la mente, riccamente adornato, addirittura
voluttuoso, dolce all’eccesso e pure ubriacone.
Forse è il termine giusto
per descrivere la nuova sfida del mercato. Chi parlerà per primo del lushware?
E siccome in fatto di domande retoriche non siamo secondi a nessuno, nemmeno
ai Pooh, non saremo certo noi a fermare la musica del neologismo assumendocene
da subito le responsabilità. Cosa potrà essere il lushware?
I bene informati
in fatto di tendenze, cioè coloro che lavorano a cotè del mondo pubblicitario,
quelli danno del tu all’anima del commercio, stanno dicendoci che torneranno di
moda gli anni 80. E’ un fatto non tanto di corsi e ricorsi, quanto di riflusso
politico, quindi economico, quindi sociale. “Life and style” degli anni 80
significa, coram populo, superficialità.
Cosa siano stati reaganianamente
parlando, ce lo ricordiamo tutti. Quello che abbiano prodotto, socialmente e
culturalmente, ha determinato, che piaccia o no, un tragitto di progresso che,
poi, ha deviato dal proprio corso, generando mostri e mostriciattoli di cui oggi
ne scontiamo gli effetti.
Ma è la via economica di quello sviluppo che ha
marchiato l’interesse di chi, oggi, prova a riproporre il sistema.
Il
ragionamento che c’è sotto, se il fenomeno si conferma, potrebbe essere questo:
se il necessario non funziona e non basta a generare surplus (reddito?) proviamo
con l’effimero.
L’edonismo in versione riveduta e corretta potrebbe essere
anche una chiave di soluzione del secondo mandato del presidente Usa (che qui ci
interessa perché riconosciamo l’influenza che ha sui meccanismi economici
globali, e quindi anche nostri), che potrebbe decidere di chiudere certe
posizioni passive in senso assoluto, con una lettura a tratti anche surreale.
E’ nelle sue corde.
Siamo nel campo delle ipotesi.
Ma questo è
proprio il momento di farle.
Verrà il momento della fiera della vanità in
tutti i campi. Dell’attraenza, della piacevolezza.
Forse anche nel nostro
settore.
Ci saranno società che proveranno a vellicare gli istinti reconditi
per sfondare là dove i bisogni hanno fallito.
Quello sarà il momento del
lushware.
Un misto di tecnologia e prassi, di quotidiano e voluttuario, di
necessario e superfluo.
Le basi le abbiamo già tutte, dall’Umts al digitale
terrestre, dal VoIp alle 300 caselle di posta che uno ha…
Qualcuno di sicuro
farà fortuna.
Ma se invece di qualcuno, saranno in tanti, allora avremo un
nuovo modello economico di successo.
Che durerà, oltretutto.
Come quello
degli anni 80.
Così anche Raf troverà una risposta.





