L’evoluzione dell’area richiede figure professionali che sappiano affiancare a una tradizionale conoscenza tecnica e specialistica anche competenze prettamente manageriali, in grado di interagire con le varie attività del business aziendale. Al via un nuovo master a Milano.
Il ruolo strategico che sta sempre più assumendo la supply chain in azienda richiede competenze che devono evolversi con la vision più ampia che larea è chiamata a gestire. Oggi il supply chain manager è visto soprattutto come un supertecnico e uno specialista, ma la sua funzione va via via acquisendo allinterno dellazienda anche unimpronta più manageriale. Alla luce di queste considerazioni, realtà come il Mip Politecnico di Milano e Ailog (associazione italiana di Logistica e di supply chain management) con il supporto di Pegaso, hanno creato il primo "Corso executive in Gestione strategica della supply chain" con lobiettivo di fornire una preparazione a tutto tondo a questa funzione in evoluzione. Di tutto questo ne parliamo con Mario Vavassori, docente Mip, Politecnico di Milano, nonché presidente Od&M (società di consulenza direzionale). Abbiamo analizzato con una serie di indagini approfondite gli skill necessari per gestire in azienda la supply chain – osserva Vavassori – per cui abbiamo individuato cinque aree di competenza. La prima, relativa alla gestione operativa, consiste nella pianificazione delle scorte, nella gestione della domanda, organizzazione dei trasporti, dei magazzini, pianificazione della produzione e in genere si riferisce a tutte le attività che i responsabili attualmente svolgono. Questa è lattività più tradizionale allinterno della supply chain, un ruolo che in azienda spesso viene ricoperto dal "direttore acquisti e logistica". Oggi, tuttavia, oltre a questa attività, si tende a considerare anche tutta larea relativa alla gestione dimpresa, che fa riferimento al general management e che riguarda una visione più allargata del ruolo, nel senso che, per esempio, vanno presi in considerazione anche gli aspetti economici, lanalisi organizzativa e in generale la valorizzazione di tutte le attività che vengono svolte nellarea della supply chain". In questambito, secondo Vavassori va anche considerata la gestione organizzativa delle risorse, sia economiche sia umane, ma va anche sviluppata una capacità di gestione per processi, in quanto questultima area coinvolge linsieme del processo di business e lo sviluppo di nuovi prodotti.
"La terza area individuata – riprende il docente – è quella della gestione dellinnovazione tecnologica a supporto della supply chain. Va detto che negli ultimi tempi la tecnologia ha viaggiato velocemente, per cui sono stati molti i progressi raggiunti nellambito degli Erp, ma abbiamo anche osservato che presso gli utenti da un punto di vista di comportamento e di cultura i ritardi sono enormi. Esiste, quindi, un gap evidente tra offerta tecnologica e utenza. Questo significa che il responsabile della Supply chain dovrà anche sviluppare tutta la parte relativa allapprendimento, organizzativo e gestionale, delle innovazioni tecnologiche e deve anche essere in grado di sviluppare strumenti di e procurement o per la tracciabilità o per lintegrazione allinterno dellazienda delle varie fasi della supply chain. Spesso si osserva che le cadute di efficienza avvengono soprattutto nel passaggio da unazienda allaltra, da un fornitore allaltro o da un fornitore al cliente, fasi queste che sono chiamate "terre di nessuno" perché di solito sono aree non presidiate. Ed è un errore perché, invece, dovrebbe essere il supply chain manager a prendersi cura di queste "terre di nessuno", in quanto potrebbe scoprire che qui ci sono grandi margini di miglioramento di efficienza".
La quarta area di competenza, citata da Vavassori, è quella relativa alla gestione integrata nei vari processi interni e interaziendali. Il supply chain manager deve saper anche sviluppare le tecniche di pianificazione collaborativa, di gestione dei fornitori, di valutare quali sono i modelli e gli strumenti necessari per gestire in outsourcing alcune attività, come pure lintegrazione tra la logistica classica, customer service e gestione del credito. In definitiva si può parlare di progetti di integrazione e collaborazione di tutta la filiera.
Infine la quinta area, riguarda la capacità di saper gestire il ruolo strategico della supply chain allinterno dellaziendale, dal momento che se ben gestita rappresenta un grande vantaggio competivo, anche in vista dellapertura a mercati internazionali.
"Da unindagine condotta presso vari responsabili della logistica – riprende il docente – abbiamo avuto la conferma che la funzione è più sbilanciata verso la gestione operativa e linnovazione tecnologica piuttosto che verso la gestione dimpresa, che coinvolge di più gli aspetti economici e i processi di pianificazione. Per cui attualmente i manager del settore non sono in grado di governare lintero fenomeno, che invece è un requisito fondamentale. È necessario, quindi, che i responsabili della supply chain acquisiscano maggiori conoscenze di general management e che possiedano una visione più ampia e strategica del ruolo che sono deputati a ricoprire".
In conclusione il supply chain manager è visto come una figura professionale in evoluzione, che ha un percorso abbastanza in salita, in quanto deve sicuramente allargare la propria base di conoscenza, "ma che ha anche buone prospettive economiche – ci spiega il nostro interlocutore -. Recentemente abbiamo intervistato 15mila persone tra dirigenti e quadri e ci siamo accorti che negli ultimi due/tre anni è cresciuto il loro stipendio allincirca del 15%, soprattutto nella grande azienda, contro un valore che è sotto il 2% per gli altri dirigenti. La vera sfida di questa professione è quella di essere più presente presso le medie imprese, mentre lunico elemento un po critico è che la parte variabile non è ancora molto significativa, perché cè una scarsa abitudine a misurare lefficienza e lefficacia di questa funzione".





