I dati emersi dalla nostra indagine “Ict – Professioni & Carriere” confermano che è in continuo aumento nel settore la schiera di donne, peraltro più qualificate, dal punto di vista della preparazione scolastica, dei colleghi maschi. Ma le retribuzioni, al confronto, sono più basse.
La presenza delle donne nell’Ict è in aumento, come ha rivelato l’indagine nazionale “Ict – Professioni & Carriere” condotta da Linea Edp con Assinform e Ictsquare ed elaborata da NetConsulting (si veda Linea Edp n° 24). Sono, infatti, cresciute nel tempo, in quanto hanno rappresentato il 16,7% del campione dell’indagine (contro il 15% della scorsa edizione). È aumentata anche l’età delle figure professionali oggi presenti: nonostante una prevalenza di risorse giovani (circa il 75% delle donne ha meno di 35 anni), e un’età media decisamente inferiore alla media complessiva (di poco inferiore ai 34 anni), cresce la quota di figure professionali con un’età più elevata, segno di una presenza che si sta consolidando. Rispetto all’anno scorso, infatti, sono in crescita le donne con un’età superiore ai 35 anni, oggi una risorsa su quattro.
La presenza femminile, peraltro, si presenta decisamente qualificata, con un livello di scolarizzazione superiore alla media e decisamente superiore a quella maschile. Infatti, le donne diplomate sono poco meno del 20%, contro il 44% degli uomini, mentre due su tre sono in possesso di una laurea (con uno scarto di circa 20 punti percentuali rispetto ai colleghi maschi).
Molti interpretano il dato come una maggiore difficoltà delle donne a entrare nel mondo del lavoro, dove a parità di condizioni devono comunque avere un curriculum più qualificato. In realtà, esiste a nostro avviso una spiegazione più semplice, nel corso del tempo, infatti, il livello di scolarizzazione si è progressivamente innalzato (non solo nell’Ict, peraltro), e quindi è più facile trovare donne, di età inferiore, con un titolo di studio di grado superiore.
Ancora oggi le donne ricoprono in azienda ruoli che richiedono una forte componente relazionale, come gestione, marketing e commerciale, dove è occupata oltre la metà delle rispondenti alla nostra indagine. Sono in aumento le figure consulenziali, dove si rileva una presenza anche superiore a quella degli uomini, e quelle che operano in area sviluppo (anche per l’alta percentuale di donne iscritte a facoltà quali matematica, informatica, statistica), mentre è decisamente marginale la presenza nelle aree più tecniche, come telecomunicazioni, manutenzione e sistemi.
Rispetto agli uomini, le donne oggi non sempre ricoprono ruoli dello stesso livello. Questa situazione non è dovuta a una discriminazione operata nei confronti delle donne, quanto al fatto che tipicamente una donna presenta un livello di seniority inferiore. Una donna su tre, infatti, ricopre l’attuale posizione da meno di un anno e solo nel 13% dei casi presenta una seniority superiore ai cinque anni.
Non stupisce, quindi, il fatto che siano maggiormente frequenti, analizzando l’universo femminile, ruoli diversi da quelli identificati, spesso a supporto delle figure manageriali. Quasi il 20% delle persone che hanno risposto alla nostra indagine si è identificata in ruoli diversi da quelli indicati, gli uomini invece riescono a calarsi meglio nei ruoli definiti. Nelle aree dove le donne sono maggiormente presenti, tuttavia, il divario esistente è stato ormai da tempo colmato; pertanto, se è difficile incontrare direttori tecnici donna o amministratori o direttori di rete e sistemi, sono invece diffusi marketing manager, consulenti e figure che hanno responsabilità di gestione dei progetti.
Penalizzate sul lavoro
Questa differenza di ruoli ricoperta da uomini e donne, insieme alla differenza di seniority, spiega anche perché oggi non si siano ancora appianati i divari nelle logiche retributive (una donna, mediamente, guadagna 30,8 mila euro all’anno, contro i 39,9 mila euro degli uomini).
Quanto tempo occorrerà ancora per vedere definitivamente appianate le differenze che separano donne e uomini? Non è possibile oggi dare una risposta, anche se il recupero del divario iniziale sembra diventare sempre più veloce. Non va, però, dimenticato come ancora oggi poco più della metà delle donne dichiari di sentirsi penalizzata sul lavoro, soprattutto per la posizione occupata e la retribuzione percepita. Questa sensazione è maggiormente diffusa nelle aree aziendali dove la presenza femminile è meno consolidata, come manutenzione e telecomunicazioni. Siamo, quindi, in presenza di un processo che si è solo in parte compiuto, ma che è ancora lontano dalla sua definitiva conclusione.





