Questa volta parliamo di un libro. Vent’anni di It attraverso i passi falsi del marketing.
1° luglio 2004 “Alla ricerca della stupidità” di Rick Chapman è un
volo d’uccello sui piccoli “granchi” e i disastri strategici commessi nel
passato recente da aziende, note e meno, dell’Ict.
Si tratta di una risposta
a un libro cult degli anni 80, che ha fatto scuola in tema di gestione aziendale
per diversi lustri, “Alla ricerca dell’eccellenza: le azioni delle aziende
meglio gestite”, scritto da Thomas Peters e Robert Waterman Jr.
L’autore
ripercorre, con innocente spensieratezza, vent’anni di stupidità aziendale e
miopia gestionale, che hanno decretato la scomparsa di alcune aziende dal
passato glorioso, come Ashton-Tate, di cui ormai pochi si ricordano ma il cui
nome è legato a doppio filo alla nascita di quel potente strumento che è il
database. O ancora, la parabola discendente di alcuni prodotti, come il Pc
Junior di Ibm o lo StarTac di Motorola che, a causa di colpe equamente divise
tra responsabili marketing e tecnici di produzione, sono già obsoleti quando
giungono sugli scaffali del punto vendita.
In una sorta di selezione
darwiniana, quindi, solo i migliori sono destinati a sopravvivere in un universo
così competitivo.
Il successo di alcuni colossi risiede, secondo Chapman,
proprio nell’aver commesso il minor numero possibile di errori “fatali”.
E
che dire, quindi, della tragedia Os/2 di Ibm?
Big Blue era considerata,
all’epoca del lancio del software in questione, l’icona del mercato informatico,
temuta per la sua potenza e per la capacità di generare profitti da qualsiasi
iniziativa. Il collasso di questo sistema operativo, secondo l’autore, ha
spianato la strada a nuove realtà come Compaq, Dell e Gateway, oltre che alla
stessa Microsoft.
Chapman analizza anche il lento declino di Novell, che ha
legato il suo nome ai sistemi operativi di rete, costretta a chinare il capo di
fronte all’ascesa di Windows Nt e dei sistemi operativi open source, Linux in
testa, nell’universo dei server.
E questo a causa di una serie continua di
micro e macroscopici errori di marketing.
Un capitolo intero è, poi,
dedicato alla disamina dell’esplosione del fenomeno Internet, della bolla
speculativa delle “dotcom”, che ha travolto molte piccole realtà del software e
favorito, per contro, l’affermazione di alcuni fenomeni.
Il modello di
vendita diretta di Dell si è dimostrato vincente, anche in virtù di
un’attenzione spinta alla logistica. eBay prospera ancora, per contro, il
venditore di giocattoli online eToys è stato uno dei fallimenti più clamorosi di
quel periodo.
In realtà ce n’è anche per Bill Gates e soci, colpevoli di
aver lanciato Windows 2000 durante il picco massimo di vendite del precedente
sistema operativo desktop, Windows 95, ponendo di fatto in concorrenza diretta i
due prodotti (si parla, in questi casi, di cannibalismo). Tuttavia, questo si è
rivelato un errore non fatale, soprattutto visto che, prima o poi, chiunque
avesse voluto aggiornare il proprio sistema operativo desktop, si sarebbe dovuto
rivolgere, giocoforza, a Microsoft, che deteneva una posizione di indiscusso
monopolio.
In un panorama a tinte fosche, quindi, nel quale sembra prevalere
la consapevolezza dell’ineluttabilità del destino di alcune organizzazioni,
spicca comunque l’ammirazione dell’autore per il colosso del software, la cui
unica, vera, pecca è di aver inventato la fastidiosissima graffetta parlante di
Office…





