Un percorso evolutivo, partito molti anni fa, ha portato a un radicale cambiamento delle infrastrutture di rete. Nuovi standard stanno modificando la visione strategica della comunicazione aziendale.
La generalizzazione del concetto di convergenza, utilizzato in senso lato per indicare l’unificazione di soluzioni voce e dati e di reti fisse e mobili, per non parlare dell’Information con la communication technology, impone una pausa di riflessione per non disperdersi su un insieme di funzionalità e architetture non sempre facili da seguire nelle loro evoluzioni.
Il punto di partenza di ogni considerazione è ovviamente che il mondo delle reti, e in generale dell’Ict, appare interessato da cambiamenti profondi. Tali cambiamenti coinvolgono non solo le società che utilizzano apparati e infrastrutture per la realizzazione del proprio business, ma anche, necessariamente, i fornitori di tecnologie, chiamati a soddisfare esigenze che sono molto diverse e che coinvolgono non solo la singola azienda ma l’intera filiera delle società coinvolte nella realizzazione di beni e servizi di uno specifico settore di mercato. Sino a giungere all’utente finale che utilizza progressivamente in modo crescente le reti trasmissive per accedere direttamente ai servizi erogati da un’azienda. Questo processo di coinvolgimento ingenera indubbiamente una certa complessità perché sovrappone fenomeni evolutivi da tempo convergenti, come quelli che hanno portato alla coniazione del termine Ict stesso, con fenomeni più recenti derivanti dalla diffusione de reti Ip e dal desiderio degli operatori, e delle aziende, di realizzare infrastrutture più semplici e con un Tco più basso. Anche in questo caso, però, va osservato che non si parla di novità assoluta ma di un percorso iniziato negli anni 80 con le prime reti a pacchetto e proseguito negli anni 90 con le reti pubbliche e private frame relay, le prime Vpn e gli sviluppi nel campo della compressione, che hanno permesso di trasportare sulle stesse linee fonia e dati. Dove sta la novità, verrebbe allora da chiedersi? A prima vista sembrerebbe che quanto riferito come convergenza non sia che una semplice e lineare evoluzione di un fenomeno in atto da tempo derivante dalla disponibilità di nuove tecnologie (ammesso e non concesso che Ip sia da considerare una nuova tecnologia) a più alte prestazioni.
In effetti, quello che in parte lo era ha assunto nell’ultimo periodo un aspetto del tutto nuovo, con il concretizzarsi di una vera e propria discontinuità rispetto a quello che nel passato era considerata convergenza. Un primo elemento di questa discontinuità è la diffusione di reti geografiche ad altissima velocità e di reti urbane e metropolitane a velocità ancora maggiori, che permettono di disporre di soluzioni end-to-end a larga e a larghissima banda, complice in questo la tecnologia Adsl. A questo si aggiungono i rilasci di nuovi standard, come l’Mpls per le reti Vpn, o il Sip, per la connessione in rete di terminali Ip nativi multimediali.
Un’evoluzione che coinvolge l’utilizzatore
È quindi l’intero quadro delle tecnologie di rete che è in evoluzione, e che coinvolge più direttamente l’utilizzatore finale e le società che a esso si rivolgono con servizi e apparati, come pure il mondo delle applicazioni e delle soluzioni per comunicare. In effetti, quando si parla di reti convergenti si finisce generalmente col riferirsi al trasporto di fonia e dati sulla stessa rete infrastrutturale. Niente di più fuorviante, o perlomeno riducente. Questo si fa almeno dagli anni Settanta con semplici (si fa per dire) multiplexer dinamici. Il concetto di convergenza nella interpretazione attuale è centrato sulla multimedialità della comunicazione. In pratica si riferisce, e va riferito, alla possibilità di trasportare su un circuito fisico o virtuale della rete voce, dati e video all’interno della stessa sessione. Questo fatto discriminante, rispetto ai primi tentativi di convergenza che permettevano il trasporto di voce e dati su circuiti virtuali diversi nelle reti degli anni 90, è la vera novità alla base di un’ampia classe di servizi innovativi in via di erogazione da parte degli operatori nonché di soluzioni sia di rete che di comunicazione da parte dei produttori.
Ovviamente organizzare reti e apparati per trarre beneficio da questa evoluzione non è facile, perché realizzare sistemi in cui una sessione possa trasportare voce, dati, video o un mix qualunque di questi implica un’elevata complessità sia a livello di piattaforme (che tale informazioni devono trasportare in modo comprensibile) che per quanto concerne l’aspetto gestionale. Indispensabili non sono solo, quindi, gli apparati che supportino di base nuove applicazioni ma anche strumenti di gestione dei sistemi e un’adeguata proposta di apparati e servizi da parte dei produttori.
L’evoluzione delle tecnologie di comunicazione non si limita comunque a nuove architetture di rete, al diffondersi di sistemi di Ip Pabx o di contact center, ma si sta espandendo sino a comprendere nuove architetture, che sono progressivamente inglobate nell’intero sistema Ict aziendale. I server e i sistemi di storage, che costituiscono i tre tier di una soluzione It, possono essere distribuiti in rete tramite architetture standard di comunicazione e sistemi basati su fibre ottiche, cosa che permette di pensare a nuove architetture aziendali per la distribuzione dei dati in ambito urbano ed extraurbano, anche se ciò complica sia la realizzazione che la gestione dei sistemi che ne risultano.
Per ciò che concerne le tecnologie di rete, il consolidarsi della convergenza sta portando alla diffusione di una loro nuova generazione che al vecchio modello di soluzioni proprietarie sta sostituendo un modello aperto, con una componente crescente degli apparati nodali basati su hardware e software standard di mercato, sia a livello di board sia di server e architettura dei bus. Il contraltare di questa semplificazione risiede nella crescente complessità per ciò che riguarda i servizi erogati, che devono prevedere livelli di gestione decisamente più complessi delle reti tradizionali. Oltre a un’infrastruttura adeguata in termini prestazionali, occorre poi conoscere come utilizzare al meglio l’infrastruttura di cui si dispone e come ritagliarla sulle esigenze degli utilizzatori interni e soprattutto dei propri clienti.
L’impatto del VoIp sul cambiamento generale
Nel quadro del fenomeno globale della convergenza, e spesso usato come sinonimo, è contenuto quanto riferito come VoIp nonché le relative tecnologie abilitanti, che poi consistono nelle reti di base per il trasporto delle sessioni Ip, nei nuovi Pbx o contact center, che sono l’elemento di gestione delle sessioni stesse, e dei terminali Ip fisici o logici (riferiti come softphone e residenti su pc fisso o portatile).
Prima di osservare cosa sta avvenendo dal lato piattaforme e apparati è però opportuno considerare che la telefonia, e nello specifico la telefonia su Ip, è uno degli elementi di fondo di un’altra evoluzione in atto e cioè la convergenza tra reti fisse e reti mobili. Con il crescere delle esigenze di contatto e mobilità e con il proliferare di offerta di servizi wireless, si presenta il problema dell’integrazione di tali tecnologie
all’interno dell’azienda. Per molti aspetti si tratta di un problema puramente di interfaccia e già sono numerosi i centralini aziendali Ip based o adattabili all’Ip che possono gestire la telefonia mobile e applicazioni di messaggistica unificata. L’argomento dell’Ip, dei Pbx e della mobilità introduce a quella che rappresenta l’aspetto più visibile e percepibile della convergenza da parte dell’utente finale. Le ultime generazioni di Ip Pbx esemplificano, infatti, il concetto di convergenza inteso in senso lato.
Sul mercato sono disponibili, infatti, soluzioni di diverse dimensioni in termine di utenza e derivati supportati, che integrano Ip e Tdm, voce/dati/video, funzioni di Pbx classiche, funzioni di contact center, funzioni Ivr, di call distribution, di messaggistica unificata, fax, di switch Lan, di gestione di utenza fissa tramite connessioni dirette e connessioni Lan (per esempio per telefoni Ip o softphone), di utenza mobile afferente da Access point dect o di altri standard, di distribuibilità locale o remota (tramite Vpn) di utenza. Come è possibile osservare la discontinuità rispetto alle soluzioni della generazione precedente è notevole. Soprattutto se si considera che si tratta di un settore in cui per almeno tre decenni la più grossa novità è consistita nel passaggio alla commutazione Pcm e allo standard Isdn. Inoltre, cosa ancor più sorprendente per la rapidità del fenomeno, a una visione tipicamente proprietaria si è sostituito un approccio basato su standard di mercato, e questo sia per ciò che riguarda la piattaforma hardware, con una tendenza crescente da parte dei produttori ad adottare soluzioni basate su server, che per ciò che riguarda il sistema operativo adottato (da Unix a Linux a Nt) e i moduli funzionali software.
Una strategia di prodotto basata su architetture
Se si osservano soluzioni di recente introduzione sul mercato da parte di società da tempo presenti in Italia, come per esempio l’ultima versione dell’OmniPcx Office di Alcatel o la piattaforma multimediale Mcs 5100 di Nortel Networks, la rottura rispetto agli approcci precedenti appare evidente, così come evidenti appaiono i vantaggi per un utilizzatore. Percorso analogo è adottato poi anche da altri produttori, come Selta, che ha sviluppato una linea basata su standard anch’essa integrante un ampio insieme di tecnologie di ufficio, Promelit, Siemens, Avaya, Cisco o 3Com.
In pratica, diventa possibile sostituire a una pletora di apparati diversi una piattaforma in cui sono confluite le funzionalità di numerosi diversi apparati (per non dire tutti, vista l’ampiezza delle funzioni inglobate) tra quelli che si hanno usualmente in ufficio. A costi, tutto sommato, che ora cominciano a essere comparabili con quelli di soluzioni Tdm.
Un altro aspetto è che queste soluzioni “fortemente” convergenti non appaiono più essere isolate bensì inserite dai produttori come quelli citati all’interno di architetture infrastrutturali estese e atte a garantire una continuità nel tempo agli utilizzatori. Per esempio, per Alcatel la sua soluzione di gestione unificata delle informazioni (Uim) consiste di un’architettura con una sua precisa roadmap evolutiva che comprende piattaforme e applicazioni esistenti sia Alcatel che di terze parti e che comprende al suo interno soluzioni di messaggistica, applicazioni di comunicazione unificata e applicazioni contact center. Va osservato che Alcatel è approdata alla strategia concretizzatasi in Uim dopo un percorso evolutivo che l’ha vista affermarsi in settori quali i contact center e l’Ip communication. È dalla fusione di queste due realtà che è infatti derivata Uim, volta a permettere una miglior cooperazione, interazione e realizzazione di attività collaborative, abbattendo in sostanza le barriere di spazio e di tempo connesse all’utilizzo di terminali, da quello telefonico al palmare, anche profondamente diversi. Uim ha un nucleo centrale dotato di funzioni e strumenti software che agiscono da integrazione delle diverse tipologie di applicazioni e funzioni erogate, non solo per quelle di proprietà Alcatel, ma anche per quelle di terze parti che aderiscano agli standard internazionali affermatisi. Questo strato software nel cuore di Uim si comporta come un motore di middleware che permette il dialogo tra applicazioni di fonia, di contatto o di messaggistica sia di Alcatel che di terze parti o di applicazioni quali il Crm o l’Erp. A questo aggiunge la gestione dei protocolli e le conversioni necessarie per rendere compatibili i messaggi voce o dati scambiati tra terminali di utente con caratteristiche diverse, anche in tal caso sia di produzione Alcatel che di altri. Un tale approccio, per esempio, rende possibile trasmettere e ricevere informazioni senza curarsi di dove si trova il destinatario, che tipo di terminale dati o voce usa, se si trova connesso a una rete fissa o mobile. È il software Uim (e della sua componente OmniTouch) che si preoccupa di effettuare il reinstradamento della chiamata al chiamato in modo trasparente, in qualsiasi parte dell’azienda o del mondo si trovi. Cosa che, per esempio, permette di ascoltare una mail per telefono in linguaggio naturale.
Un discorso analogo può essere fatto anche per l’altro big della fonia e delle reti citato, Nortel Networks, che ha sviluppato un’architettura, riferita come “Architecture for the Converged Enterprise” (Ace), che poi non è altro che la concretizzazione della sua vision OneNetwork per l’azienda del futuro definita nel corso dello scorso anno. Ace è un insieme di piattaforme, servizi e applicazioni che definisce un ambiente di rete convergente il cui obiettivo dichiarato è di eliminare i confini fisici tra le reti e i confini logici tra i servizi erogati o trasportati a livello di rete, il tutto in un quadro convergente. È strutturata in livelli, specializzati per applicazione, la gestione dei diversi tipi di client, i servizi di comunicazione, (che prevedono il supporto di terminali che vanno dall’H323 al Sip), i servizi di rete dati, gestione e sicurezza.
Un aspetto saliente in chiave evolutiva dell’architettura è che i diversi livelli sono estensibili con nuove funzionalità, sono aperti ad applicazioni di terze parti e sono basati su standard che ne rendono possibile l’interoperabilità in ambienti multivendor quali sono sovente quelli di rete pubblica.
In definitiva, quindi, se si osserva lo scenario tecnologico, si percepisce come, dopo anni di annunci spesso con scarsi contenuti o una reale praticabilità delle tecnologie proposte (in primis per i costi elevati), si vada ora verso l’unificazione delle infrastrutture e delle applicazioni. I benefici per le aziende si preannunciano consistenti, sia in termini economici che per quanto concerne, soprattutto, la stessa operatività aziendale.





