La riorganizzazione ha premiato nel 2003 il bilancio di Datamat

Dopo un 2002 difficile, in cui ha accusato forti perdite, lo scorso anno la società si è riconcentrata sul core business ed è riuscita a chiudere in utile e con un fatturato in crescita del 13%. Nuovi prodotti, acquisizioni e partnership tecnologiche hanno supportato il rilancio.

Pur in un anno molto difficile per il settore dell’It come il 2003, Datamat è riuscita a innestare una marcia in più e a risalire la china di un precedente esercizio chiuso in pesante perdita (per 28,6 milioni di euro) ritrovando la strada dell’utile e della crescita del fatturato. Il gruppo, infatti, la cui attività si estrinseca nella fornitura di prodotti, sistemi e servizi integrati in ambito Ict, ha chiuso il 2003 con un fatturato di 184 milioni (+13%), con un Ebitda di 23,5 milioni e un utile netto di 5 milioni. Il perché di questo forte recupero l’abbiamo chiesto a Franco Olivieri, presidente di Datamat.

Come avete fatto, in un contesto economico certamente poco favorevole, per non dire in crisi, a ribaltare i risultati di bilancio del vostro gruppo in un anno?


“In realtà le azioni di recupero sono iniziate già nel 2001 quando il top management si è reso conto che alcuni investimenti fatti al tempo della quotazione in Borsa, nel 2000, o ancora prima di quell’anno, non avrebbero dato i ritorni che si aspettavano, visti anche i cambiamenti in atto sul mercato. Per cui si è cercato di recuperare, riconcentrando le attività di business sui settori tradizionali, dove le condizioni di mercato erano tali che comunque avrebbero permesso prospettive di crescita significative. Nel contempo, Datamat ha avviato qualche dismissione e si è riorganizzata, per cui tutte queste azioni hanno consentito un recupero degli indici di redditività che si è dimostrato chiaramente nel 2003, anno in cui siamo ritornati in utile e l’azione ha avuto un forte recupero, superiore agli indici di mercato”.

Oggi siete organizzati in tre divisioni, contro le quattro di prima, in quanto a Banche e Finanza e Telco, Media e Utility, recentemente avete affiancato Governo e Istituzioni, dove sono confluite le divisioni Difesa/Spazio e Pa/Sanità. È un ulteriore ripensamento delle vostre strategie?


“Le abbiamo unite perché pensiamo che ci sia una forte affinità tra i due mercati con tematiche anche operative molto simili. Per cui abbiamo ritenuto inutile tenere due sovrastrutture, che in molti casi s’intersecavano e si sovrapponevano. Oggi la divisione Governo e Istituzioni è la più importante perché pesa per il 45% del nostro fatturato, seguita da Banca e Finanza con il 32% e il resto va a Telco, Media e Utility e altri mercati minori”.

Oltre a un’attività di system integrator a 360 gradi sviluppate anche prodotti vostri, come il recente Sdb Matrix per il mondo della finanza. Quali strategie sottendono a questi sviluppi software, peraltro economicamente impegnativi?


“Questo progetto risale al 2001, quando la società ha cercato di trovare una soluzione innovativa da proporre al settore finanziario. Tra le varie materie prese in esame abbiamo constatato che meritava di essere approfondita quella che riguardava appunto tutta la tematica relativa ai prodotti che le banche utilizzano per soddisfare i criteri di vigilanza operativa che periodicamente la Banca d’Italia impone a tutti gli istituti. Dal momento che in quest’area avevamo già una certa competenza, e quindi sapevamo che esistevano dei prodotti abbastanza obsoleti, convinti che questi temi avrebbero avuto un futuro, ci siamo dati da fare per trovare dei partner che avessero valide competenze applicative in quest’area. La scelta è caduta su Rdb & Open Systems, una realtà di Brescia che già aveva un valido know how proprio in quest’ambito, con la quale abbiamo fondato la società Sdb, che sta per Sistemi Direzionali Bancari, con l’impegno di sviluppare il nuovo prodotto che si è concretizzato alla fine del 2003. Oggi, dopo una fase di installazioni pilota, abbiamo iniziato la campagna di promozione e vendita”.

E sul fronte delle telecomunicazioni, come vi state muovendo?


“Dopo la ristrutturazione, anche in ambito telecom ci siamo concentrati sulle cose che facevamo prima, sostanzialmente prodotti e sistemi che rientrano nelle due categorie Oss (Operation support system, ndr) rivolta alla gestione delle infrastrutture di rete, e Bss (Business support system, ndr) che si riferisce alla gestione amministrativa e dei clienti. La nostra parte di attività predominante è nell’ambito della categoria Oss, quindi gestione della rete, strumenti a supporto dell’erogazione dei servizi di rete e così via, ma abbiamo anche attività nell’area del Bss perché facciamo applicazioni di Business intelligence. I nostri clienti sono tutti i pochi operatori presenti nel nostro Paese. In particolare, per Tim nel 2003 abbiamo realizzato un sistema, che si chiama Ants, acronimo di Automatic Network Test System, che serve a monitorare il funzionamento delle reti mobili. Nello specifico consente di rilevare quali sono gli errori sistematici presenti nel sistema, a identificarli e rimuoverli consentendo agli operatori di elevare l’efficienza e la continuità del servizio fornito e, quindi, di recuperare rapidamente un fatturato che diversamente sarebbe perso. Si tratta di una soluzione molto complessa, che Datamat ha messo a punto nel corso del 2002 con il contributo della società Tlld, di cui per l’occasione abbiamo acquisito il ramo di attività che aveva una precisa specializzazione nell’ambito di strumenti di misura delle reti e di verifica del loro funzionamento. Trasferendo il loro personale e know how al nostro interno e sotto la nostra completa responsabilità, abbiamo sviluppato il prodotto, che ormai è operativo da più di un anno e che sta attirando l’attenzione anche di operatori esteri”.

Tra i temi caldi del momento c’è la sicurezza. Come seguite quest’area?


“Attraverso il consorzio Thyraeus, creato da Datamat assieme alla società americana Ewa, che opera nella sicurezza informatica, seguiamo tutte le problematiche legate al settore e insieme ci stiamo attivando per sviluppare nuove soluzioni e avviare azioni commerciali. Il nostro approccio è quello di affrontare il problema non solo dal punto di vista di protezione dei processi e delle tecnologie, ma anche da quello fisico delle infrastrutture. E anche in quest’ambito abbiamo già fatto dei progetti interessanti: per esempio, forse pochi sanno che abbiamo realizzato sofisticati sistemi di video-sorveglianza in alcuni campi di calcio nazionali, tra i quali l’Olimpico”.

E per l’anno in corso, quanto pensa-te di crescere e in quali mercati?


“Pensiamo di crescere essenzialmente per linee interne nei segmenti in cui siamo già specializzati, ma non escludiamo di guardarci attorno e di poter cogliere nuove opportunità di acquisizioni di piccole e medie entità, dopo aver verificato che il loro inserimento in Datamat dia risultati immediati e con pochi problemi di integrazione. Come è successo nel 2003 con una società di Bologna, la Net Service, di cui oggi abbiamo acquisito una partecipazione di minoranza, con però la prospettiva di aumentare la quota, che ha un’elevata competenza applicativa nell’ambito della giustizia. In un momento in cui il Governo dà molta importanza a questi temi, e in particolare agli aspetti di e-government, con questa società abbiamo partecipato alla gara dell’automazione del Processo telematico della giustizia civile, che abbiamo vinto, e che oggi è già in una fase di sperimentazione su 7 siti pilota. Quindi, sicuramente per il 2004 avremo ancora un risultato positivo netto e pensiamo di crescere di un ulteriore 10% nell’Ebitda che l’anno scorso è stato di 23,5 milioni di euro. Se poi la ripresa del mercato ci aiuta, potremo crescere anche di più, ma l’obiettivo principale è il consolidamento di quanto abbiamo fatto fino ad ora”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome