Le intranet in Italia: si può fare di più

Il secondo report dell’Osservatorio Intranet Files, curato dal Mip e da Webegg, evidenzia la relativa immaturità “strategica” delle intranet nel nostro Paese.

13 maggio 2004

Sostanzialmente, il 2003 ha confermato le tendenze già emerse in Italia l’anno precedente, senza registrare grandi novità. Questo è quanto sancisce l’ultimo rapporto annuale dell’osservatorio Intranet Files curato dal Mip, Politecnico di Milano, e da Webegg. Dal campione di 50 aziende medio-grandi analizzate nell’indagine (erano 29 i casi valutati nel report precedente) si evince che l’utilizzo delle intranet nel nostro Paese è ancora riduttivo, limitato perlopiù a funzionalità di supporto e di comunicazione ma poco presente nei processi core.


La maggior parte dei casi analizzati (31) rientra in quelle che il Mip definisce "intranet istituzionali" (funzionalità di publishing e self service prevalentemente per comunicazione interna, amministrazione e controllo, gestione risorse umane); solo 11, seppur in crescita percentuale sul 2002, sono quelle "operative" (supporto di operazioni primarie nella catena del valore, con presenza di integrazione legacy e collaborative work), mentre continuano a scarseggiare quelle di knowledge management (trasversali ai processi e dotate di funzioni di document management e community), presenti in 8 realtà.


Emblematico è anche il fatto che in solo sei situazioni i percorsi evolutivi della "rete interna" sono stati in linea con quanto dichiarato dall’azienda campione nel 2002.


Evidentemente, la rilevanza strategica attribuita alla intranet è in molti casi bassa e comunque vincolata a investimenti contenuti e di breve termine, e manca in genere una infrastruttura tecnologica comune che consenta una vera integrazione con il sistema informativo aziendale.


In linea con questa considerazione, si segnala la significativa presenza di soluzioni sviluppate ad hoc con budget limitati (16 casi) e la tendenza diffusa a gestire i progetti con risorse interne (44 casi).


Nonostante alcune eccezioni positive, non viziate dalle scarse ambizioni iniziali, nel nostro Paese le aziende tenderebbero insomma ad "accontentarsi" di quanto già realizzato, anche perché in genere una intranet consente di ottenere risultati tangibili con scarsi investimenti.


Per fare un salto qualitativo, «bisogna avere il coraggio di diminuire il Roi, entrare in una logica infrastrutturale che porti alla capacità di creare valore», come ha suggerito Mariano Corso, uno dei coordinatori del progetto del Mip.


E proprio per misurare il valore di una intranet, operazione sempre fondamentale per giustificare un investimento ma che attualmente sembra trascurata, l’Osservatorio del Politecnico di Milano propone un framework metodologico per valutare i benefici in termini di maggior efficienza ed efficacia ma anche i vantaggi infrastrutturali (una buona infrastruttura comune consente di implementare via via nel tempo servizi già "pagati").


Il bilanciamento tra benefici e costi, identificando sempre i servizi erogabili in accordo con l’architettura tecnologica, consente di tendere alla massimizzazione del valore.


Come e ancor più di molti progetti di natura applicativa, sostiene chi ha curato l’indagine, una intranet non va vista come un progetto a sé ma come processo continuo, che deve sottostare a una roadmap di cambiamento che parta da premesse tecnologiche e organizzative, rimettendo magari in discussione molte scelte già fatte.

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