L’evoluzione dell’infrastruttura pone al centro la supply chain

Per i produttori di computer e periferiche, come Dell, che devono offrire prodotti sempre al passo con i tempi, risulta imperativo poter contare su soluzioni all’avanguardia per quanto riguarda la gestione dei magazzini e dei rapporti con i fornitori.

Se per la maggior parte delle aziende manifatturiere la gestione della supply chain e dell’approvvigionamento dei magazzini rappresenta un problema primario, per i produttori di computer e periferiche assume una rilevanza ancora maggiore. Il lasso di tempo che intercorre tra l’uscita sul mercato di un nuovo componente, sia esso un processore, una scheda grafica, o un banco di memoria, e la sua obsolescenza, ormai si calcola nell’ordine di mesi o addirittura di settimane. Dell, che ha sempre posto attenzione alla gestione della propria supply chain e che ha fatto dell’approccio build-to-order anziché di quello build-to-shelf il proprio fiore all’occhiello, negli ultimi tre anni si è adoperata molto allo sviluppo di nuove soluzioni, che sono state illustrate a Linea Edp da Randy Mott, senior vice president e Cio, in carica dal 2000.

La logistica dei siti


L’azienda dispone di fabbriche in ognuna delle quattro parti del mondo: tre impianti in America, uno in Irlanda, uno in Cina, uno in Malesia e uno in Brasile.


Per una migliore gestione dei processi di produzione e per essere pronti ad affrontare qualsiasi esigenza di scaling, dettata dall’eventuale aumento dei volumi di business in una qualsiasi delle proprie aree di influenza, Dell ha scelto di dotare anche tutti gli impianti produttivi dei medesimi sistemi e applicativi, decisione che ha portato con sé l’ovvia conseguenza di un abbattimento dei costi di supporto dell’infrastruttura. L’adozione, inoltre, di una serie di tool per la gestione della catena del valore e la costruzione di una rete di link diretti con i fornitori, ha messo l’azienda nella condizione di poter monitorare costantemente e in tempo reale lo stato dei magazzini e di organizzare un ciclo continuo di rifornimento degli shelf (ogni due ore circa). “In questi tre anni abbiamo costruito una soluzione che ci permette di tenere un livello di inventario che in tutto il mondo, indipendentemente dall’aumento a catalogo dei prodotti finiti, a nostro avviso, nessuno ha mai avuto”, ha specificato Mott.


Nella scelta delle tecnologie da utilizzare per le relazioni end-to-end con i supplier, l’azienda texana non ha voluto imporre un modello unico. “La catena di approvvigionamento consta prevalentemente di grandi fornitori – ha proseguito il manager -, ma ne esistono anche alcuni di entità minore che, magari, offrono solo un paio di prodotti; non vogliamo costringere i partner a realizzare progetti It impegnativi per fare affari con noi, ed è questa la motivazione per cui mettiamo a loro disposizione varie possibilità”.

La soluzione nel dettaglio


Dell ha sviluppato internamente un Web tool basato su tecnologia .Net e, occasionalmente, sono state utilizzate delle applicazioni Rosetta.Net per la realizzazione di alcune interfacce standard, ma nella maggior parte dei casi il tool utilizzato per le relazioni B2B è WebMethods.


Sempre nell’intento di semplificare le procedure e garantire allo stesso tempo elevati standard di sicurezza, la scelta del tipo di connessione è caduta sulle Vpn, precedute in entrata da due firewall e posizionate su alcuni segmenti della rete Dell, al fine di limitare ulteriormente l’esposizione.


In questi tre anni, la società ha anche affrontato la ristrutturazione del proprio sistema informativo a livello globale. Fino al 2000, tutte le informazioni di business erano collezionate in 37 differenti datamart sparsi per il mondo, cosa che, oltre ad essere estremamente dispendiosa in termini di costi di gestione, rendeva alquanto disagevole l’utilizzo dei dati da parte dei decision maker. L’evoluzione da questa infrastruttura è stata battezzata da Dell “D3” o meglio Dell Data Direct.


“Fondamentalmente, il D3 rappresenta un enterprise data warehouse – ha spiegato Mott -. Abbiamo globalizzato le nostre informazioni in un unico repository e reso possibile a quanti abbiano accesso al sistema la consultazione di tutti i dati relativi a ogni aspetto del business”.


Il sistema si basa su due data-center posti in differenti location che contano un totale di 70 Dell 4 way server sui quali poggia un sistema storage Dmx da 150 Tb. L’accesso avviene tramite una tecnologia browser based sviluppata con .Net, mentre per quanto riguarda il database relazionale è stato scelto Teradata. Alcune policy standard (che all’occorrenza possono essere comunque modificate tramite .Net), legate all’incarico e al livello di responsabilità dell’utilizzatore all’interno dell’organizzazione, limitano la conoscenza delle informazioni. Nei due data center di D3 sono replicate tutte le applicazioni e i sistemi mission critical che in Dell vengono definiti Class 1, in modo da garantire una business continuity 24×7.


Oltre a rendere disponibile una serie di cruscotti standard, di sistemi di reporting e molti altri tool fondamentali per una corretta gestione delle risorse, il D3 ha influito sia sul Tco dell’infrastruttura It di Dell, sia sulla produttività.


“Quattro anni fa, infatti, il costo di gestione It rappresentava l’1,91% delle revenue, mentre alla fine del 2003 si è attestato all’1,44% – ha detto ancora il manager -. In questo lasso di tempo abbiamo realizzato il D3, diverse applicazioni a uso interno, il disaster recovery nei due data center e la ridondanza dei sistemi Class 1, riducendo i costi di quasi mezzo punto percentuale e utilizzando gli stessi standard tecnologici che forniamo ai nostri clienti”.


Come prossimo step, Dell intende rendere D3 una sorta di prolungamento del proprio open business model, consentendone l’accesso anche ai clienti, realizzando una sorta di self service attraverso il quale sarà possibile avere tutte le informazioni di cui si necessita. “Ciò non significa che non saremo più coinvolti nel customer care – ha puntualizzato Mott -, ma semplicemente che la gestione di tali operazioni sarà estremamente semplificata, sia dal nostro punto di vista sia da quello del cliente. Si tratta di un interessante approccio diretto che, come in qualsiasi altra cosa facciamo, ci vede assolutamente customer focused”.

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