I Cio dettano i tempi dell’innovazione tecnologica

La “Cio survey” italiana, realizzata da NetConsulting, su committenza Microsoft, conferma limiti e potenzialità dell’attuale status dei sistemi informativi nelle aziende medio-grandi. Le esigenze di razionalizzazione prevalgono su quelle legate a nuovi progetti.

28 maggio 2003 Nulla di (troppo) nuovo sotto il sole delle direzioni dei sistemi informativi aziendali. La “Cio survey” italiana, realizzata da NetConsulting prendendo come riferimento i modelli dell’omologa americana di Morgan Stanley (e in parte le iniziative simili di Merrill Lynch e Goldman Sachs) conferma quanto già emerso nelle indicazioni pubblicate nell’indagine di Linea Edp sui budget linkata a fondo pagina, ovvero come le aziende del Paese stiano complessivamente navigando a vista e questo si rifletta puntualmente anche sugli investimenti tecnologici.

L’indagine è stata realizzata con un panel di 80 Chief information officer di aziende perlopiù grandi, in oltre un terzo delle quali i budget It sono stati rivisti al ribasso nella seconda metà del 2002. Questo è un primo importante dato da tenere in considerazione per interpretare le successive risposte fornite all’analista: «La maggior parte di essi – ha commentato l’amministratore delegato di NetConsulting, Giancarlo Capitani – ha ridotto soprattutto gli investimenti in nuovi progetti e non la spesa corrente, segno che si tratta di un atteggiamento non di ridimensionamento, ma di prudenza rispetto al futuro».

Nulla di nuovo, dicevamo, perché si conferma come nelle aziende italiane oggi prevalgano esigenze di razionalizzazione dei costi (in rapporto a un auspicato aumento di efficienza e produttività) e dei processi, che possono derivare da mutamenti nella struttura (perlopiù dovuta a acquisizioni o fusioni) o dalla presa di coscienza della dispersione o disomogeneità delle precedenti fasi di informatizzazione. Finanza, manufacturing e Telecomunicazioni sono le aree in cui più si evidenziano queste tendenze. Per tutti, la gestione del cliente o delle risorse umane ha, in questo momento, un priorità più bassa. Telco e media sono anche i settori in cui più si è ridotta la spesa informatica nell’ultimo anno, mentre a sorpresa ha tenuto la Pubblica amministrazione, che però partiva da un livello più basso.

Un rafforzamento della necessità di razionalizzazione e navigazione a vista si ottiene anche entrando nel merito delle aree di investimento It previste per il 2003: «Prevalgono elementi come la server consolidation o l’upgrade del sistema operativo – conferma Capitani – rispetto a elementi di sviluppo come i portali aziendali, la sicurezza, la business intelligence o l’Erp. Anche in questi casi, però, le azioni sono compiute tenendo presente il bisogno di aumentare l’efficienza dei processi». A livello di settore verticale, ovviamente, ci sono delle differenziazioni. Nel mondo finanziario, per esempio, il Crm relazionale e i progetti di multicanalità prevalgono, mentre nell’industria manifatturiera sono ancora gli upgrade ai propri Erp a farla da padrona. I portali aziendali e la sicurezza sono, invece, i principali elementi di interesse per le telecomunicazioni, mentre nella Pa assume una certa rilevanza anche la gestione del personale.

In generale, non sembra esserci in Italia una marcata tendenza a spingere sull’outsourcing, perlopiù confinato in aree non strategiche, anche se un 30% del campione lo ha indicato come prevalente. Si tende il desktop e network management all’esterno (46,9%) e, in quantità minore (24,5%), la parte applicativa. In termini di fornitori, si evidenzia come il numero presente in ogni singola azienda sia in massima parte rimasto invariato, ma ci sia una tendenza a ridurlo: «In questi casi, le aziende tendono a concentrarsi sui grandi nomi – rileva Capitani – e questo andrà progressivamente a penalizzare il tessuto delle piccole e medie aziende così radicato nel nostro Paese, generando un problema nazionale che presto o tardi andrà affrontato».

Un lato positivo che emerge dal survey è che l’It pare oggi aver assunto, agli occhi del top management aziendale, un ruolo più importante, anche se solo nel 13,9% è assurta al livello di area strategica. Di conseguenza, anche il ruolo del Cio evolve verso una maggior valenza degli aspetti di business, tant’è che dalle tecnologie sempre più ci si attende un peso nel recupero di efficienza e controllo per l’intera azienda estesa: «Il Cio sta assumendo i contorni di una figura ponte fra strategia e organizzazione, hanno un background più di tipo consulenziale che ingegneristico e partecipano alle riunioni di direzione, quando non sono già parte del board», è l’opinione di Carlo Iantorno, responsabile enterprise marketing di Microsoft.

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