Più hi-tech nella sanità. Una missione per la Pa. Un business per l’It

Quello sanitario è uno degli scenari più aperti del mercato. C’è molto da fare, dall’integrazione di base alla convergenza di reti, dall’e-business all’Eai. It vendor e pazienti, posti agli estremi della catena, premono lo stesso tasto: è possibile investire di più nella salute.

La forte accentuazione dei rapporti fra ministero dell’Innovazione e ministero della Salute, una volta impensabile, produce il fenomeno di strutture sanitarie e informatiche integrate "all’italiana".


La parola integrazione non è spesa a caso. Il succo della questione sta proprio qui. Il campo sanitario rappresenta forse il miglior terreno d’elezione per tutte quelle società dell’It che vivono a cavallo di andamenti tecnologici come l’Eai, l’Erp (con tutte le sue derivazioni, Crm e Scm in prima linea), gli enterprise portal, i framework, il networking intelligente, la disponibilità delle infrastrutture in modalità on demand, la sicurezza, la firma digitale. Praticamente, la maggior parte degli It vendor e system integrator.


La sanità, quindi, ha per il mondo It un valore semantico, è lo specchio di quanto sta accadendo e di quanto accadrà. Specie se saranno confermate le stime di spesa che analisti, come Idc, stilano per i prossimi tre anni.


Al momento (secondo i dati Idc per il 2002, confortati da quelli del Cnr), la spesa Ict nel campo sanitario del nostro Paese è di circa 500 milioni di euro, lo 0,66% del totale spesa sanitaria, che assomma a 750 miliardi di euro.


E se mille miliardi di vecchie lire vi sembran pochi, cresceranno. Lo dice Idc, che fino al 2006 stima un Cagr dell’8,7%, con un picco, già quest’anno, che sfiora il 10%. Lo dicono i vendor e i system integrator, che stanno investendo in soluzioni per questo settore (spesso ancora, e purtroppo, solo con progetti "vetrina") perché hanno colto il succo: la sanità esprime una forte domanda di ottimizzazione delle strutture, previa integrazione, e di elevamento della qualità del servizio verso l’utente, paragonabile alle tematiche assolte dal Crm. Spazio, quindi, alla tecnologia, l’unica cosa che può abilitare il cambiamento. Questo lo hanno capito i vendor, i responsabili delle Aziende sanitarie e ospedaliere, lo ha capito il ministro dell’Innovazione tecnologica e anche quello della Salute. Il binomio Stanca-Sirchia potrebbe esercitare appieno il proprio potere di indirizzo (attualmente non lo fa), anche se ciò non darebbe lo stesso sazietà. Per ora si parlano, utilizzando la stessa lingua. Il che è un obiettivo raggiunto, rispetto a quanto accadeva 20 anni fa. All’epoca, il ministro della sanità Donat Cattin, che non aveva un interlocutore "tecnologico" con cui parlare, lasciava alle lettere aperte, con tutto ciò che di polemico ne conseguiva, il compito di contrastare il fenomeno Aids. Ed è sempre 20 anni fa che, secondo il presidente della Simg, Società italiana di medicina generale, Claudio Cricelli, "si sarebbero dovuti creare i centri di prenotazione unificati. Farlo oggi significa solo ammettere il proprio ritardo".


Sanità in ritardo, quindi, ma non priva di tecnologia e non avulsa dalle tematiche che concernono l’integrazione tecnologica.


Un esempio di quello che sta accadendo è dato dalla cronaca. Il 20 di marzo si è tenuta a Roma la prima riunione per la costituzione della sezione italiana di Hl7. Se la sigla non dice nulla, Xml dovrebbe suonare più famigliare. Hl7, infatti, è il dialetto Xml per il settore applicativo sanitario. Ovvero, è il prodromo al manifestarsi di quello che, in campo produttivo e commerciale è dato dall’e-business.


Il fatto che lo standard necessiti di lavoro locale è intimamente legato al segmento di riferimento, il sanitario appunto, dove regna l’eterogeneità dei sistemi, specie nel nostro Paese.


Lo sa bene Finsiel, che ha stretto una partnership per lo sviluppo di sistemi clinici con Oracle, che ha dedicato una parte della propria E-Business Suite (Oracle Htb) proprio al settore sanità, basandola su Hl7.


Lo sa anche Mpsnet, la società del Monte dei Paschi di Siena per i progetti e-business, che assieme a Venture Consulting ha creato una piattaforma da erogare in Asp, basata su Sap Enterprise Buyer, per i processi della filiera logistica fra i produttori di farmaci e le aziende ospedaliere e Asl.


Ma prima di arrivare all’e-business, o se si vuole, contestualmente, bisogna integrare i sistemi esistenti. Lo confermano vendor mondiali che producono database come InterSystems, che con Caché realizza anagrafiche di pazienti comuni, o Erp per la gestione delle risorse umane come Infinium Software (del gruppo di Ssa Global Technologies). Ma anche società apparentemente meno altisonanti, come l’italianissima Noematica, che dà la tecnologia al progetto Itaca del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, orientato a realizzare un unico grande database clinico (con una visione "pazientecentrica", tanto che si parla di Epr, Electronic Patient Record) consultabile via Web da medici e strutture sanitarie. Protagonisti tecnologici del repository, ovviamente gli standard: Hl7 per i dati strutturati e Dicom per le immagini.


Impegni draconiani come la creazione di un unico repository per i sistemi informativi sanitari fanno, forse, passare in secondo piano progetti "vetrina" come quelli del portale di "patient relationship management", realizzato da Business-e per l’ospedale milanese Humanitas, o come quello di messaging implementato da Vodafone Omnitel, Regione Piemonte, Cto e Servizio 118, per l’allertamento via Sms delle equipe delle ambulanze di emergenza e la comunicazione di dati. Ma forse, alla fin fine, tutti servono alla causa.

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