L’impero guidato da Marco Tronchetti Provera: tra confini sempre più ampi e qualche (forse) inevitabile cessione
13 marzo 2003 Il vero “cinese” non è Sergio
Cofferati. Può ambire a esserlo solo in seguito a ripetuti esercizi di
somatismo.
La stoffa del cinese, quello che per antonomasia produce le
scatole, ce l’ha Marco Tronchetti Provera.
Il capo della
Pirelli.
No, di Telecom.
No, di Olivetti.
No, di Tim.
No, di
Seat.
Appunto.
Chi ci capisce, nel senso dell’orientamento è bravo.
Diffidate, lo diciamo in senso buono, dagli analisti finanziari che dicono
di poter spiegarvi la situazione dell’impero economico diretto da Tronchetti
Provera.
Fossero veramente riusciti a sceverarlo in ogni andito il loro
posto sarebbe al Palazzo di vetro, non nelle redazioni dei tg o dei quotidiani.
Eppoi un impero, per definizione, non lo si spiega.
Lo si processa,
semmai, storicamente, anni dopo il suo declino o la sua caduta.
Siccome non
vogliamo sia questo il caso (la caduta) e siccome non ci piacciono i processi è
il caso, non tanto di spiegarlo adesso, quanto di prendere al volo quelle due o
tre cose che si sanno di lui. Vale, si dice, 91 miliardi di
euro.
La finanziaria di Tronchetti Provera controlla, a cascata,
Olimpia, Telecom, Tim e Seat.
Fra poco, da qualche parte nella catena ci
sarà il nome Olivetti, circostanza che giustificherà il fatto che ogni azionista
Telecom ne riceva 7 con il nome dell’ex-casa di Ivrea.
Dopodiche’ la fusione
(possiamo chiamarla cosi? mah!) comporterà qualche cessione.
Tim?
Voi cedereste un’attività che genera un margine operativo lordo,
quella roba che i puristi della finanza chiamano Ebitda, del 50%? Crediamo
nemmeno Tronchetti Provera.
La 7?
Pare di no.
Allora Seat.
Si dice che valga 6 miliardi di euro,
tanto quanto frutti di cassa.
E si dice che la regola del mercato fissi al
doppio del fatturato il valore di vendita di un’azienda. Visti i tempi, forse
basterebbe anche un rapporto di 1,5, quindi 9 miliardi di euro. Questi soldi
saranno importanti, perché finanzieranno tutto il mercato finanziario italiano.
Probabile che in buona parte saranno soldi stranieri. Ovvero, che le Tlc e l’It
nazionali saranno sempre meno tali. Abbiamo perso l’Avvocato, che era il vero re
d’Italia.
Ma il principe ereditario ce l’abbiamo già. E non è quello che si
accinge a visitare Napoli.





