Molte le novità in dimostrazione all’evento europeo di Hp che trovano pratiche applicazioni nel nostro Paese. Vittorio Giovani, responsabile Network Storage Solutions Hp Italia, ce ne ha illustrato le potenzialità.
22 gennaio 2003 Un aspetto interessante di Ensa@Work, la manifestazione europea di Hp sullo storage svoltasi ad Amsterdam, ha riguardato le dimostrazioni delle tecnologie e delle soluzioni. Queste sono concepite secondo lo spirito dell’@Work, che pronunciato con dizione inglese significa “al lavoro”, cioè una dimostrazione calata in mondi reali.
Certamente, l’operatività di tutti i giorni è altra cosa, ma si può avere un’idea concreta delle potenzialità delle novità presentate da Hp. In particolare, Vittorio Giovani, responsabile Network Storage Solutions Hp Italia, ci ha permesso di apprezzare le capacità di CASA (Continuos Access Storage Appliance), una soluzione per la virtualizzazione molto semplice da implementare. «Tramite l’utilizzo di CASA – ha spiegato Giovani – un’impresa può realizzare una soluzione di backup e disaster recovery avanzato, impiegando dispositivi di storage multivendor. È una caratteristica molto importante perché nessuno può sostituire tutto il parco installato».
La salvaguardia degli investimenti, del resto, è una problematica fortemente sentita da ogni azienda e, per quanto riguarda lo storage, la soluzione di Hp è proprio la virtualizzazione: «Soprattutto le grandi imprese sono molto interessate a poter gestire i propri dati come vogliono – ha spiegato il dirigente italiano -. Con le soluzioni di Adaptive Infrastructure di Hp lo possono fare, perché è l’infrastruttura che si adatta alle esigenze e alla realtà dell’azienda e non viceversa».
Le tecnologie di virtualizzazione sono complesse, ma tale complessità è nascosta all’utente e il concetto di fondo dell’infrastruttura adattativa, in realtà, è molto semplice, soprattutto per il top management, che ne coglie immediatamente i vantaggi: si tratta di poter archiviare i propri dati come meglio si crede, riflettendo in maniera flessibile il sistema tipicamente utilizzato in impresa. I risparmi operativi sono notevoli, senza contare la già ricordata salvaguardia degli investimenti.
Un discorso analogo vale anche per la gestione di tutti i dati, che risulta fortemente semplificata dalle tecnologie di virtualizzazione. Queste permettono di ottimizzare le copie dei dati, come ha spiegato lo stesso Giovani: «È necessaria una semplificazione della gestione per la quale è fondamentale svincolarsi dal dispositivo fisico».
Sul fronte della gestione, peraltro, l’Adaptive Infrastructure dà il meglio di sè. Essa permette, infatti, di definire policy ad hoc, consentendo alle imprese di riflettere perfattamente il proprio modello di archiviazione: «Per esempio, un particolare documento – spiega Giovani – si sa che deve essere trattato secondo una procedura aziendale standard. È possibile classificare il documento come, per esempio, di “tipo A”, dove tipo A implica il trattamento standard automatico. A quel punto non sarà più necessario preoccuparsi delle varie fasi che quel documento dovrà attraversare».
Se la virtualizzazione fa gola soprattutto alle grandi imprese, le piccole e medie imprese italiane sono molto interessate alle SAN (Storage Area Network). Siamo la country europea che ha venduto il maggior numero di SAN – ha affermato Giovani – anche se magari sono tutte di piccole dimensioni rispetto alla media della Region».
Uno dei fattori di successo delle SAN nel nostro Paese riflette le necessità di consolidamento susseguenti ai vari processi di concentrazione dei mercati italiani. Per esempio, sul fronte delle banche, le molte fusioni hanno creato dei problemi a livello di integrazione dei sistemi informativi. Problemi risolti con le SAN e con le soluzioni Hp che garantiscono un’elevata interoperabilità multivendor.
Mentre per le piccole e medie imprese, la storage area network ottimizza alcune delle loro strutture, per le grandi si pone spesso un conflitto con le architetture legacy dei mainframe.
Sul fronte dello Storage on Demand, il mercato italiano appare ancora agli inizi. A proporsi come storage service provider sono attualmente i vendor direttamente. «Servono competenze molto elevate e particolari: non basta conoscere lo storage, bisogna anche avere le risorse e le persone per i servizi», ha spiegato Giovani. Provider che si stiano muovendo su questa strada, in Italia, al momento non ce ne sono. Distributori o grossi system integrator che possano sviluppare questo tipo di servizi, invece, Giovani non ne vede, perché, anzi, ritiene ci sia ancora una notevole carenza culturale sul fronte dello storage. Sia presso il canale, le cui figure più preparate non vanno oltre lo sviluppo di un competence center, sia presso gli utenti.





