Esperienza ed entusiasmo sono le doti di un self made man

Essere flessibili e sempre pronti a cambiare direzione per raggiungere i propri obiettivi, seguendo l’evoluzione della tecnologia. Questa la massima seguita da Carlo Cassinari, tra i fondatori di Computer Inside, la società che ha sviluppato il gestionale open source Mosaico.

 


Si è parlato spesso del darwinismo digitale che opera una selezione naturale tra le softwarehouse. La formula è nota: le più capaci di adattarsi al cambiamento sono in grado di sopravvivere. "Per essere vincenti – spiega Carlo Cassinari, (nella foto) cotitolare di Computer Inside e direttore sviluppo progetti software Mosaico -non ci si deve mai fissare sul proprio business plan iniziale. Lungo la strada, infatti, bisogna saper aggiustare il tiro, cambiando il modo di raggiungere gli obiettivi che ci si è preposti. A testimonianza porto la mia esperienza. L’idea di proporre un gestionale in modalità open source, infatti, sembrava azzardata dal punto di vista economico, ma a livello tecnologico i vantaggi sono stati molti e la curva di crescita del nostro fatturato si può definire esponenziale". La ricetta per l’affermazione sul mercato prevede il giusto mix di know-how, fortuna e capacità di prospettica. Linea Edp ripercorre con Cassinari le tappe di sviluppo della società da lui fondata e del progetto Mosaico.


Dopo aver finito l’università, lei si è lanciato nel mondo dell’informatica dando vita a una piccola softwarehouse che nel 2001 ha chiuso il bilancio con 2 milioni di euro. Ci spiega come è andata?


"Mi sono fatto regalare un pc nel 1982 e, appassionato qual ero mi divertivo a programmare in basic, arrangiandomi con il manuale e qualche rivista di settore. Ho seguito un corso di perito elettronico industriale perché, in via sperimentale, tra le materie era stata inserita anche informatica, a livello di spiegazione sistemistica. Così, ho cominciato ad approfondire la mia passione, trasformandola in conoscenza. Sentivo, tuttavia, la necessità di vivere la pratica, cioè di lavorare. In Olivetti, dove ho cominciato, mi sentivo un po’ in gabbia e avevo molta voglia di dare. Più per l’entusiasmo tipico dell’inesperienza che per puro spirito imprenditoriale, decisi di mettermi in proprio, con un amico. Sviluppavamo piccoli applicativi in ambiente Windows, verticalizzazioni o personalizzazioni di gestionali. Vendavamo pc e sviluppavamo il software necessario alle aziende nostre clienti e gli affari andavano molto bene. Nel ’95 il mio socio è venuto a mancare, così con alcuni collaboratori abbiamo creato Computer Inside. Negli ultimi anni, seguendo l’evoluzione delle tecnologie, abbiamo cambiato core business, proponendoci, per un certo periodo, anche come Isp. Lo sbando del settore ci ha fatto capire che era meglio tornare a concentrare i nostri sforzi sulla programmazione di contenuti. Per questo, abbiamo deciso di lavorare al nostro antico progetto per le Pmi, sviluppando Mosaico, un gestionale open source made in Italy mentre, sul fronte sviluppo, abbiamo ampliato il discorso verso la realizzazione di siti Web altamente interattivi".

Che cosa vi ha portato all’idea di un gestionale open source?


"Le prime origini di Mosaico risalgono al 1988, anno in cui io e il mio socio cominciammo a seguire i nostri primi clienti a livello gestionale, verificando sul campo le effettive esigenze di un certo tipo di clientela, vale a dire artigiani, installatori, commercianti, grossisti, e via dicendo, che ci chiedevano semplicità, velocità di analisi e di utilizzo. È proprio da queste basi che siamo partiti per progettare un gestionale più ampio di quello che stavamo fornendo, ma che rimanesse comunque nell’ambito della Pmi. Fino al ’97 non abbiamo fatto altro che creare software personalizzati finché non abbiamo deciso di elaborare Mosaico, rilasciato definitivamente sotto licenza open source a partire dal 2000. In realtà è da quasi 10 anni che sviluppiamo le logiche dei sorgenti aperti perché l’open source è uno dei risvolti insiti nella logica di Internet: offrire alla comunità interessata risorse in rete. Applicato ai software, questo approccio è vincente perché avvicina sinergicamente il produttore all’utilizzatore, garantendo a quest’ultimo la possibilità di diventare anche partner strategico nel miglioramento del software. Senza contare il fatto che, in questo modo, si eliminano in un sol colpo tutti gli annosi problemi e vincoli connessi al copyright, un sistema protezionistico che permette alle multinazionali di rinchiudere nei propri forzieri il progresso della Rete, che invece è di tutti e può contribuire a costruire una nuova cultura del sistema Paese. L’unico problema, all’inizio, è stato quello di spiegare a un popolo sospettoso i vantaggi di una soluzione open source, in cui si paga solo l’assistenza, la manutezione online o il supporto in termini di estensione della programmazione. L’idea funziona, perché la maggior parte dei nostri clienti, oggi, ci conosce grazie alla semplice navigazione online".

Dunque sarebbe corretto definire Mosaico il vostro generatore di business?


"Assolutamente sì. Siamo una softwarehouse e, oltre a Mosaico, abbiamo tutta una serie di programmi che potenziano o completano le funzionalità del gestionale e che sono sviluppati sempre attraverso tecnologie Web-based. Di fatto, questo è il motivo per cui Computer Inside è articolata su due business unit che occupano, in totale, oltre 15 dipendenti e alcuni collaboratori. Oggi ci stiamo muovendo verso tutte le possibili estensioni di Mosaico, per esempio in ambiente di mobile computing. Come ho già accennato, nel corso della nostra storia abbiamo cambiato spesso direzione, per esempio, lasciando il mondo dell’assemblato per rivolgerci solo a macchine di qualità, in modo da poter sviluppare un prodotto software davvero compatibile, scegliendo Ibm come best of breed".

L’Ict è un settore che ha sempre visto hardware e software alternarsi sulla scena, potenziando i reciproci campi d’azione e generando nuovi affari. Come vede il futuro?


"Secondo me, ci sarà un cambiamento nell’approccio alle certificazioni. Mi spiego meglio. Oggi inserisco un software in azienda che, attraverso il lavoro degli analisti, è ottimizzato per adattarsi ai metodi di lavorazione dell’organizzazione. Domani, invece, si inseriranno nelle aziende software che daranno metodi di lavoro precisi, certificati secondo controlli effettivi e procedure ottimizzate del tipo Iso, Rina e via dicendo, in modo da permettere all’organizzazione di migliorare le performance attraverso processi garantiti. L’ambiente aziendale, soprattutto nelle Pmi, risente ancora di una cultura piuttosto rigida che limita le modalità di applicazione e fa sprecare molte energie per gli adattamenti alle logiche del sistema organizzativo originario".

Come imprenditore, qual è la sua percezione sulla realtà della security?


"È un mercato difficilissimo. Paradossalmente, è un po’ come quello della salute: se consulti più medici, ognuno ti dà una sua diagnosi e una sua cura. Dal momento che esistono diversi modi per risolvere il problema della security aziendale, è difficile stabilire metodi e strategie. In qualità di Isp, ci stiamo pensando, ma preferiamo ancora stare a guardare come si muove il mercato. Per adesso, siamo legati a Cisco e ad altre realtà attraverso corsi e certificazioni ad hoc".

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