Eifel (European Institute for E-Learning) ha realizzato una guida relativa alla formazione online. L’analisi di 30 fra le più diffuse piattaforme europee evidenzia le caratteristiche di ciascuna sotto vari profili, dai quali le aziende possono capire qual è la più idonea alle proprie esigenze.
Sebbene le imprese, piccole e medie, come pure le associazioni e gli enti, governativi e privati, siano sempre più spesso sollecitati a integrare il proprio modello di business con sistemi di e-learning che garantiscano un percorso formativo continuo e distribuito nell’intero tessuto organizzativo, l’adozione di questa strategia, teoricamente condivisibile, si rivela in pratica di difficile attuazione vista l’ampia gamma di piattaforme tra cui l’imprenditore medio deve scegliere, magari sulla spinta di confusi impulsi quali la fiducia incondizionata nel fornitore o l’aspirazione ad innovare risparmiando.
Giunge ora sul mercato la e-Learning Solutions Guide, sintesi di una ricerca biennale condotta da Eifel (European Institute for e-Learning) in collaborazione con Abiformazione, che si propone di fare chiarezza sullo stato dell’offerta e sulla sua idoneità. La guida è il compendio di un lungo lavoro che, avendo messo sotto osservazione 30 delle più diffuse piattaforme italiane ed europee per la gestione delle aule virtuali e l’apprendimento delle lingue, fa emergere le caratteristiche di ciascuna sotto il profilo organizzativo, manageriale, tecnico e didattico, verificandone anche l’adattabilità ai fabbisogni del mercato dell’Unione Europea. Lo studio offre, perciò, gli strumenti necessari per delineare i trend di sviluppo dell’offerta e degli strumenti tecnologici di gestione dell’e-learning nel settore, permettendo a chi vi opera di definire la strategia più appropriata per la scelta e individuare la piattaforma più confacente da inserire all’interno della propria organizzazione.
Nel corso della presentazione di questa nuova Guida europea il direttore generale di Eifel, Serge Ravet, ha più volte sottolineato quanto sia importante utilizzare strumenti “pensati” nella propria lingua perché, ai fini dell’ottimizzazione dell’investimento, “la piattaforma deve essere ideata tenendo conto della lingua e delle capacità di apprendimento degli utilizzatori“.
Suddivisa in quattro parti e con diversi allegati, la guida mette a fuoco le tre principali tendenze di mercato: l’evoluzione delle funzionalità, la scala dell’implementazione e l’integrazione delle soluzioni nei sistemi informativi. Prosegue poi fornendo un vero e proprio vademecum per l’acquisto di soluzioni di e-learning ed evidenzia quali siano le informazioni necessarie per effettuare scelte consapevoli e mirate. Infine propone una presentazione sintetica dei prodotti analizzati che facilita l’interpretazione delle tavole comparative.
I criteri di analisi adottati per realizzare le tavole sono più di 200 e offrono informazioni su funzionalità, adattabilità, scalabilità e personalizzazione dei prodotti, organizzazione delle attività di apprendimento, punti di vista di discenti, formatori e tutor, creazione e gestione delle risorse di apprendimento, gestione dell’offerta di formazione e architettura tecnica.
Consigli per definire una strategia
Proseguendo nella presentazione Ravet ha posto l’accento su consigli e suggerimenti indispensabili per definire una strategia. Ad esempio, prima di effettuare qualsiasi scelta si devono avere chiari gli obiettivi di medio e lungo termine. Oppure, “è importante capire – sottolinea il manager di Eifel – il mondo in cui si opera, stabilire una strategia organizzativa, definire le proprie necessità senza affidarsi esclusivamente al venditore che a sua volta può essere motivato da un ovvio interesse“.
Per Ravet essere prudenti non è un limite, ma un dovere. Si deve diffidare di chi non offre sufficienti garanzie di esperienza e solidità perché non si può correre il rischio di trovarsi improvvisamente abbandonati a se stessi, anche a costo di pagare un prezzo più elevato, poiché “il vero risparmio si consolida con il successo dell’iniziativa“. Un altro aspetto da valutare è l’organizzazione del percorso formativo. Molti Lms (Learning management system) utilizzano il sistema del learning pass che prevede una sequenza di test. Sebbene questo sistema si adatti perfettamente agli ambienti universitari, tant’è che i “cyber teacher” hanno con il tempo foggiato un percorso linguistico su misura per questo tipo di organizzazioni, l’apprendimento della lingua basato su un approccio olistico è molto più confacente all’ambiente lavorativo perché si basa sui compiti e sulle attività abituali. In questo caso, però, è importante individuare per tempo chi saranno gli effettivi destinatari del sistema poiché secondo Revet “dovranno partecipare all’esperienza come un team, condividendo un forum dove reciprocamente trasferiranno o confronteranno il proprio grado di conoscenza“.
Un altro concetto su cui Ravet attira l’attenzione è che già si sta realizzando la convergenza tra e-learning e knowledge management tant’è che “Lms deve pensare al percorso formativo, senza impedire l’inserimento di strumenti innovativi” poiché e-learning significa anche “nuova ecologia” ed è un ambiente dedito al “riciclaggio”. Infatti, spiega il manager, “qui si producono “x” cose che poi subiranno modifiche per essere introdotte in un altro ambiente“.
All’indagine Eifel hanno preso parte molti istituti europei specializzati nell’insegnamento a distanza o che si propongono di diffondere questa metodologia di apprendimento all’interno delle proprie strutture. Tra queste, oltre ad Abiformazione, si è distinto l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo, mentre tra le 30 piattaforme esaminate, un’ottima valutazione è stata attribuita all’italiana Logo 2000 (Campus).





