Recensione di dischi per tutte le occasioni

La varietà di capacità, interfacce e prestazioni che offre oggi il mercato degli hard drive pone l’imbarazzo della scelta. Questo test ha esaminato alcuni modelli destinati allo stoccaggio dei dati in notebook, desktop, server e reti, scelti nei cataloghi di Hitachi, Iomega, Maxtor e Quantum.

 


Per ampliare lo spazio di memorizzazione di un elaboratore, sia esso un notebook, un desktop oppure un server, è possibile attualmente scegliere tra diverse alternative, che si adattano a svariate esigenze e ad altrettante “tasche”. Sul mercato si trovano, infatti, oltre ai dischi con interfaccia Ide (si arriva a un massimo di 160 Gb per unità) e Scsi, anche device esterni di tipo Usb o Firewire, con l’aggiunta delle flessibili soluzioni Nas (Network attached storage). Queste ultime, in particolare, consentono di condividere in rete centinaia di Gb in modo semplice e veloce. Questo test propone alcune delle ultime novità in questi differenti settori.

I drive “mobili”


Per quanto riguarda i modelli dedicati principalmente ai notebook, è stato provato l’Hitachi Dk23Da e due nuovi device esterni Iomega, da 20 e 120 Gb, appartenenti alla famiglia denominata Hdd.


L’Hitachi Dk23Da è un modello Ide da 2,5 pollici, disponibile in configurazioni da 20, 30 e 40 Gb di capacità, commercializzate, rispettivamente, a 94, 120 e 160 euro (Iva esclusa).


Questa unità, che sfrutta due piatti e quattro testine, offre una velocità di 4.200 Rpm (come quasi tutti i device di questa categoria), un tempo medio di accesso di 13 millisecondi e un buffer interno di ben 2 Mb. Le dimensioni del drive sono estremamente contenute (100x70x9,5 mm), lo stesso dicasi per il peso (95 grammi) e il consumo. In standby, il dispositivo richiede, infatti, 0,25 W, valore che raggiunge i 2 W nelle fasi di lettura/scrittura. Tra le altre caratteristiche più interessanti si segnalano l’interfaccia a standard Ultra Dma/100, le testine di tipo Giant Mr (Giant magnetoresistive, particolarmente sensibili ai piccoli campi magnetici), la compatibilità Smart (Self monitoring, analysis and reporting technology) e l’utilizzo di un microprocessore Risc a 32 bit. A breve sarà, poi, disponibile una nuova famiglia che, grazie all’utilizzo di piatti da 30 Gb ciascuno, porterà a 60 Gb la capienza massima offerta.


Iomega Hdd 20, invece, è un drive con interfaccia Usb 2.0 dalle dimensioni molto contenute (1,75x9x20,9 cm), collegabile a qualsiasi unità dotata di questo standard. È composto da due parti a incastro contenenti, rispettivamente, l’interfaccia con l’alimentazione e l’hard disk vero e proprio. Quest’ultimo, nonostante si tratti di un modello da 2,5 pollici, è così veloce da poter essere utilizzato anche per l’elaborazione di file audio e video. L’installazione di Iomega Hdd 20 è molto semplice, come nel caso di tutte le periferiche di tipo Usb: con Windows Xp e Windows 2000 è sufficiente connettere il device alla porta del computer per averlo subito in linea. Questo Hdd è compatibile anche con l’interfaccia Usb 1.1, ma richiede sempre il collegamento del trasformatore di alimentazione esterno.


Oltre al manuale d’uso, con nil drive sono forniti un cavo Usb certificato e i programmi QuickSync (che consente di automatizzare il backup dei dati), Disaster Recovery (per la creazione, su unità Iomega, di copie del sistema operativo), nonché Iomega Backup per il salvataggio dei dati. Il disco è compatibile sia con Windows che con Macintosh ed è commercializzato a 207 euro (Iva esclusa). Esiste anche una versione da 40 Gb a standard Usb 2.0 (dal costo di 290 euro + Iva) oppure Firewire (307 euro + Iva).


Anche il modello Iomega Hdd da 120 Gb, disponibile sia in versione Usb 2.0 che Firewire, è caratterizzato da peso e dimensioni che consentono un trasporto agevole (3,17×11,43×18,41 cm), nonostante si basi su un tradizionale hard disk Ide da 3,5 pollici (nello specifico, si ratta di un Ibm da 7.200 Rpm). Sul pannello posteriore sono presenti una piccola ventola di raffreddamento, la presa per l’alimentatore esterno e quella per il collegamento con il computer, che avviene tramite un cavetto custom fornito di serie. Va notato che quest’ultimo, avendo una lunghezza di circa un metro, vincola il posizionamento dell’unità.


Anche con questo drive, oltre al manuale d’uso, sono forniti i programmi QuickSync, Disaster Recovery e Iomega Backup. Iomega Hdd 120, compatibile sia con Windows che con Mac, è commercializzato in versione Usb 2.0 a 332 euro + Iva, mentre la versione Firewire costa 357 euro, sempre Iva esclusa. È anche disnibile un modello “intermedio” da 80 Gb.

Hard disk per desktop


Per la fascia dei dischi dedicati ai pc da scrivania, sono state testate due unità Maxtor a interfaccia Ide: il DiamondMax D540, che si distingue per la capacità, e il DiamondMax Plus D740X, caratterizzato, invece dal livello delle prestazioni.


Tra i dati comuni ai due drive si segnalano lo Shock Protection System e il Data Protection System (che minimizzano il danneggiamento della superficie dei dischi e, quindi, la perdita di dati) e la compatibilità Smart.


Il DiamondMax D540 sfrutta piatti capaci di memorizzare 40 Gb, è caratterizzato da una velocità di 5.400 Rpm e da un tempo di


accesso dichiarato di 9,6 millisecondi e incorpora un’interfaccia Ata100/133. I test hanno evidenziato le ottime prestazioni del disco, che è in grado di offrire un tempo medio di accesso di 11,1 millisecondi e un transfer rate di 36,9 Mb al secondo.


DiamondMax D540 viene commercializzato in versioni da 60, 80, 120 e 160 Gb, con prezzi che partono da 105 e arrivano a 300 euro, Iva esclusa.


Il secondo disco per desktop oggetto di questo test (DiamondMax Plus D740X) offre, invece, una più performante velocità di 7.200 giri al minuto, un tempo medio di accesso di 8,5 millisecondi, una cache di 2 Mb e un’interfaccia Ata 100/133. Anche in questo caso, il drive si basa su piatti capaci di memorizzare 40 Gb ciascuno. DiamondMax Plus D740X adotta, poi, lo standard Quiet Drive Technology Plus per minimizzare il rumore, una tecnica che si basa su un albero motore con cuscinetti a sfera immersi in un apposito fluido. Il D740X viene distribuito con capacità di 40, 60 e 80 Gb, a un prezzo indicativo che parte da 105 euro (Iva esclusa).

Un disco per server


Per quanto riguarda i drive destinati al segmento dei pc server, è stato provato il Maxtor Atlas 10K III, un disco fisso dalle prestazioni “top” adatto anche per una workstation dedicata a elaborazioni audio/video. Il prodotto offre un’interfaccia Scsi Ultra 320 (compatibile anche con lo standard Ultra 160 e precedenti), una velocità di 10.000 Rpm e un tempo medio di accesso di 4,5 millisecondi. Tra le altre caratteristiche tecniche ricordiamo la capacità di 18,4 Gb per piatto, la cache interna di 8 Mb e il transfer rate interno massimo di 622 Megabit/secondo.


Per migliorare l’affidabilità del drive sono offerti lo Shock Protection System, un sensore termico interno che evita surriscaldamenti in situazioni climatiche estreme e la compatibilità Smart.


Una peculiarità che sottolinea l’estrema cura con cui vengono progettati i device di questo produttore è la presenza di un dissipatore, che migliora la dispersione del calore derivante dall’elevata velocità di rotazione.


Durante i test, effettuati con un controller Adaptec, il Maxtor Atlas 10K III ha raggiunto un transfer rate massimo di 65,4 Mb al secondo, con un tempo medio di accesso di circa 5,5 millisecondi, valori che lo pongono al top del proprio segmento di mercato.


Per quanto riguarda lo standard Scsi Ultra 320, ricordiamo che la banda offerta (di 320 Mb al secondo) può essere sfruttata appieno solo con ben cinque Atlas 10K III (bisogna, infatti, moltiplicare 65,4 Mb/sec per 5). L’Atlas 10K III è disponibile con capacità di 9,1, 18,4 e 36,7 e 73,4 Gb, a prezzi indicativi che variano da 190 a 700 euro (Iva esclusa).


A breve, inoltre, saranno commercializzate due nuove versioni dell’Atlas, la 10K IV e la 15K. Quest’ultima, progettata per elaboratori che devono lavorare 24 ore su 24, è caratterizzata da una velocità di 15.000 giri al minuto, un’interfaccia Scsi U320 di seconda generazione, un tempo medio di accesso di 3,2 ms e un velocità di trasferimento dati che raggiunge i 75 Mb al secondo. L’Atlas 10K IV, disponibile con capacità di 36,7/ 73,4 e 146,8 Gb è, invece, la naturale evoluzione della serie III.


Il disco offre, infatti, prestazioni leggermente superiori rispetto al modello precedente, in virtù di una densità di memorizzazione raddoppiata.

I dispositivi Nas


I Nas (Network attached storage) sono periferiche intelligenti che vengono viste dai client della rete come server aggiuntivi. Questa prova ha testato due modelli: Iomega P405 e Quantum Guardian 4400. Iomega P405 incorpora una mainboard dotata di un Celeron a 900 MHz (o di un Pentium III a 1 GHz), con 256 o 512 Mb di memoria, una scheda Ide Raid (Redundant array of independen disk) e il sistema operativo Windows 2000 oppure Unix.


Nei cassetti frontali del dispositivo sono posti quattro hard disk Deskstar di Ibm da 7.200 giri/min che, con una capacità di 80 Gb ciascuno, portano a 320 Gb lo spazio di memorizzazione globale.


L’array di dischi può essere configurato come Raid di livello 0, 1, 5 e 5+. Se si sceglie la prima alternativa, i file vengono “spezzati” in più parti che sono poi memorizzate alternativamente sulle varie unità. Questa soluzione offre un sensibile incremento delle prestazioni rispetto ai sistemi tradizionali, poiché le informazioni fluiscono parallelamente sugli hard disk, senza che venga perso spazio di memorizzazione. Con il Raid 1, invece, il controller salva le medesime informazioni su due dischi: la capacità, in questo modo, si dimezza ma si ottiene un sistema fault tolerant. Le prestazioni non subiscono invece alcun incremento, poiché i file vengono inviati parallelamente ai due drive. Il Raid 5 è una soluzione che divide il medesimo file in più parti, vi aggiunge dei dati ridondanti (bit di parità) e distribuisce il tutto su più dischi. In questo modo, se una delle unità si guasta, il sistema è in grado di ricostruirne l’esatto contenuto. La configurazione Raid 5+ gestisce un volume hot-spare (cioè di riserva) aggiuntivo, ma è disponibile solo con i modelli Unix. Il Nas Iomega P405 possiede una presa di rete Ethernet 10BaseT/100BaseTx di tipo auto-sensing (si configura automaticamente in funzione della velocità della rete a cui viene collegata), che consente il collegamento con un hub o uno switch.


In dotazione viene fornita una completa suite software che, oltre ai tool per l’installazione e la


gestione del Nas, comprende QuikSync, per memorizzare automaticamente sul Nas le copie aggiornate dei file desiderati, e un tool per il backup/restore delle informazioni. L’utility di configurazione, estremamente semplice da utilizzare, consente di modificare i parametri di rete (come l’indirizzo Ip), oppure di far “appoggiare” il Nas a un server Dhcp (Dynamic host configuration protocol). Questo modello viene commercializzato con sistema operativo Unix a 4.390 euro, mentre per la versione Windows si passa a 5.290 euro.


Passiamo ora al Nas Guardian 4400 di Quantum. Si tratta di un buon modello di fascia alta dotato di Pentium III a 1,2 GHz, con 512 Mb di memoria Ecc (Error correcting code) e una scheda Ide Raid basata su chip Promise. Il Nas è disponibile con capacità di 480 o di 640 Gb, consente l’accesso simultaneo di client Windows, Unix, Linux e Macintosh e può essere montato in un rack standard sfruttando le staffe fornite di serie.


La versione testata in questa prova montava quattro drive Maxtor DiamondMax D540 da 160 Gb con una velocità di 5.400 giri/minuto, configurabili in Raid 0,1 e 5, ed era dotata di una porta Scsi utilizzabile per l’installazione di un sistema di backup esterno. Grazie alla presenza


di due controller di rete Giga-


bit Ethernet (compatibili 10BaseT/100BaseTx) di tipo auto-sensing, è possibile configurare il Nas in tre differenti modi: il primo definendo due indirizzi separati per le porte, il secondo utilizzando entrambe le interfacce per bilanciare le performance e, infine, riservando il secondo controller alla sostituzione di quello primario in caso di guasto.


L’installazione del Quantum Guardian 4400 è risultata semplice; basta, infatti, connetterlo alla rete e demandare al server Dhcp l’assegnazione dell’indirizzo Ip (è possibile definirlo anche manualmente). A questo punto si lancia l’utility NasManager, fornita con il device, per modificare i parametri desiderati, come la password dell’amministratore di sistema e la configurazione del Raid. Sempre tramite NasManager è poi possibile gestire lo spazio di memorizzazione, modificare i diritti di accesso e definire i Gb massimi utilizzabili da ciascun utente. Di serie sono forniti anche due software per il salvataggio dei dati: Backup Express di Syncsoft e DataKeeper di PowerQuest (per ambiente Windows).

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