Il lavoro nelle fabbriche invisibili

“Le fabbriche invisibili” è il titolo di un libro (Meta edizioni, 15 euro, 190 pagine) che presenta i risultati di una ricerca realizzata dal Politecnico di Milano per conto della Fiom Cgil.”Struttura, sapere e conflitto nella produzione di software in …

“Le fabbriche invisibili” è il titolo di un libro (Meta edizioni, 15 euro, 190 pagine) che presenta i risultati di una ricerca realizzata dal Politecnico di Milano per conto della Fiom Cgil.“Struttura, sapere e conflitto nella produzione di software in Italia” è il sottotitolo di questo studio che ha messo sotto osservazione 41 unità produttive di grandi, medie e piccole dimensioni situate nel 50% dei casi a Milano e Roma.

Nelle prime pagine del libro viene data una estrema sintesi della ricerca frutto anche di interviste ai manager delle principali software house della Penisola. In pratica esiste una larga condivisione della centralità del software per lo sviluppo di industria ed economia e, anche, della diffusa percezione della sottovalutazione del suo ruolo al di fuori degli addetti ai lavori. Fra i protagonisti del settore c’è una generale sfiducia sulle possibilità del nostro Paese di superare la fase di regressione del settore e di affermarsi con un ruolo importante sul mercato europeo e globale. Mancano imprenditori, forza finanziaria, tecnici qualificati e supporto del sistema paese anche se c’è la convinzione che esistono spazi di invenzione e opportunità non abbastanza sfruttati per iniziative di nicchia.
La priorità va data comunque allo sviluppo delle persone rispetto alle altre dimensioni della fabbrica del software (tecnologia e organizzazione).

Del libro abbiamo estratto la parte che riguarda le tipologie di software house presenti in Italia
La ricerca individua quattro tipologie di fabbriche del software: spontanea, applicativa, critica, Internet.
La prima ha obiettivi produttivi limitati a progetti locali ed estemporanei di ridotta complessità e dimensione. La società che fa parte della seconda categoria è forse la più diffusa nelle imprese nel nostro Paese, richiede investimenti in tecnologie, organizzazione e sviluppo delle persone. La focalizzazione produttiva è sulle caratteristiche funzionali e sulle prestazioni del software realizzato. La strategia è orientatata alla crescita dimensionale dell’impresa e del suo mercato mentre il management è orientato al controllo economico e alla gestione dei progetti. La struttura organizzativa fa leva su forme di decentramento produttivo e di delocalizzazione degli impianti.
La fabbrica del software critica interessa le imprese impegnate nella realizzazione di sistemi embedded in cui esiste una significativa componente parallela di sviluppo hardware magari con tecnologie emergenti, poco sperimentate e conosciute superficialmente. Ciò accade tipicamente nell’industria aerospaziale, militare, nell’industria dell’automazione industriale e in tutti gli sviluppi che riguardano impianti complessi.
I tecnici e il management mantengono un forte orientamento tecnologico piuttosto che commerciale, mentre per le caratterisitiche di mercato, di nicchia anche se globale, il risultato economico non vede alti tassi di crescita e redditività importanti.
Infine, la fabbrica del software per Internet che si occupa di un’attività nuova e ad alto rischio.
La rapida evoluzione del mercato rende incerta e azzardata ogni previsione. Pertanto questo tipo di software house deve essere iperflessibile e perennemente in lotta contro il tempo. I prodotti vengono concepiti in modo approssimativo e continuamente modificati mentre avanza il processo di sviluppo. Le scadenze, invece, sono ferree. La strategia è espansiva, si ricercano redditività e tassi di crescita elevati, lo spirito di ricerca permea tutta l’organizzazione, il management svolge funzioni di supporto più che di controllo.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome