La formazione di Cisco tra Networking Academy e-learning e certificazioni

Veicolando prodotti di ultima generazione, è importante, secondo il vendor, essere attivi anche sul fronte del training. È necessario, infatti, creare le competenze fondamentali per supportare le tecnologie che vanno integrate alle piattaforme esistenti e applicate in modo corretto.

Tra i vendor pronti a impegnarsi nella formazione da erogare al mercato, c’è Cisco Systems, che dal ’98 è attiva sul fronte del training, promuovendo Cisco Networking Academy Program (attivo in Italia dal ’99) per formare figure professionali specializzate nell’ambito delle reti di piccole e medie dimensioni. Ne parliamo con Antonio Depalmas, responsabile area educational della filiale nazionale.

Il Cisco Networking Academy Program, di cui abbiamo parlato due anni fa, è un programma rivolto a organizzazioni no-profit, come università, istituti superiori, enti pubblici o centri di formazione professionale. A conclusione del corso, gli studenti sostengono l’esame Cisco Certified Networking Associate-Ccna, una certificazione che, come sanno gli addetti, è una garanzia nel mercato del lavoro It. Ci può dare qualche numero per valutare la redemption del programma?


"A oggi, sono state istituite più di 8.000 Networking Academy in 130 Paesi sparsi in tutto il mondo. In Italia, in circa due anni di operatività, si sono formate oltre 300 Networking Academy con un investimento, a beneficio del sistema scolastico e formativo nazionale, di oltre 10,5 milioni di euro. Il Networking Academy si inserisce in un progetto molto più ampio di e-learning in cui Cisco si sta impegnando e, a partire da quest’anno, il programma svilupperà ulteriormente la propria offerta formativa erogabile in e-learning attraverso la diversificazione dei livelli e del tipo di training. In questo senso sono già disponibili oltre al corso Ccna per la certificazione Cisco di 1° livello, il corso per la certificazione Ccnp , vale a dire per il livello professional, un corso sulla tecnologia Unix e un corso sul Web design. In futuro l’offerta si amplierà con ulteriori percorsi di formazione su nuove tecnologie, offrendo un’importante opportunità in particolare a quelle entità formative o scuole che difficilmente riuscirebbero con i mezzi propri a disporre di queste tecnologie ed erogare contenuti formativi professionalizzanti. A settembre, partirà un progetto che intende diversificare i contenuti, in partnership con Sun e Hp, su altre tipologie di programma, in particolare su Unix e sui fondamenti It. Con questo voglio sottolineare che non è assolutamente nostra intenzione fare diventare la Networking Academy una rete commerciale: tutti i partner hanno e devono avere la stessa visione no-profit".


Viene il sospetto che al di là della qualità dell’iniziativa, dietro ci sia il tentativo di ripercorrere i passi di Ibm, che negli anni ha evangelizzato le scuole diffondendo la propria tecnologia a basso costo e ottenendo, in cambio, persone "griffate"?


"Puntualizziamo: le Networking Academy non hanno alcuna barriera d’ingresso, perché non è richiesta competenza tecnologica. L’unico limite è che sono in lingua inglese. Non abbiamo pensato di customizzare i corsi perché abbiamo notato che ci sarebbe un disallineamento rispetto agli altri Paesi. Il linguaggio tecnico ormai utilizza terminologie e acronimi di matrice anglosassone e sarebbe limitante approcciare l’argomento in italiano. Certo, avremmo molti più studenti ma, sicuramente, ci sarebbe una minore qualità. La formazione erogata è sui sistemi di rete e non sulle tecnologie Cisco, a parte la fase di laboratorio che viene fatta sulle nostre macchine. Il meccanismo è il seguente: ci proponiamo a scuole e istituti con un pacchetto di contenuti "neutri" ovvero senza riferimenti ai nostri prodotti che, senza costo alcuno, vengono erogati agli studenti. Il nostro obiettivo è quello di integrare un target d’offerta professionalizzante e di alto livello su un campo che certamente renderà più occupabili gli studenti diplomati. Non vendendo software, per noi è più facile portare avanti il discorso della neutralità".

Cos’è per Cisco la formazione?


"A dire la verità, la formazione per Cisco ha vari significati. Essendo un’azienda fortemente orientata sulle tecnologie, facciamo formazione come valore aggiunto della persona. Pensiamo davvero che il nostro futuro dipenda dalla qualità delle persone. Gli analisti pronosticano che l’Italia entro il 2004 soffrirà la carenza di oltre 50mila esperti di networking e già oggi ne mancano oltre 20mila. Questi sono dati che devono far pensare, perché le conseguenze non riguardano il business quanto, piuttosto, il sistema Paese. Siamo sempre stati paladini dell’e-learning: al nostro interno, i collaboratori sono molto responsabilizzati: ognuno ha parte attiva sui propri percorsi formativi e sulle modalità di fruizione. D’altro canto, c’è da precisare che anche i nostri stipendi sono flessibili. La formazione, infatti, deve essere premiata dall’azienda: in Cisco, per esempio, le nostre modalità di lavoro e retributive sono contemplate per obiettivi, ma anche in funzione della formazione fatta. Per intenderci: se ho raggiunto tutti gli obiettivi, ma non ho ottemperato il mio programma di aggiornamento, il calcolo retributivo ne terrà conto. A rischio di sembrare ripetitivo, la formazione è davvero fondamentale: veicolando prodotti e tecnologie di ultima generazione, è importante che ci siano le competenze fondamentali affinché le tecnologie siano integrate alle piattaforme esistenti e applicate nel modo corretto e più performante".

Oltre che con le Networking Academy, siete presenti con una rete di learning partner con target esclusivamente aziendali per lo sviluppo di programmi di certificazione. Come leader mondiale del networking per Internet siete sempre sotto i riflettori ed è evidente che attiriate alcune critiche. Per esempio, che i vostri corsi di certificazione siano troppo cari e che spesso, tra un livello e l’altro, ci siano delle ridondanze.


"Non trovo che queste affermazioni corrispondano al vero. I nostri corsi sono stati studiati, in parte dal personale Cisco che ha sviluppato gli apparati e, in parte, da un corpo docente che ha contribuito a sviluppare il programma di formazione, raccogliendo feed-back d’apprendimento e applicando metodologie ormai consolidate. Se ci sono elementi di ridondanza, in realtà, dovrebbero esser ben venuti perché è importante ripassare e verificare argomenti concomitanti, soprattutto nel caso si stia passando a un livello superiore. Per quanto riguarda i costi dei corsi, sono giustificati dall’investimento in ricerca e continua messa a punto dei nostri percorsi formativi, che coinvolge concretamente molte delle nostre risorse".


Le aziende investono molti soldi per la certifcazione di un dipendente che però, una volta skillato, spesso va al miglior offerente. Avete pensato a delle formule che possano trattenere in qualche modo le risorse certificate almeno per un certo periodo?


"La certificazione è personale, questo non è in discussione. Vincolare la certificazione di un dipendente all’azienda sponsor non sarebbe corretto, perché è la singola persona che viene formata. Ma si tratta indubbiamente di una situazione molto delicata e noi siamo in mezzo a due fuochi. Onestamente, penso che una volta che il mercato avrà trovato le risorse per mitigare o risolvere il problema della carenza di professionalità qualificate, questo non sarà più un punto critico. Bisogna, tuttavia, aspettare che cambino le tendenze…".


Qual è, secondo lei, la resistenza maggiore delle aziende italiane al discorso formativo?


"La poca abitudine a programmare: un giorno si svegliano e scoprono che non hanno le persone qualificate per seguire nuove commesse di lavoro. L’alternativa è provvedere al gap o rifiutare il lavoro. C’è poca capacità di prospettiva nel management: non sa gestire le proprie risorse in vista del business futuro. Così la formazione del personale Ict è sempre improvvisata. Certo, investire nell’educational significa assumersi qualche rischio economico, perché nessuno sa prevedere il futuro. Ma questa è una logica di resistenza verso il rischio d’impresa, ne più ne meno. Invece, bisogna essere più coraggiosi perché il fattore strategico delle risorse umane è più che evidente".

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