La business unit ha assunto il nuovo nome di Network and System Management e si è concentrata sui servizi di supporto alle aziende in “panne informatica”.
Rinominata Network and System Management, la business unit Gestione Centri di Selesta propone una nuova strategia per far fronte alla problematica di disaster recovery. Tale strategia prevede che le attività di elaborazione e di comunicazione vengano ripristinate avviando un sito alternativo, geograficamente distante da quello danneggiato. Il tutto a partire dalla necessità di un piano che descriva l’insieme omogeneo e coordinato di azioni da intraprendere prima, durante e dopo il verificarsi di un “disastro”, prevedendo un presidio organizzativo, definito “Struttura permanente di disaster recovery”, strutturato in relazione all’organico aziendale e al tipo di soluzione adottata.
È inoltre necessario individuare funzioni che operano in emergenza e altre che si attivano solo in casi di “disastro”. Tali funzioni possono essere organizzate in gruppi trasversali per il supporto informatico e logistico/organizzativo: è possibile, per esempio, creare un nucleo ristretto di specialisti provenienti da diverse funzioni che deve essere responsabile della riattivazione dei soli sistemi operativi e dei servizi primari nel sito alternativo prima del ripristino delle procedure applicative.
“Innanzitutto – ha spiegato Sergio Spelta, manager business continuità di Selesta – occorre individuare i servizi o le applicazioni che sono critiche per l’attività aziendale, definire le misure preventive atte a evitare i problemi e stabilire i passaggi affinché le informazioni siano salvate. In parallelo, bisogna eseguire un’analisi di tipo tecnologico per capire in che ambiente ci stiamo muovendo e quindi suggerire al cliente la scelta migliore dal punto di vista organizzativo e tecnologico. Il passo successivo è quello di predisporre il piano operativo, ovvero è necessario avviare tutte quelle procedure atte a far sì che il paino abbia successo e nel contempo definire il modello organizzativo, che può anche essere qualcosa di costruito ad hoc”.
Secondo Selesta, la documentazione del piano di disaster recovery deve contenere precise indicazioni in relazione a quale ente o funzione possa dichiarare lo stato di disastro e attivare l’emergenza, oppure dopo quali processi formali o a fronte di quali verifiche si possa dichiarare la fine del disastro e la fine dell’emergenza.
Devono anche essere messe a punto procedure specifiche per la manutenzione del piano di disaster recovery e per l’aggiornamento dell’inventario delle risorse e per l’attivazione, manuale o automatica delle procedure di backup e recovery. A ciò si devono aggiungere le prove periodiche di funzionamento del piano per l’update derivante da ogni variazione che possa in qualche modo invalidarne l’efficacia, come l’introduzione di nuove piattaforme o di nuovi servizi per i clienti, l’outsourcing di alcune attività, la modifica degli obbiettivi aziendali relativi al disaster recovery.
“Per identificare le applicazioni più critiche – ha proseguito Spelta – abbiamo un nostro metodo: determiniamo lo spettro di riattivazione, ovvero come varia il problema a fronte del variare del tempo necessario per ripartire. In questo modo è possibile verificare il tempo massimo di fermo oltre il quale l’azienda non può andare”.
Un altro tipo di valore aggiunto che Selesta fornisce al cliente è l’inventario della dotazione tecnologica. “Abbiamo anche sviluppato – ha precisato Spelta – un metodo per trovare la soluzione e il fornitore più adatto a quel cliente, che non è detto sia il migliore in assoluto ma lo è per quel tipo di cliente. Chi decide di adottare il nostro piano di disaster recovery può usare un solo partner e con questo portare avanti tutti gli aspetti, dalla parte manageriale fino ad arrivare alla gestione del disaster recovery stesso. Ci proponiamo anche di effettuare follow up dei temi che abbiamo affrontato. Analizziamo progetti di business continuity, disaster recovery e storage in qualunque ambiente, sia mainframe che open. La alla nostra offerta migliore che è la consulenza organizzativa ovvero una partnership mirata e strategica con il cliente: il nostro obiettivo è far sì che il cliente ci veda come punto di riferimento fondamentale, unico e, soprattutto, competente sulla materia specifica”.
Su questa metodologia di disaster recovery la business unit Network and System Management di Selesta ha già all’attivo alcune referenze, come Winterthur Assicurazioni, Zurigo Assicurazioni, Tsf per Ferrovie dello Stato e Banca Lombarda.





