Dall’annuale Rapporto Assinform, isoliamo l’analisi sul mercato nazionale delle telecomunicazioni, dalle infrastrutture ai servizi.
La rapida espansione degli utenti sia in ambito Internet che mobile ha moltiplicato i volumi di traffico nell’ambito delle Tlc che di conseguenza vedono anche un avvicendamento e una crescita dei player nell’offerta. Nuove figure e operatori emergenti hanno canalizzato le proprie proposte nel settore delle utility, facendo lievitare soprattutto l’offerta relativa alla Rete voce/Tlc nazionale e al servizio voce nazionale.
Secondo il Rapporto Assinform/NetConsulting, nel 2000 il mercato italiano delle Tlc valeva 71.450 miliardi di lire (+12,9%), di cui 20.190 miliardi di lire in apparati (+17%) e 51.260 miliardi in servizi (+11,4%).
In merito alla quota di mercato delle Tlc mobili rispetto a quelle fisse, nel corso del 2000 si è assistito a una certa inversione di tendenza: nel ’98, su un totale di 55.250 miliardi di lire il 34,6% era dato dalle Tlc mobili e il 65,4% da quelle fisse, mentre nel 2000 le percentuali sono rispettivamente del 43,5% e del 56,5% per cui gli esperti pronosticano un sorpasso imminente.
Se parliamo, invece, di apparati, le crescite registrate nel 2000 sono dovute per 8.850 miliardi a sistemi e terminali (+17,1%) e per 11.340 miliardi a infrastrutture (+16,9%). Il mercato degli apparati di Tlc si ripartisce in un mobile che pesa per il 48,2% (9.730 miliardi, con un +26,3% sul ’99) e in un 51,8% legato al comparto del fisso (10.460 miliardi e a un +9,6%).
A loro volta gli 11.340 miliardi delle infrastrutture (+16,9%) sono dati da vari segmenti. I cavi e installazioni hanno pesato per 2.150 miliardi (+17,5%) e la rete mobile per 4.800 (+32,6% ); calano, invece, gli investimenti di tipo tradizionale per la rete fissa (-4,1% e 3.510 miliardi), ma “la diminuzione – spiega Riccardo Zanchi, supporting Ict strategies di NetConsulting – va anche vista in un effetto di downpricing dovuto a frequenti revisioni dei budget da parte dei gestori”. Con un +49,1% e 880 miliardi le soluzioni satellitari e sistemi di network management si rivelano, invece, un settore molto interessante delle infrastrutture.
Nel campo dei sistemi e dei terminali di telecomunicazione, il valore è salito a 8.850 miliardi di lire nel 2000 al cui interno è aumentata l’influenza dei telefoni cellulari (+20,2%), quella della peritelefonia, vale a dire dei cordless (+13,3%) e con il moltiplicarsi dei call center sono lievitati anche gli apparati per reti dati (+19,8%); di poco, sono cresciuti i centralini (+1,3). Wap e Gprs sembrano aver invogliato gli utenti a cambiare i terminali ma le tecnologie ancora in fase sperimentale hanno poi frenato il segmento.
Variegata la dinamica per i servizi di Tlc: dei 51.260 miliardi del 2000, il picco più alto si è registrato da parte dei servizi a valore aggiunto, come numeri verdi, contact center, satellitare, outsourcing Tlc e, soprattutto, Internet. Qui la variazione è esplosa a un +95,3%, pari a 3.300 miliardi (si veda tabella). Se per i servizi di fonia fissa il 2000 è stato il primo anno di vero calo, è salito il trend relativo alla trasmissione dati (3.930 miliardi e un +26,4%) così come quello dei servizi di fonia mobile (21.330 miliardi e un +22,2%). Significativo è il salto del comparto servizi Ip (880 miliardi e un +114,6%) mentre i circuiti diretti sono saliti di un +15,5% e i servizi non Ip hanno visto una crescita pari a un +9,6%.
“L’Italia è indubbiamente in una fase di grande sviluppo – commenta Zanchi -. Uno degli elementi più significativi che ci fanno comprendere meglio il fenomeno è il numero di licenze di rete fissa registrate tra il 1998 e il 2000″.
L’anno scorso, infatti, ci sono stati i primi assetti azionari significativi, basti pensare a Infostrada. Rispetto alle 37 licenze registrate nel 1998 o alle 91 licenze del ’99, nel 2000 sono state registrate 149 licenze di rete fissa per un totale di 117 operatori: il moltiplicatore supera la cinquina se si guardano i 30 operatori presenti nel ’98.
In dettaglio per il servizio di voce locale si è passati da 3 operatori nel ’98 a 8 del 2000 mentre per il settore Rete voce/Tlc locale il salto è stato da 22 a 53. Il mercato del servizio voce nazionale è passato da 2 operatori del ’98 ai 22, mentre quello della Rete voce/Tlc nazionale ha visto i 10 operatori del ’98 diventare 66.
Questo per una serie di ondate. Della prima fanno parte i ripensamenti del ’99: più che di nuove strategie, infatti, si deve pensare a un fermento relativo alle licenze con valenza locale che, gradualmente, si è andata allargando. Questo ha comportato una revisione delle strutture e dei servizi proposti. Così all’inizio del 2000 si è assistito a una seconda ondata dove sono entrati in campo strutture e licenze diverse, su scala nazionale. La terza ondata vede una movimentazione interessante: sul mercato si entra con piccole strutture locali per poi passare a un’erogazione di servizi con licenze che non hanno limiti territoriali. Progressivamente si è vista aumentare la richiesta di servizi di fonia: i player hanno potenziato le proprie strutture proprietarie e hanno ampliato l’offerta acquistando nuove licenze che permettessero loro di ampliare l’area di influenza e, dunque, il proprio mercato.
Un dato, infine, che fa pensare è quello che nel 2000 in Italia gli short message sono stati 9 miliardi, per un valore di 1.250 miliardi di lire di fatturato prodotto che, in cifre, è pari all’1,3% di tutto il comparto Ict, tant’è che gli analisti parlano degli Sms come di una killer application.





