Diventare imprenditori con meno di 5mila euro

Secondo Unioncamere, nel 2012 sono stati 172mila i neo-imprenditori si sono messi in proprio con un investimento contenuto. Crisi e burocrazia restano i maggiori ostacoli.

Dei 172mila neo-imprenditori che hanno aperto una azienda
nel 2012, oltre la metà si è messa in proprio investendo meno di 5mila euro, ma la crisi e
la burocrazia sono ostacoli difficili da superare. Questo quanto emerge da un’analisi realizzata dal Centro studi di
Unioncamere che, ha coinvolto 384mila imprese
iscrittesi nei Registri delle Camere di commercio nel corso del 2012.

In netta maggioranza (74%) sono gli uomini a intraprendere il percorso
imprenditoriale
e, in generale, la nazionalità più rappresentata è quella
italiana (87%), ma l’apporto degli immigrati extra-comunitari (8%) è superiore
a quello dei comunitari (5%). E’ il diploma (nel 44% dei casi) il volano per
affrontare la sfida dei mercati, specialmente in virtù del fatto che nella
stragrande maggioranza dei casi si diventa imprenditori dopo aver compiuto
qualche altra esperienza lavorativa e quindi con un bagaglio di competenze pratiche
a sostegno della nuova attività, oltre che delle conoscenze acquisite nel percorso
formativo. Complessivamente, infatti, sono solo poco meno del 13% del totale
(che comprende studenti, casalinghe e disoccupati in cerca della prima
occupazione) i nuovi capitani d’impresa che non vantano un background lavorativo a orientare la decisione di mettersi in
proprio e che nel farlo cercano soprattutto una soluzione al problema
occupazionale.

Lo sbocco lavorativo è anche il fattore che induce quanti hanno
perso una precedente occupazione (circa il 9% dei totale dei neo capitani
d’impresa) a tentare la strada dell’imprenditoria: queste categorie sono quindi
le sole attività che si distinguono per non identificare nella conoscenza del
mondo degli affari il principale input alla scelta della via all’imprenditorialità.

Nonostante lo spirito di iniziativa e la fiducia nelle proprie
capacità animino i neo-imprenditori, nel 23% delle loro dichiarazioni il clima
economico generale si è dimostrato da subito un ostacolo particolarmente subdolo
con cui fare i conti, dal momento che sono pochi gli strumenti per
fronteggiarlo nella fase in cui l’impresa deve ancora costruire una rete di
fornitori e clienti, cui poter fare stabilmente riferimento. A ciò si aggiunge
che in un momento in cui i consumi sono in contrazione e la domanda è debole,
l’inserimento nel segmento di mercato individuato è fonte di problemi nell’11%
delle dichiarazioni delle nuove imprese; mentre un ulteriore 10,7% ha avvertito
da subito il peso della concorrenza.

Dare il via all’impresa è però difficile anche per le condizioni di
tipo normativo: complessivamente, poco meno di un quinto delle risposte indica
tra le fonti di criticità la conoscenza delle leggi e l’iter amministrativo da
seguire per portare a compimento le procedure di inizio attività, cui si
aggiunge un ulteriore 5,8% di risposte di quanti avvertono immediatamente il
peso del sistema fiscale. Non sembrano, invece, esserci rilievi nei confronti
delle strutture che forniscono servizi di supporto, visto che sono chiamate in
causa in quanto insufficienti solo nell’1,2% dei casi. Più rilevanti, con oltre
il 10% delle segnalazioni, i problemi di tipo finanziario (mancanza di capitale
e scarsità del credito), anch’essi però sensibilmente acutizzati dal
razionamento del credito che riguarda l’intero sistema produttivo.

Le nuove imprese nascono soprattutto piccole: in più della metà dei
casi, infatti, l’investimento iniziale è stato di soli 5mila euro, mentre nel
27% di una cifra compresa tra i 5mila e i 10 mila euro. Non a caso, nell’88%
dei casi, le vere nuove imprese del 2012 hanno assunto la forma della ditta
individuale.

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