Ieri c’era del marcio in Danimarca, oggi c’è in Italia. Nelle prossime elezioni politiche si propone la Rete per migliorare l’informazione e aumentare la partecipazione popolare. Straordinario
Google ha portato anche in Italia la sua proposta di gestione di contenuti elettorali, già utilizzata in consultazioni elettorali di Stati Uniti, Francia, Germania, Olanda, Senegal e Messico. La convergenza delle varie fonti -stampa, Tv, rete- viene spinta verso il video, con generazione, cura e distribuzione di contenuti tradizionali ma focalizzati su candidati, partiti e coalizioni.
Assolutamente non tradizionali sono gli hangout, teleconferenze video trasmesse in diretta streaming, al centro della rivoluzione sociale proposta da Google, che oltre all’informazione offre la partecipazione.
Ma la partecipazione popolare non è portata dalla tecnologia: niente avrebbe mai impedito di scegliere persone comuni e di farle partecipare alle classiche conferenze o tribune politiche, ma si è scelto di non farlo.
Il 22 gennaio sulla piattaforma Google si sono svolti due hangout on-air. Nel primo le domande del pubblico sono state lette da una giornalista; nel secondo, dedicato a Oscar Giannino, le domande delle persone in video e quelle ripetute dall’intervistatore curiosamente componevano una normalissima lista classica per qualunque candidato premier (debito pubblico, prima legge, tasse etc etc). Vedremo come la questione si svilupperà nei prossimi hangout.
Le nostre aspettative, per ora confermate, ipotizzano che anche in questo caso apparentemente gli editori si comporteranno nella maniera classica, ovvero acquisendo contenuti magari nuovi per forma ed aggregazione, ma per poi inserirli in un modello di business tradizionale.
C’è candidato e candidato
Quella di Google non è stata la prima proposta di rinnovamento dell’informazione politica basata sulla rete. Già due mesi fa Giovanni Minoli aveva presentato ai vertici Rai il suo progetto di trasmissione post talk-show politico, della quale sono stati fatti ben due numeri zero. Si chiama “Il candidato” e usa i social media in diretta, svolgendo il fact checking in diretta sulla Rete e sentenziando se il politico intervistato ha detto il vero o il falso. Non si sa ancora se la proposta diventerà una vera trasmissione.
Raccogliere e rendere disponibili i dati della Rete è una cosa da fare in modo strutturato. In linea teorica questo dovrebbe essere riservato a chi ha a disposizione una piattaforma specifica e non semplicemente dei tool i cui output vengono elaborati a mano o a occhio.
Ecce Customer ha appena sviluppato per La Stampa un portalino sulla riuscita dei singoli elementi politici (candidati, partiti) su Facebook e Twitter. I dati vengono aggiornati ogni due ore.
Altri portalini di questo tipo saranno certamente sviluppati da altri operatori nelle prossime settimane. “Blogmeter da tempo collabora con alcuni importanti broadcaster per analizzare i flussi informativi in rete”, ci ha detto Vincenzo Cosenza di Blogmeter, “flussi analoghi a quelli per l’analisi delle vicende elettorali, che sempre più si prestano ad analisi valide”.
Otelma (il contrario di Amleto)
A nostro parere le domande centrali delle prossime settimane saranno due: chi vincerà? Che importanza ha avuto la Rete?
Entrambe sono questioni di poll, in Italia appena meno affidabili che altrove.
I pescatori diranno che la Rete acchiappa consensi e dati assoluti; gli allevatori lamenteranno che la rete radicalizza intenzioni di voto preesistenti e non sposta neanche da indeciso a deciso.
Non c’è da illudersi: difficilmente gli editori di piattaforme robuste si cimenteranno in previsioni pubbliche. Quand’anche avessero a disposizione aggregati interessanti, i committenti li considererebbero certamente vantaggio competitivo e quindi li terrebbero per sé.
In generale però in questi periodi qualcosa succede.
Qualcuno che garantisce la previsione dell’esito finale, in questo caso secondo la Rete, si trova sempre. E generalmente quel qualcuno ottiene una immediata popolarità e contatti di gran valore.
Se ci azzecca tutto bene. Se non ci azzecca non c’è comunque problema: gli italiani sono maestri nella plurima sezione dell’elemento tricotico e dell’operare distinguo vieppiù diafani.
E poi quando mai in Italia è stata punita una errata previsione?





