Lo Stato paghi le aziende: è possibile, basta volerlo

L’invito di Glocus, motivato da dati e strumenti, è un chiaro atto di denuncia dell’opacità della Ragioneria e dell’inerzia degli amministratori. Roba del passato.

Le pubbliche amministrazioni dei 27 Paesi membri dell’Unione europea hanno un debito di 180 miliardi di Euro nei confronti delle aziende. Quasi la metà però è italiano. Un primato ben poco onorevole, aggravato dall’incredibile ritardo nei pagamenti, che nel 2011 è stato mediamente di 180 giorni (Francia 64, Germania 35). Surreale la realtà della sanità, con la media italiana a 278 giorni, 300 in Spagna e 500 in Grecia, così per dire.

Per sbloccare la situazione il Governo, d’accordo con gli organismi europei, ha reperito una cifra elevata, tra 20 e 30 miliardi, da erogare secondo quanto previsto da quattro decreti (certificazione, compensazione, prestito e cessione). Si tratta di una prima operazione, in vista di due obiettivi: pagamenti in 30-60 giorni e pareggio del debito pregresso.

Di questo si è occupato “One time, last time? ovvero One time, every time?“, un incontro organizzato da Glocus a Roma, martedì 12 giugno. Lo specifico dell’argomento è molto tecnico ed incredibilmente articolato, e particolarmente interessante, ma serve come spaccato di italianità: l’impressione è che anziché cercare soluzioni, molti si perdano nel ricostruire decenni di storture da sanare con discontinuità.

L’evento, volto all’individuazione di soluzioni, era stato organizzato prima delle ultime azioni del Governo, che hanno rimarcato la correttezza dell’impostazione dell’incontro stesso. La parte formativa è stata affidata all’economista Marcello Degni, che ha presentato un corposo paper (scaricabile qui) in buona parte desunto da un recente libro del quale è coautore, “I tempi e le procedure dei pagamenti nelle Pubbliche Amministrazioni” (Cnel 2011). Utile il quadro generale fatto da Marco Nicolai, Presidente Finlombarda ma a lungo protagonista della sanità della regione Lombardia.

Gli strumenti sono reali
Adottare gli stessi strumenti contabili, quindi passare dalla contabilità per competenze a quella per cassa, impostandola su costi standard a livello nazionale, con dati disponibili -se non addirittura open-, con procurement unico e pianificazione delle uscite è oggi possibile sia normativamente, sia tecnicamente, ma c’è resistenza politica e mentale.

“La Ragioneria generale dello Stato, che imposta i conti e le loro interpretazioni, ha mantenuto opachi i criteri amministrativi”
, ha sostenuto Linda Lanzillotta, presidente di Glocus, che a lungo ha frequentato quegli uffici E questa opacità si è trasmessa per osmosi un po’ dappertutto. Un esempio classico è il Siope, il Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, che rileva gli incassi e i pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni.

Avere quei dati in modalità fruibile e confrontabile sarebbe essenziale, ma il sistema è accessibile da pochi e con difficoltà di aggregazione. Più iniziative cercano di rendere questa documentazione disponibile in open data.

Tornando alla contabilità, oggi è sostanzialmente inutilizzabile, strizzata tra differenze di classificazione e dalla gestione per competenze, null’altro che una marchetta elettorale. Le norme più recenti (reintroduzione dell’imposta locale e patto di stabilità su tutti) sono strumenti a più valenze, che immessi nella realtà del debito italiano e delle sue modalità hanno visto amplificare gli aspetti di aumento del debito e mortificare quelli virtuosi che pure erano previsti.

La Consip ha oggi una serie di responsabilità alle quali ottempera con strumenti informatici e telematici in parte presentati dal suo Ad, Domenico Casalino, con un documento consultabile on-line. Se adottati uniformemente, a nostro avviso questi strumenti permetterebbero di recuperare dieci anni di ritardi. Certo andrebbero integrati, ma per quanto si vede basterebbe l’adozione della contabilità e del procurement già come sono oggi. Ma in molti casi la piattaforma, ben disponibile, viene indicata come “opzionale”.

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